Uzeta. Il paladino di Catania DI Maria Antonietta Maiuri
Data: Sabato, 08 luglio 2017 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Un prezioso volume  di Maria Antonietta Maiuri, che raccoglie  28 cartelli dell’opera dei Pupi  è stato presentato nell’anfiteatro del Monumento dei Caduti al Lungomare  dal preside Giuseppe Adernò che ha introdotto l’autrice.
La storia del coraggioso paladino catanese che da semplice palafraniere al Castello Ursino diventa glorioso condottiero e innamorato della bella Galatea    è documentata nel ricco patrimonio artistico  dei “cartelli”che descrivono “La storia di Alcibaldo e Uzeta il catanese”, nipote della zia Nunzia, abitante in Via Naumachia,  inventata dal puparo Raffaele Trombetta, e successivamente trasformata in un romanzo a dispense da Giuseppe Malfa  dal titolo: “Uzeta il catanese e Magilda di Catana, ovvero Ferrantino Sant’Aquila”.

Come si legge nel volume, il cultore del teatro dei pupi di Acireale, Vincenzo Abbate,   trovandosi a Pachino, offri un compenso al netturbino che aveva avuto l’incarico di smaltire in una discarica alcuni scatoloni provenienti da un teatrino ormai dismesso e così recuperò i 28 cartelli che raccontano la storia del paladino Uzeta.
Il paladino con l’armatura nera e sullo scudo lo stemma del Liotru, con le sue gesta, la sua “parlata lunga” impartiva lezioni di storia e di geografia, di religione e di morale agli appassionati frequentatori dell’Opra i Pupi.

Nell’artistica realizzazione scultorea dei candelabri bronzei di Piazza Università, opera che l’artista Mimì Lazzaro realizzò nel 1957,accanto ai protagonisti di altre leggende catanesi: i Fratelli Pii,  Gammazita e Colapesce, figura anche il paladino Uzeta, quasi a memoria della ricca e preziosa tradizione popolare dell’Opera dei Pupi, che la stessa Autrice in una pubblicazione precedente “Noi pupari” (2006)  ha riccamente documentato, dando voce, storia e identità, al genio creativo delle  famiglie dei pupari catanesi: Grasso, Trombetta, Crimi, Napoli, Insanguine, Cifalà, Laudani, e Sgroi.
Oggi la televisione, le nuove tecnologie informatiche, e social hanno radica lemne modificato gli stili di vita, i linguaggi, la comunicazione  e quindi l’Opra ‘i Pupi assurge a patrimonio immateriale della cultura siciliana, ufficialmente  riconosciuta dall’Unesco.

Sarà un vero peccato se questa preziosa documentazione già  recuperata  una prima volta, non possa trovare un’adeguata collocazione ed esposizione in opportuni spazi a beneficio della popolazione tutta e a testimonianza di una peculiarità storica e culturale della terra di Sicilia.
Gli amministratori e quanti hanno a cuore la cultura di Catania  diano risposta a questo appello.

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