La Buona Scuola, in Cdm via libera definitivo ai decreti attuativi
Data: Domenica, 09 aprile 2017 ore 07:00:00 CEST Argomento: Ministero Istruzione e Università
Fedeli: “Testi
approvati sono il frutto di un lungo lavoro di consultazione.
Qualificano ulteriormente il sistema di Istruzione”
“I provvedimenti approvati oggi in Consiglio dei Ministri sono il
frutto di un lungo lavoro di consultazione in sede parlamentare, nelle
commissioni competenti. C’è stato un ampio confronto che è servito a
migliorare ed arricchire i testi. Si tratta di decreti che qualificano
ulteriormente il sistema di Istruzione del nostro Paese”. Lo dichiara
la Ministra Valeria Fedeli in occasione del via libera definitivo del
Consiglio dei Ministri sui decreti legislativi attuativi della Buona
Scuola.
“In Parlamento sono stati auditi circa cento soggetti fra
organizzazioni sindacali, associazioni dei genitori, delle studentesse
e degli studenti, delle e degli insegnanti, delle famiglie, esperti,
che hanno consentito di arricchire e migliorare i testi. Anche al
Ministero dell’Istruzione abbiamo svolto incontri e approfondimenti -
prosegue Fedeli -. A tutte e tutti coloro che hanno contribuito a
portare avanti questo lavoro, facendoci pervenire anche voci critiche
che sono sempre necessarie e utili per poter migliorare il risultato
finale, vanno i miei più sentiti ringraziamenti”.
Il Governo ha esercitato otto delle nove deleghe previste dalla legge
di riforma approvata a luglio del 2015. La nona riguardava la revisione
del Testo unico sulla scuola per la quale sarà previsto un disegno di
legge delega specifico e successivo.
I decreti approvati oggi riguardano:
- il sistema di formazione iniziale e di accesso
all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado;
- la promozione dell’inclusione scolastica delle
studentesse e degli studenti con disabilità;
- la revisione dei percorsi dell’istruzione
professionale;
- l’istituzione del sistema integrato di educazione e
di istruzione dalla nascita fino a sei anni;
- il diritto allo studio;
- la promozione e la diffusione della cultura
umanistica;
- il riordino della normativa in materia di scuole
italiane all’estero;
- l’adeguamento della normativa in materia di
valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli
Esami di Stato.
“I provvedimenti approvati sono tutti collegati da un filo rosso:
migliorare la qualità del sistema nazionale di istruzione. I decreti
mettono le studentesse e gli studenti al centro di un progetto, che
parte dalla nascita grazie al sistema integrato 0-6 anni, per dare a
tutte e tutti pari opportunità di accesso alla conoscenza, strumenti
per costruire il proprio futuro, una formazione adeguata a standard e
obiettivi internazionali. I decreti – sottolinea Fedeli –valorizzano la
professione docente, insistendo sulla formazione e sulla qualità del
reclutamento, mettono tutto il personale della scuola al centro del
progetto di rilancio del sistema a partire dal tema, importantissimo,
dell’inclusione delle alunne e degli alunni con disabilità”.
Con i provvedimenti approvati oggi “prosegue il cammino avviato nei
primi due anni di attuazione della legge Buona Scuola che ha gettato le
basi per un cambiamento culturale importante: la scuola vista come
comunità aperta, innovativa, inclusiva in cui ragazze e ragazzi
diventano cittadini attivi, accorti, protagonisti, capaci di
contribuire alla crescita e alla competitività del Paese, nell’ottica
di uno sviluppo sostenibile e nella piena attuazione dell’articolo 3
della nostra Costituzione”, conclude la Ministra.
LE SCHEDE
Reclutamento e formazione iniziale delle e dei docenti
nella scuola secondaria di I e II grado
Cambia il sistema di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria
di I e II grado, con un nuovo modello di reclutamento e formazione
iniziale che punta a: evitare che si formino nuove sacche di
precariato; offrire orizzonti temporali certi e un percorso chiaro fra
concorso e immissione in ruolo alle giovani e ai giovani che vogliono
insegnare; garantire l’elevata qualificazione del percorso di
formazione delle future e dei futuri docenti.
