Il Consiglio di Stato ammette alle prove d'accesso i docenti di III fascia
Data: Sabato, 27 maggio 2017 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Sindacati


In questi giorni si sono svolte le prove selettive per gli aspiranti alla specializzazione per il sostegno scolastico. A queste prove, il Consiglio di Stato ha ammesso con riserva i docenti privi di abilitazione formale all'insegnamento ma che da anni esercitano la loro attività di docente proprio ricoprendo incarichi sui posti di sostegno nelle classi con alunni con disabilità: “inadatti” a specializzarsi, perché nemmeno ammissibili a frequentare un corso a pagamento, ma adatti a svolgere da precari la professione a pieno titolo. Qualcosa non torna, visto anche che hanno affrontato la necessità di formarsi autonomamente, per poter svolgere con consapevolezza ed efficacia il proprio ruolo, maturando sul campo una notevole esperienza che, secondo logica e buon senso, dovrebbe essere valorizzata e riconosciuta. Invece, si è scelta ancora una volta la strada del numero chiuso, limitando la competizione per l'accesso ai corsi ai soli docenti abilitati, precari come i primi, nonostante la realtà strutturale dell'utilizzo di docenti di tutte le graduatorie, anche della III fascia d'istituto, per sopperire alle carenze del sistema.

Uno spreco di risorse umane e una disparità di trattamento che si realizza a convenienza, tra segmenti di docenti differenzianti nello status ma non nella posizione giuridica e professionale determinata dal contratto sottoscritto e dalle mansioni svolte. Sono anni che ribadiamo la necessità di un riconoscimenti per tutti i docenti  di fatto, precari a tempo indeterminato, per i quali la legge 107 non ha previsto nulla. L'attuazione delle nuove modalità di formazione e reclutamento hanno dovuto contemplare solo successivamente  una fase transitoria, non prevista dalla legge, che permettesse di mettere una toppa sulla incresciosa vicenda di un ricorso massiccio ai precari delle graduatorie d'istituto, visti gli slogan e le promesse del passato Governo e i fallimenti di un Concorso nazionale ancora non concluso. Con questa fase transitoria, si avrà un pallido riconoscimento del pregresso servizio, ma nell'immediato, e nell'incertezza dei tempi di attuazione della stessa, rimangono precluse le possibilità di formazione e progressione in carriera, per bieco calcolo numerico che, tra l'altro, non corrisponde né al fabbisogno, né al diritto costituzionale alla formazione, continuamente disatteso.

Come associazione, abbiamo sempre sostenuto la necessità di cercare dialogo e soluzioni alle vicende dei precari delle Graduatorie d'Istituto in ambito politico ma il ricorso alla Magistratura si è reso necessario per arrivare dove la politica si ferma. È evidente che gli obiettivi generali della Legge di riforma del sistema scolastico sono stati ampiamente deludenti e delusi, avendo escluso dai piani di stabilizzazione i precari di II e III fascia, reclutati massicciamente anche quest'anno. Inoltre, si è generato, per effetto di piani di assunzione sconclusionati, ulteriore precariato.

L'aver continuato a perseverare sul numero chiuso e sugli sbarramenti per l'accesso ai percorsi formativi sul sostegno, infine, travisa l'obiettivo che fa da sfondo a tutti i processi educativi e sociali, l'inclusione, richiamata anche nella legge 107. Come si può pretendere che tutta la comunità scolastica, nel nostro caso, partecipi attivamente per raggiungerla, se si preclude agli insegnati stessi di accedere, pur pagandola, alla formazione? Una macroscopica contraddizione che, oltre tutto, non fa che alimentare il numero dei contenziosi a danno del sistema scolastico e dello Stato in generale.

Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale Adida





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