Il noce l’albero della Pineale
Data: Giovedì, 25 maggio 2017 ore 07:00:00 CEST Argomento: Redazione
Il noce, i suoi frutti e i
suoi fiori, appartengono ad un livello di
conoscenza alchemica superiore.
Frequentemente la pineale è raffigurata col fiore maschile dell'albero
della noce, anche se erroneamente viene confuso con la pigna dei
pini. Molto spesso dei manufatti, che richiamano la forma del fiore del
noce, vengono posti per decorare gli ingressi e le terrazze delle case,
al fine di essere beneauguranti, di buon auspicio ed apportatori di
felicità, gioia e prosperità sulla casa, sulla costruzione o sul luogo.
La Pineale svolge un ruolo di primo piano fisico, fisiologico e
metafisico, tanto è vero che sin dai tempi più antichi è stata ritenuta
la sede della Coscienza o dell'Anima o la finestra da cui la Coscienza
guarda. Possiamo aggiungere che tale ghiandola è importante nella
visione ed anche nell'evoluzione cognitiva e fisica dell'uomo ed ha una
correlazione significativa con l'albero del noce.
In particolare la ghiandola Pineale oltre a produrre numerose molecole
o secreti dai potenti effetti fisiologici nell'organismo, è il punto di
arrivo dell'organo metafisico conosciuto come Nadi Sushumna ed è
pertanto la sede dove le due polarità del femminile e del maschile, che
scorrono nei canali metafisici di Ida (negativa, discendente) e di
Pingala (positiva, ascendente), possono congiungersi nelle nozze
alchemiche o mistiche.
Quando nella Pineale si realizza la fusione di questi due principi essa
comincia a produrre un secreto particolare conosciuto col nome di
Amrita o Nettare dell'Immortalità, che diffondendosi nel corpo lo
trasforma in Corpo di Gloria, immortale ed incorruttibile, ed è così
che l'uomo accede allo stato di Immortale e di Ascensione.
Tutte le civiltà hanno attribuito alla pianta del noce particolari
significati e proprietà terapeutiche.
I Greci associarono a tale albero caratteristiche peculiari e divine.
Narrano in particolare che Dioniso (Dio dei Pini), ospite del re della
Laconia, si innamorò della figlia Caria.
Orfe e Lico invidiose delle attenzioni che Dioniso riservava alla loro
sorella Caria, riferirono al padre della loro relazione.
Dioniso colmo di collera li fece impazzire e li trasformò in rocce.
Caria disperata per la sorte subita dalle due amate sorelle, ne morì
poco dopo.
Dioniso, ancora innamorato di Caria, ebbe pietà di lei trasformandola
nell'albero del noce, dandole la possibilità di produrre frutti fecondi.
La morte di Caria fu annunciata da Artemide ai Laconi.
Questi fecero costruire un tempio nel cui ingresso posero due statue
scolpite in legno di noce.
Tali statue raffiguravano figure femminili che in seguito furono
chiamate Cariatidi.
a)
b) c)
Noce- Juglans regia L.- Juglandaceae,
specie monoica (Figura inserto a) che nello stesso albero ha sia il fiore
maschile (amento pendulo - Figura inserto b) e sia il femminile (Figura inserto
c) in gruppi di 2-5 all'ascella delle
foglie terminali dei ramuli nuovi; il loro colore è verde. La fioritura
avviene in aprile-giugno. Il fiore maschile del noce e il gheriglio
sembrano possedere le proprietà di migliorare le qualità intellettive.
Figura (a) II.4.2 Noce comune - Juglans regia L.-Juglandaceae, con
particolare del fiore maschile (Figura b) e femminile (Figura c) -
Paternò 2017
Jovis glans o ghianda di Giove identificava nell'antichità il frutto
della noce, connesso sia al Divino e sia all'unione mistica delle due
polarità del maschile e del femminile.
Figura
d)
Dipinto di Vladimir Kush raffigurante la congiunzione del maschile e
del femminile nel gheriglio della noce, a simbolo delle sue
straordinarie e positive capacità nutrizionali e fisiologiche svolte
nel cervello e nella pineale, protese a favorire la congiunzione delle
due forze complementari universali (Yin e Yang, Negativo e Positivo,
Femminile e Maschile). Figura (d) da Dominio pubblico
Secondo la teoria delle segnature di Paracelso le noci fanno bene al
cervello ed alla pineale.
Tali proprietà deriverebbero dalla forma del gheriglio, molto simile a
quella del cervello.
