Cyberbullismo e nuove norme: problemi risolti?
Data: Giovedì, 02 novembre 2017 ore 10:00:00 CET
Argomento: Redazione


Di seguito il testo integrale, adattato per la pubblicazione, dell’intervento del nostro collaboratore, avvocato e sociologo, Giuseppe Motta all’evento formativo per Avvocati, tenutosi il 13 ottobre 2017 presso il palazzo del Senato di Misterbianco, sul tema del cyberbullismo.

La legge 29 maggio 2017, n. 71, recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, rappresenta il momento giuridico culminante di un’evoluzione sociologica di alcuni comportamenti devianti caratterizzati dall’elemento comune della connessione. La generazione dei nativi digitali è infatti cresciuta in una società nella quale le nuove tecnologie e i social network guidano la loro vita, il modus vivendi di oggi è il “sempre connessi”; il reale si avvicina sempre più al virtuale, fino a confondersi in esso, rendendone difficoltosa la distinzione. Internet è diventata parte fondamentale della vita quotidiana ed ha modificato in maniera piuttosto evidente gli atteggiamenti e le modalità di socializzazione, con la conseguenza che si sono evolute anche le forme di prevaricazione e di sopraffazione tra giovani in un nuovo tipo di devianza giovanile, il cd. Cyberbullismo.

Nel romanzo “Il posto più pericoloso del mondo” di Lindsey Lee Johnson – edito da Bompiani – l’autrice racconta la storia di alcuni adolescenti in una scuola “bene” della California. La vicenda prende le mosse da un atto di cyberbullismo tra compagni di classe in terza media; un ragazzino – Tristan – invia una lettera d’amore ad una compagna di classe, romantica e goffa come può essere la prima dichiarazione di un adolescente. La destinataria – Cally – la passa ad un ragazzo di cui è a sua volta innamorata, per mettersi in mostra. La lettera finisce su Facebook ed in seguito a commenti di ogni tipo Tristan decide di togliersi la vita. Dopo il triste evento e dopo un’indagine all’interno della scuola il primo capitolo finisce con questa riflessione: ....

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Giuseppe Motta





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