Oggi chi vuole diventare insegnante della scuola secondaria deve
abilitarsi, dopo la laurea, attraverso un tirocinio formativo (TFA).
L’abilitazione dà accesso alle graduatorie di istituto per le sole
supplenze. Per entrare in ruolo, infatti, bisogna attendere e superare
un concorso. Dal 1999 il primo concorso bandito in tempi recenti è
stato quello del 2012 seguito, poi, da quello del 2016. Con lunghi
periodi di attesa e di vuoto, senza certezze per le e gli aspiranti
docenti.
Con l’approvazione del nuovo decreto, tutte le laureate e tutti i
laureati potranno partecipare ai concorsi, a patto che abbiano
conseguito 24 crediti universitari in settori formativi
psico-antropo-pedagogici o nelle metodologie didattiche. I concorsi
avranno cadenza biennale, il primo sarà nel 2018.
Il nuovo concorso prevede due scritti (tre per il sostegno) e un orale.
Chi lo passa entra in un percorso triennale di formazione, inserimento
e tirocinio (FIT), con una retribuzione crescente che parte fin dal
periodo della formazione. Le docenti e i docenti vengono valutati per
tutta la durata del percorso. Alla fine del triennio, se la valutazione
è positiva, vengono immessi in ruolo. Niente più anni di attesa nelle
graduatorie dei supplenti, dunque, ma un percorso certo e definito per
diventare insegnanti.
Il decreto prevede una fase transitoria che, in prosecuzione con il
Piano di assunzioni della Buona Scuola, continua ad offrire risposte al
precariato storico. Saranno esaurite innanzitutto le Graduatorie ad
esaurimento e quelle dell’ultimo concorso del 2016. Ci saranno delle
procedure concorsuali specifiche per chi sta già insegnando come
supplente da tempo. Per le docenti e i docenti abilitati della seconda
fascia delle graduatorie di istituto ci sarà un concorso nel 2018 con
una prova orale seguita - quando si verificherà disponibilità di posti
– da un anno di servizio con una valutazione finale. I partecipanti
entreranno in ruolo, dunque, dopo una ulteriore verifica in classe. Le
iscritte e gli iscritti nelle terze fasce di istituto, quelli con 3
anni di servizio, potranno accedere a concorsi con uno scritto e un
orale, se vincitori accederanno al percorso FIT facendo il primo e
terzo anno.
Inclusione delle studentesse e degli studenti con disabilità
Garantire una scuola sempre più accogliente alle alunne e agli alunni
con disabilità, rafforzando il ruolo delle famiglie e delle
associazioni nei processi di inclusione e coinvolgendo - anche e
soprattutto attraverso la formazione in servizio – tutte le componenti
del personale scolastico. Questo l’obiettivo del provvedimento
approvato.
Insegnanti sempre più preparati: viene rivista la formazione iniziale
delle e dei docenti di sostegno dell’infanzia e della primaria,
attraverso l’istituzione di un Corso di specializzazione ad hoc a cui
si accede dopo aver conseguito la laurea in Scienze della formazione
primaria, comprensiva di 60 crediti sulla didattica dell’inclusione.
Tutte le future e tutti i futuri docenti, anche nella secondaria,
avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano
le metodologie per l’inclusione e ci sarà una specifica formazione
anche per il personale della scuola, Ata compresi.
Coinvolgere tutto il personale nella formazione non vuol dire
immaginare una riduzione delle docenti e dei docenti di sostegno, ma
una maggiore partecipazione di tutte le componenti sul tema
dell’inclusione, perché questa possa realizzarsi concretamente. La
proposta di quantificazione del personale sul sostegno sarà fatta,
infatti, dal dirigente scolastico sulla base del Progetto educativo
individualizzato (PEI) di ciascuna alunna e ciascun alunno con
disabilità e in coerenza con il Piano dell’inclusione di ciascuna
scuola.