Il gheriglio in effetti contiene numerose vitamine, lipidi (acidi
grassi polinsaturi) e minerali come ferro, zinco ecc., utili alle
funzioni cerebrali e cognitive.
L'albero è sempre stato nell'immaginario popolare un albero legato alle
streghe ed è entrato nella letteratura in molti racconti, storie e
fiabe.
L'origine della specie è incerta, per alcuni proviene dall'Asia ma
molto probabilmente proviene dalla penisola balcanica.
Comunque il noce si è naturalizzato e diffuso in tutta Europa.
È un albero di prima grandezza capace di raggiungere i 30 m di altezza,
con corredo cromosomico 32 n, vive fino a 600 anni e il diametro del
tronco può raggiungere i 2 m.
Tuttavia per la coltivazione sono state selezionate delle varietà con
meno vigoria e che raggiungono altezze e dimensioni più ridotte a
favore della densità dell'impianto.
Il tronco è eretto, la chioma espansa e rotondeggiante che gli
conferisce un aspetto maestoso.
Le foglie sono caduche, alterne, composte, imparipennate lunghe quasi
30 cm e di norma formate da 7 foglioline ellittiche, con quella apicale
più grande.
Il loro colore è verde lucido nella pagina superiore, più chiaro in
quella inferiore.
Le foglie se vengono stropicciate emanano un odore fragrante.
Riguardo i fiori è specie monoica con organi maschili e femminili nella
stessa pianta.
I frutti sono drupe globose di 4-5 cm di diametro.
La parte esterna chiamata mallo è poco spessa, carnosa e di colore
verde, che decomponendosi diventa nera e contiene il seme o gheriglio.
Il seme per le sostanze contenute è utile nell'alimentazione ed assunto
in quantità moderate ha numerose proprietà curative e benefiche per
l'organismo.
Il gheriglio o seme contiene anche per circa il 60 % l'olio che
contiene acido linolenico ha proprietà benefiche sull'organismo ed ha
numerosi impieghi sia alimentari che industriali.
Tabella inserto II.4.2 Composizione
chimica media e calorie del gheriglio fresco di noce su 100 g
Acqua |
3.5 % |
Proteine |
14.8 % |
Lipidi |
64 % di cui ac. Linoleico e
Linolenico |
Carboidrati |
15.8 % |
Ceneri |
1.9 % |
Calcio |
99 mg |
Fosforo |
380 mg |
Ferro |
3.1 mg |
Sodio |
2.0 mg |
Potassio |
450 mg |
Vitamina A |
30 UI |
Vitamina B1 |
0.33 mg |
Vitamina B2 |
0.13 mg |
Vitamina C |
2 mg |
Calorie |
651 |
Gli estratti di mallo contengono vitamina C e sono impiegati
nell'industria dei cosmetici.
In particolare col mallo si prepara il famoso liquore nocino.
A tale scopo si impiegano circa 12 malli che si tengono in infusione in
circa 250 ml di alcool per circa una settimana, dopodiché si filtra e
si unisce all'acqua ed allo zucchero nelle proporzioni desiderate.
Il legno del noce è particolarmente pregiato e richiesto nella
fabbricazione dei mobili.
Il decotto o l'infuso delle foglie possono essere assunti
nell'organismo ed usati a scopo medicinale, anche ad uso esterno.
La corteccia ha colore grigio a volte rosato e diviene rugosa e
fessurata con l'età.
L'albero può vivere fino a 600 anni di età e raggiungere un diametro
del tronco di 2 m.
Il noce si moltiplica per seme ed innesto e può essere coltivato in
impianti specializzati con altezze più contenute per facilitarne la
gestione, in quanto è da considerare una specie strategica, di alto
valore commerciale ed alimentare.
Le varietà coltivate sono sia italiane come la Sorrento da cui è stata
selezionata la cultivar Malizia con frutti più grandi, e sia straniere
come la Chandler, quest'ultima secondo alcuni studiosi potrebbe essere
vantaggiosamente coltivata in Italia per le dimensioni più ridotte che
la pianta assume, favorevoli ad un sesto d'impianto con distanze di 5 x
5 m, oppure 5 x 3.5 m..
Nei climi più freddi sono consigliabili l'impianto delle cultivar
francesi come la Franquette.
