
Addio piccolo Charlie, ambasciatore della vita
Data: Sabato, 29 luglio 2017 ore 09:00:00 CEST Argomento: Redazione
La notizia della morte del piccolo Charlie, ancor prima
di compiere il primo compleanno, lascia un grande vuoto e molti
interrogativi per le implicazioni morali, giuridiche e politiche
che ha suscitato. La vicenda che ha assunto dimensioni internazionali
ed ha coinvolto il Vaticano e gli Stati Uniti ha lasciato nell'opinione
pubblica tante perplessità. Mentre tanti di noi abbiamo portato avanti
una battaglia per la vita, sollecitando le strutture sanitarie di
intervenire per venire incontro alle esigenze speciali del piccolo,
affetto da una malattia genetica rara, una forma di sindrome
di depressione del Dna mitocondriale, una patologia estremamente
rara che colpisce le cellule causando un progressivo indebolimento dei
muscoli e degli organi vitali, con conseguenti danni cerebrali
per i quali al momento non esistono ancora delle cure.
La Corte di Strasburgo ha giudicato, a maggioranza, che le
giurisdizioni britanniche potessero legittimamente ritenere, che
non sarebbe nell'interesse del bambino continuare a vivere con la
respirazione artificiale, né ricevere un trattamento
sperimentale. Secondo i giudici britannici, tali cure non gli
avrebbero procurato alcun beneficio e il bambino avrebbe sofferto
molto di più.
Ora la vicenda appare conclusa , ma il vuoto rimane e non solo nel
cuore dei genitori che hanno fatto di tutto per assicurare al loro
piccolo la speranza e la possibilità di tentare l'impossibile.
La Corte si è nascosta ancora una volta dietro la constatazione
dell'assenza in Europa del consenso in materia di fine vita o di
eutanasia, per accordare al Regno Unito un largo margine di
apprezzamento sulla protezione della vita delle persone malate, e a
nulla son valse le parole del Papa e l'ammirevole sforzo di Tramp nel
concedere la cittadinanza americana al piccolo Charlie Gard.
Adesso, come hanno dichiarato gli affranti genitori «Charlie è morto sapendo di essere stato
amato da migliaia di persone»
Connie e Chris useranno i soldi che hanno raccolto perché si faccia più
ricerca su queste malattie, così che un giorno altri bambini con danni
da deplezione mitocondriale possano vivere un po' più a lungo e forse
anche guarire.
Ecco il dono di Charlie, piccolo seme che muore nella terra fredda e
buia e germoglia nuove speranze e nuove prospettive a vantaggio di chi
soffre.
Come ha detto papa Francesco «la vita si difende sempre anche quando è
ferita dalla malattia». Non esiste una vita non degna di essere
vissuta. Ecco la risposta alla "cultura dello scarto"» che pervade la
società di oggi, chiusa nella solitudine egoistica dei personali
interessi, senza saper guardare attorno le tanti mani che si protendono
con manifesta richiesta di aiuto e di accoglienza.
Il miracolo della vita traccia nel cielo un sereno arcobaleno e diventa
monito costante sulla terra e nel nome del piccolo Charlie
si avvieranno studi e ricerche scientifiche capaci di
mantenere vivo fino alla fine il dono della vita, che non
si misura con la forza né con la salute; la dignità dell'uomo non
dipende dalle sue capacità.
I coraggiosi genitori e i medici, hanno cercato di capire qual era la
causa di quel male oscuro che impediva di vivere e quali terapie
era possibile mettere in campo. Anche loro sono l'icona di un'umanità
che non si arrende e ogni giorno combatte una dura battaglia.
Un nuovo angelo dal cielo protegge con le sue ali la fragile umanità
ricordati dei bambini che non possono venire alla luce; di quelli che
sono nati ma vengono usati come "cose "da gente senza scrupoli;
dei piccoli pazienti, che nascono e testimoniano che "Dio non si è ancora stancato dell'uomo".
Charlie, piccolo angelo, da "ambasciatore della vita" ci procura
le ali per imparare a volare e a misurare i fatti della vita con quello
sguardo carico di speranza che hanno i santi.
Una nuova stella brilla nel cielo e porta il conforto della luce nella
notte buia e triste di "quest'atomo
opaco del male".
Giuseppe Adernò
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