Il provvedimento introduce l’obbligo di tenere conto della presenza di
alunne e alunni diversamente abili per l’assegnazione del personale Ata
alle scuole. Nel processo di valutazione delle istituzioni scolastiche
viene introdotto il livello di inclusività. Ogni scuola dovrà
predisporre, nell’ambito del Piano triennale dell’offerta formativa, un
Piano specifico per l’inclusione. Vengono poi rivisti, razionalizzati e
rafforzati nelle loro funzioni gli organismi che operano a livello
territoriale per il supporto all’inclusione, con un maggiore
coinvolgimento di famiglie e associazioni.
Le commissioni mediche per l’accertamento della disabilità si
arricchiscono di nuove professionalità: ci saranno un medico legale e
due medici specialisti scelti fra quelli in pediatria e in
neuropsichiatria infantile. Per la prima volta le e i supplenti
potranno avere contratti pluriennali. In caso di un rapporto positivo
con l’alunna o l’alunno e su richiesta delle famiglie le docenti e i
docenti con contratto a termine potranno essere riconfermati per più
anni senza passare dalle annuali trafile di assegnazione della
supplenza. Viene rafforzato l’Osservatorio permanente per l’inclusione
insediato al Miur.
Revisione dei percorsi dell’Istruzione professionale
Un sistema di istruzione e formazione professionale che educhi le nuove
generazioni al “saper fare di qualità”, consentendo una rapida
transizione dal sistema educativo al mondo del lavoro. Lo prevede il
decreto approvato oggi che si pone l’obiettivo di dare una chiara
identità agli istituti professionali, innovare e rendere più flessibile
la loro offerta formativa, superare l’attuale sovrapposizione con
l’istruzione tecnica e mettere ordine in un ambito frammentato tra
competenze statali e regionali.
I percorsi durano 5 anni: biennio più triennio. Gli indirizzi, a
partire dall’anno scolastico 2018/2019, passano da 6 a 11: agricoltura,
sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione
delle risorse forestali e montane; pesca commerciale e produzioni
ittiche; industria e artigianato per il Made in Italy; manutenzione e
assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento ambientale;
servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera; servizi
culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza
sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico;
arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.
Ogni scuola potrà declinare questi indirizzi in base alle richieste e
alle peculiarità del territorio, coerentemente con le priorità indicate
dalle Regioni. Si punta ad una sempre maggiore personalizzazione degli
apprendimenti in modo tale che le studentesse e gli studenti,
attraverso un progetto formativo individuale, possano sviluppare e
acquisire competenze che li aiutino nell’accesso del mondo del lavoro.
Nel biennio vengono inseriti gli assi culturali, ovvero aggregazioni di
insegnamenti omogenei che forniscono competenze chiave di cittadinanza
alle giovani e ai giovani, e si dà maggiore spazio all’alternanza
scuola-lavoro e all’apprendistato.
Le scuole potranno utilizzare le loro quote di autonomia in relazione
all’orario complessivo per rafforzare i laboratori e qualificare la
loro offerta in modo flessibile. Gli istituti potranno, poi, avvalersi
del contributo di esperti del mondo del lavoro e delle professioni e
attivare partenariati per migliorare l’offerta formativa.
Conseguita la qualifica triennale, le studentesse e gli studenti
potranno scegliere di proseguire gli studi passando al quarto anno dei
percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e
Formazione Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico.
Al termine dei percorsi di istruzione professionale, in quelle che
diventano vere e proprie “scuole territoriali di innovazione”, le
ragazze e i ragazzi conseguono il diploma quinquennale di istruzione
secondaria di II grado, grazie al quale potranno accedere agli Istituti
tecnici superiori (ITS), alle Università e alle Istituzioni dell’Alta
formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), in base alle loro
inclinazioni e ai loro desideri.
