Dico e mi contraddico
Data: Giovedì, 08 giugno 2017 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Redazione


La legge è uguale per tutti. Giusto! Ma non tutti i delinquenti sono uguali. E le pene vanno commisurate alle colpe. Come le garanzie .
Ci sono diverse categorie e diverse modalità tattico-strategiche di delinquere. Ci sono ricchi colletti bianchi che delinquono, speculando con intelligente furtività sulle sostanze e i beni altrui, evadono le tasse, e rubano odiosamente per la narcisistica vanità della ostentazione del superfluo; così, pure, politici immorali, che commettono reati addirittura solo per smodata sete di potere.

E così, via dicendo: ci sono i delinquenti furbetti del quartierino, affetti da becero gallismo e smanie di precoce illecito arricchimento e di appariscente lusso; i millantatori malati di "grandeur"; i traffichini di varie specialità di malaffare, gli scassa-pagliai, i ladruncoli occasionali, uomini sventurati, quest'ultimi, e disgraziati, costretti spesso a delinquere, perché sopraffatti dal bisogno. Sono tutti da condannare, è ovvio. A ognuno di questi va data una condanna pari alla gravità della colpa, ed esemplare, e, se del caso, senza rito abbreviato, senza sconti, né patteggiamenti!

Ma ci sono uomini sanguinari e violenti per natura, inclini al crimine organizzato, assassini per vocazione, uomini pericolosi, privi di scrupoli e di qualsiasi barlume di pietà e di dignità, senza freni nel produrre il terrore e la morte ai danni del prossimo, uomini di mafia bestiali, incarnazione vera e propria del Male, che non si sono mai pentiti degli efferati crimini commessi ai danni della comunità civile operosa e onesta. Per uomini siffatti, una giustizia giusta non può essere somministrata che con pene durissime.

Macchiatisi di delitti disumani e mostruosi, pluriomicidi, condannati a più ergastoli, costoro non meritano dalla Giustizia dello Stato di diritto di ottenere la garanzia di morire con dignità, fuori dal carcere - dove stanno rinchiusi col 41bis -, anche se vecchi e gravemente ammalati. Non meritano, uomini siffatti, di morire a casa loro, nel proprio letto! Devono scontare intera la condanna in carcere duro.

Altrimenti, non si dà giustizia giusta ai morti ammazzati vigliaccamente barbaramente e ingiustamente.
Non si possono dare garanzie uguali di dignità di morte tra uomini disuguali. Perché gli uomini di mafia non sono uomini normali.
La dignità, certo. Nel momento della morte, certo. Ma la loro morte sarà, comunque e ovunque avvenga, per sempre priva di dignità.
E il perdono delle loro nefandezze potrà solo darlo - se esiste - la misericordia dell'Eterno.

Sicuramente morti ricchi di dignità sono invece quegli uomini e quelle donne che hanno avuto il coraggio di combattere contro la malabestia della Mafia a difesa e nel nome delle nostra vita, della libertà nostra e della nostra democrazia.
A codesti eroi va un ricordo di gratitudine imperituro.

Nuccio Palumbo





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