Scuola, la rivolta dei docenti: “Stipendi uguali per tutti e in linea con quelli europei”
Data: Lunedì, 21 agosto 2017 ore 08:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Scuola, la rivolta dei
docenti: “Stipendi uguali per tutti e in linea con quelli europei”Una
doppia petizione, che in pochi giorni ha raccolto oltre cinquemila
firme, rilancia il tema caldo delle buste paga degli insegnanti. Due le
richieste: guadagnare quanto i colleghi della Ue e avere retribuzioni e
ore di lavoro equiparate in ogni ordine di istituto. Compresa
l’università
BOLOGNA – “Per insegnare occorre la laurea, abbiamo specializzazioni e
master, al concorso ci chiedono competenze di informatica e di inglese.
Eppure valiamo di meno in busta paga dei colleghi che insegnano alle
medie, alle superiori e in università: non è giusto”. E’ la rivolta
estiva dei maestri dell’infanzia e della primaria partita con due
petizioni lanciate alla vigilia di Ferragosto e che in pochi giorni
hanno già raccolto rispettivamente 4.300 e quasi 6.000 firme. Due le
richieste. Una petizione, sostenuta da insegnanti di ogni ordine e
grado, reclama stipendi uguali ai colleghi europei; l’altra vuole
l’equiparazione delle buste paga e delle ore di lavoro tra chi sale in
cattedra in Italia, dalla materna all’università. Una provocazione,
quest’ultima – maestri pagati come gli accademici – destinata a fare
discutere. Si tratta comunque di un tema caldo, quello delle basse
retribuzioni degli insegnanti italiani, che ora riemerge via social,
raccoglie consensi e chiede attenzione al ministero all’istruzione, a
cui sono rivolte le due raccolte di firme.
“Vogliamo rivendicare il principio secondo cui è inaccettabile
l’ingiusta distribuzione economica e di ore di servizio. Non è
possibile che chi più lavora (docenti dell’infanzia e della primaria)
percepisce meno rispetto ai colleghi dei gradi d’istruzione superiore”,
si legge nella prima petizione. “Nell’epoca in cui per accedere
all’insegnamento di qualsiasi ordine e grado d’istruzione è prevista la
laurea, in cui tutti i docenti sono laureati o addirittura in possesso
di titoli post laurea non è pensabile né tollerabile questa diversità
di trattamento, legata a vecchi schemi”. A lanciare l’iniziativa è
Ilenia Barca, 40 anni, originaria di Nuoro, docente alla primaria, con
nove anni e mezzo di precariato alle spalle, e pedagogista. “Siamo un
gruppo di insegnanti sparsi in tutta Italia – spiega – queste nostre
richieste sono partite da una riflessione comune sul ruolo dei docenti
in Italia e all’estero”.
·Gli stipendi, il punto debole. A inizio carriera un insegnante di
scuola primaria guadagna 22.394 euro lordi, a fine carriera arriva a
32.924, secondo dati che si riferiscono al 2013-14. I docenti di scuola
media partono come i colleghi delle superiori: 24.141 euro a inizio
carriera; ma i primi arrivano a 36.157 euro mentre i secondi
raggiungono i 37.799 euro con 35 anni di contribuzione. Qui sta il gap
da colmare, secondo i promotori della petizione, che ricordano le 24
ore settimanali di insegnamento previste per i maestri di scuola
primaria contro le 18 per medie e superiori.
Ilenia Barca difende la scelta anche per un altro motivo: “Più piccoli
sono gli alunni maggiori sono le responsabilità di formazione in capo
ai docenti. Non si può disconoscere il valore educativo e didattico in
generale in nessun ordine e grado dell’istruzione. Ma certo è che, come
dimostrano recenti studi, la fascia di età più importante per lo
sviluppo dei piccoli studenti di oggi e cittadini di domani è quella
compresa tra i 3 e i 10 anni”. Salvo Altadonna, portavoce del comitato
Asi (area sostegno e inclusione), parla di “macroscopica lesione del
diritto al salario di funzione che subiscono i docenti”. Se la laurea è
il titolo unico di accesso all’insegnamento per tutte le scuole di ogni
ordine e grado, osserva in un approfondimento su Orizzonte Scuola, “non
si comprende la sperequazione in atto tra docenti del primo e docenti
del secondo ciclo di istruzione: una revisione del contratto sarebbe
inevitabile”.
·La comparazione tra insegnanti italiani ed europei. La seconda
petizione riguarda un tema più volte sollevato: gli stipendi bassi dei
professori italiani nella comparazione con quanto avviene in Europa.
Nella tabella allegata sono evidenti le differenze: si va da un minimo
per chi insegna alle superiori in Italia di 24.846 euro ai 33.887 che
percepiscono i colleghi spagnoli, ai 34.286 in Svezia sino ai 40.142
euro in Germania. “E’ impensabile stare in Europa e assistere ad una
sperequazione di trattamento economico tra docenti di nazionalità
differenti – si legge nel testo – I nostri colleghi europei lavorano in
media meno di noi italiani, ma percepiscono stipendi più alti, non
vivono l’incubo del precariato come accade in Italia, non hanno
l’accesso all’insegnamento veicolato dalle classi di concorso, godono
di migliori possibilità di crescita professionale e di maggiori
condizioni di tutela e promozione della salute”. Tante le reazioni. “È
arrivato il momento di dare il giusto valore a noi docenti Italiani”,
scrive Pietro Lepore da Bari. “Il trattamento economico dei docenti
italiani mortifica e non riconosce la loro professionalità, la loro
passione e il loro quotidiano impegno”, il parere di Viria Capoluongo.
“Nel mio cv ho dottorato, post-doc, assegni di ricerca all’università e
presso fondazioni bancarie. Da antropologa culturale e museale ho
svolto ricerche in Africa occidentale, ho stretto accordi universitari
internazionali e coordinato progetti nazionali e locali. Pur
apprezzando la libertà di insegnamento che in Italia è ancora
salvaguardata, il salario non risulta adeguato al curriculum dei
docenti”, la testimonianza di Roberta Cafuri.
Ilaria Venturi
la Repubblica
|
|