La rabbia dei presidi e le tre risposte sindacali: assedio, assemblee e sciopero
Data: Martedì, 09 maggio 2017 ore 17:26:39 CEST
Argomento: Sindacati


L’assedio dei presidi dell’ANP programmato per il 25 maggio alla sede del MIUR e al Parlamento procede con la sua macchina organizzativa per portare a Roma con ogni mezzo quanti più dirigenti possibile, con l’obiettivo non dichiarato di stoppare la quatriade di Carlini che con il suo 52% di deleghe potrebbe firmare il rinnovo contrattuale in qualsiasi momento. Si attende solo l’emanazione formale dell’atto di indirizzo dell’Aran che dovrebbe tramutare lo stanziamento del DEF già approvato dal Parlamento in istruzioni operative all’agenzia per i rinnovi contrattuali. Carlini e la sua quatriade non potranno in ogni caso portare a casa la perequazione stipendiale perché con 85 euro mensili in media non si copre neanche la perdita dovuta all’inflazione; figuriamoci quindi la delusione che ne subirebbe la categoria ancora una volta. La quatriade, cgil cisl uil snals, non ha aderito alla protesta dell’Anp e ha invece organizzato una raffica di 20 assemblee regionali per la stessa giornata, sovrapposte quindi all’assedio dei DS arrabbiati dell’Anp del 25 maggio.

Il dirigente scolastico dovrà optare per andare a Roma o andare nel capuologo  della propria regione; ma avrà anche una terza opzione e cioè optare per lo sciopero dell’intera giornata indetto dall’UDIR.
L’UDIR è una nuova organizzazione, nata appena tre mesi fa (codice tesoro 800/SJT), che si presenta al prossimo conteggio Aran della rilevazione delle deleghe previsto per il 31 dicembre 2017, in vista del quale ha già raccolto in questi mesi quel minimo del 5% di deleghe per essere certificato rappresentativo, e che ha lanciato a tappeto una serie di assemblee sindacali in tutta Italia, segue invece una terza via, quella dei ricorsi giudiziari, ritenendo inutile se non controproducente mobilitare la categoria in manifestazioni di strada e di piazza non congrue con la status dirigenziale dei presidi.

L’ufficio studi del sindacato UDIR ha calcolato che solo nel 2015 sono stati persi altri circa 4.600 euro a capo d’istituto: la Ministra dell’Istruzione conosce tutto questo, perché nell’ultima decade di aprile Udir le ha inviato una lettera aperta sul tema della perequazione economica dei dirigenti scolastici, attraverso cui il sindacato le ha esternato tutto “il profondo malessere per l’inarrestabile diminuzione dei livelli stipendiali nonostante il corrispettivo incremento dei carichi di lavoro e di responsabilità”.

A Fedeli è stato anche chiesto se fosse al corrente che “gli stipendi netti dei dirigenti, al 31 agosto 2013” erano “di 3.200  euro mensili”, mentre “oggi si aggirano intorno ai 2.500 euro". Così come se fosse “cosciente, altresì, che la spinosa questione della perequazione interna (v. RIA) è stata illegittimamente risolta a discapito delle nuove generazioni di Dirigenti che dal concorso 2004 a oggi sono stati immessi in ruolo con un ulteriore calo stipendiale di 700 euro netti al mese”.

Carlini e la quatriade hanno nel frattempo tirato fuori dal cilindro il colpo del coniglio e cioè un incontro con il ministro Fedeli previsto per l’11 maggio al quale non parteciperà l’ANP di Rembado. Sappiamo tutti che la Fedeli proviene dalla CGIL e quindi c’è il fondato sospetto che l’incontro dell’11 maggio sia la copertura reciproca rispetto a una iniziativa che possa sbloccare lo stallo.
Per capire come si dispiega la strategia Carlini-Fedeli possiamo partire dalle richieste della quatriade contenute nella lettera di richiesta di convocazione e cioè:
  •     aprire immediatamente il confronto sul rinnovo del contratto dell’Area della dirigenza dell’Istruzione e della Ricerca per ricondurre alla regolazione contrattuale le materie sottratte attraverso interventi legislativi (valutazione, formazione e mobilità) e per superare la differenziazione salariale all’interno della categoria e nel rapporto con il resto della dirigenza pubblica;
  •     escludere dalla procedura di valutazione anche la classificazione in fasce dei dirigenti oltre alla sua ricaduta sulla retribuzione;
  •     escludere dalle responsabilità della dirigenza scolastica i compiti impropri ed estranei alla realizzazione del servizio educativo di istruzione e di formazione;
  •     superare le problematiche che ostacolano la continuità e l’efficienza della gestione delle scuole autonome.
Ora non è dato capire come possano Carlini e la Fedeli “ superare “ la sperequazione stipendiale con il resto della dirigenza statale. Già l’uso del verbo superare al posto di verbi più precisi quali realizzare o equiparare manifesta tutta la difficoltà dell’operazione che ricordiamo necessiterebbe portare il FUN dagli attuali 110 milioni a 300 milioni. Cosa che può avvenire con una legge ad hoc che certamente non può solo essere promessa; cioè si ha il sentore che si verifichi la stessa operazione mistificatoria dei precedenti contratti e cioè si dice rinnoviamo il contratto senza perequazione e mettiamo a verbale la promessa del ministro di un impegno futuro a stanziare le somme necessarie.
Se l’idea di Carlini e Fedeli fosse questa allora si sono sbagliati di grosso e rischiano il tracollo politico e sindacale. Verrebbero sommersi da montagne di ricorsi e di proteste. La stessa CGIL ha poi in corso un ricorso contro il taglio del FUN dinanzi al TAR Lazio ed entrerebbe in contraddizione con se stessa.

La proposta dell’UDIR è quella dell’emanazione di un DPCM che a risorse invariate e cioè senza nuove leggi , si redistribuisca il FUN esistente di tutto il montante dei FUN di tutte le aree , pari a 2,5 miliardi, in maniera tale che la scuola acquisisca il differenziale riducendo gli importi degli accessori delle altre aree privilegiate della dirigenza pubblica.
La cosa strana è che l’ANP non fa propria la proposta UDIR lasciando il suo 38% di rappresentanza in balia di nessuno.
Restiamo in attesa del bollettino di guerra dell’11 maggio ed allora capiremo come si dipaneranno le rispettive strategie.
 
Salvatore Indelicato
s.indelicato@libero.it
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