Pertanto nella coltivazione del noce si adotta un sesto di
impianto conforme alla dimensione a maturità della varietà e cioè di
6-8 metri oppure 5 m, tra una pianta e l'altra nella fila e 8-10 m
oppure 3.5 m tra una fila e l'altra, con una conformazione di
allevamento a vaso ed impalcatura a 1,70 m d'altezza dal suolo, in modo
da agevolare le lavorazioni culturali sottofila.
La disposizione degli alberi può essere a quadrato, rettangolo o
triangolo.
L'impianto si effettua tra novembre ed aprile.
Anche se la specie è monoica ed ha sia il fiore maschile e femminile
nello stesso albero è bene mettere a dimora alcune cultivar diverse da
quella prescelta per l'impianto, in modo da facilitare l'impollinazione
e la fecondazione, cioè la formazione del frutto e superare in tal modo
la possibile sfasatura tra la maturazione del polline e la ricettività
del fiore all'impollinazione.
L'impollinazione è anemofila in quanto il fiore maschile non attira gli
insetti pronubi.
I primi raccolti si hanno dal 4° al 5° anno dall'impianto e una pianta
in piena produzione è in grado di fornire una produzione di 50-70 kg di
noci.
I maggiori produttori mondiali sono la Cina, gli Stati Uniti e l'Iran.
L'Italia ha visto nel tempo declinare la superficie interessata alla
coltivazione del noce ed importa notevoli quantitativi di noci
dall'estero.
La domanda al livello mondiale risulta in forte aumento e dunque le
prospettive di sviluppo e per l'espansione della coltivazione, a medio
termine, sono tutte favorevoli.
e)
La fertile Valle del Simeto compresa tra Catania ed Enna è una delle
più belle della Sicilia. Il Simeto è dopo l'Imera meridionale il
secondo fiume più lungo della Sicilia (113 Km), il più ampio bacino
idrico ed anche il fiume della vita. E la vita nella Valle pulsava già
ai tempi della preistoria come testimoniato dai diversi ritrovamenti
archeologici risalenti a varie epoche (Monte Castellaccio con la zona
archeologica di Pietralunga, Poggio Cocola - Castello Baronessa di
Poira o dei Poggi, sede dell'antica città di Inessa - Aetna, con
ritrovamenti archeologici databili all'età del Bronzo 2200 - 1400
a.C).. Il luogo è pieno di bellezza, di fascino, di racconti e di
leggende. Una di queste leggende narra che su Monte Castellaccio,
durante la notte di Natale, si svolgerebbe una fiera magica ed
incantata, in cui tutti gli oggetti posti in vendita si tramutano
misteriosamente in oro. Anche le arance vendute
diventerebbero d'oro arricchendo chiunque le compri. Altre
leggende su Monte Castellaccio, raccontano che si vi sia una grotta al
cui interno è nascosto un tesoro ed altri luoghi in cui sono sepolte
delle "Truvature". Alcuni studiosi riguardo la Valle del
Simeto parlano di civiltà simetina, cioè di una civiltà avanzata e
progredita sviluppatesi nell'area. È tutta una dimensione e un mondo
che va da Paternò ad Adrano, da Bronte a Belpasso, da Centuripe a Motta
S. Anastasia, in cui la coltivazione del Noce, che è da considerarsi
una specie strategica, potrebbe trovare, per la permeabilità e la
fertilità tipiche del suolo, una sua felice e produttiva collocazione.
Il Ministero dell'Ambiente nel 2000 ha inserito il territorio del
tratto di Pietralunga del Fiume Simeto, esteso in un'area tra Paternò,
Biancavilla e Centuripe di 675 ha, nell'elenco dei siti di interesse
comunitario di Natura 2000, con gestione della Riserva al Dipartimento
Azienda Regionale delle Foreste Demaniali - Regione Sicilia. La Valle
del Simeto non significa solo ammirare paesaggi di grande bellezza, ma
è anche un itinerario e un percorso che va indietro nel tempo, capace
di disegnare un futuro migliore in cui tutto ciò che oggi è lasciato
all'abbandono ed alla distruzione, come ad esempio la gloriosa Ferrovia
Motta S. Anastasia - Schettino - Regalbuto, ha la possibilità di
rinascere ad una nuova e feconda vita.
Figura e - Valle del Simeto, ripresa tra Monte Castellaccio
proteso sulle rive del Fiume Simeto, Monte Corvo 225 m slm, Poggio
Cocola 382 m slm, rispettivamente da sinistra a destra dell'immagine
- Schettino - Paternò (CT) 2017
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it
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