Le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione
professionale e le istituzioni formative accreditate per fornire
percorsi di Istruzione e Formazione professionale (di competenza
regionale) entrano a far parte della Rete nazionale delle Scuole
Professionali: finalmente un’offerta formativa unitaria, articolata e
integrata sul territorio. Il sistema sarà in vigore a partire dall’anno
scolastico 2018/2019. Un tavolo coordinato dal Miur - al quale prendono
parte le Regioni, gli Enti locali, le Parti Sociali, gli altri
Ministeri interessati, l’Istituto nazionale per la valutazione del
sistema dell’istruzione (Invalsi), l’Istituto nazionale di
documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire), l’Istituto
nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) e l’Agenzia
Nazionale Politiche Attive Lavoro (Anpal) - monitora i percorsi
dell’istruzione professionale e aggiorna gli indirizzi con cadenza
almeno quinquennale. Vengono stanziati oltre 48 milioni a regime per
incrementare il personale necessario all’attuazione delle novità
previste. Sarà stabilizzato lo stanziamento di 25 milioni all’anno per
l’apprendistato formativo.
Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni
I servizi per l’infanzia escono dalla dimensione assistenziale ed
entrano a pieno titolo nella sfera educativa. Viene istituito infatti
per la prima volta un Sistema integrato di educazione e di istruzione
dalla nascita fino a 6 anni per garantire “ai bambini e alle bambine
pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco,
superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e
culturali”. Particolare attenzione verrà data alle bambine e ai bambini
con disabilità.
Attraverso la costituzione del Sistema integrato progressivamente si
estenderanno, amplieranno e qualificheranno i servizi educativi per
l’infanzia e della scuola dell’infanzia su tutto il territorio
nazionale. I servizi saranno organizzati all’interno di un assetto di
competenze tra i diversi attori in campo (Stato, Regioni, Enti locali)
chiaro ed efficiente. Per finanziare il nuovo Sistema viene creato un
Fondo specifico (239 milioni all’anno a regime) per l’attribuzione di
risorse agli Enti locali.
Il decreto prevede un Piano di azione nazionale di attuazione che
coinvolgerà attivamente tutti gli attori in campo. Anche le famiglie
saranno coinvolte attraverso gli organismi di rappresentanza. Sarà
promossa la costituzione di Poli per l’infanzia per bambine e bambini
di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti
comprensivi. I Poli serviranno a potenziare la ricettività dei servizi
e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico. I Poli
saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni
per la parte edilizia). Sarà prevista la qualifica universitaria come
titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni,
nell’ottica di garantire una sempre maggiore qualità del sistema. Per
la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione
da parte delle famiglie.
È prevista una specifica governance del Sistema integrato di educazione
e di istruzione. Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca spetterà un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in
sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di
Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.
Diritto allo studio
Una nuova governance per garantire una maggiore partecipazione delle
studentesse e degli studenti e delle famiglie. La promozione di un
sistema di welfare fondato su livelli di prestazioni nazionali, misure
su libri di testo, tasse scolastiche, trasporti. Il potenziamento della
carta dello studente IoStudio. Oltre sessanta milioni di investimento
fra borse di studio, mobilità, supporti per la didattica. Questi i
principali contenuti del decreto sul Diritto allo Studio.
In particolare, il provvedimento prevede l’istituzione di una
Conferenza Nazionale. Una novità assoluta che consentirà una governance
più partecipata: al tavolo ci saranno Associazioni dei genitori e delle
studentesse e degli studenti, Consulte provinciali delle studentesse e
degli studenti, il Miur, ma anche Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo, Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, Regioni, Comuni.
Sono previsti specifici finanziamenti per sostenere il welfare
studentesco: 30 milioni vengono destinati per il 2017 (diventano 39,7 a
regime dal 2019) alla copertura di borse di studio grazie alle quali
studentesse e studenti delle scuole secondarie di II grado potranno
avere supporto per l’acquisto di materiale didattico, per trasporti,
per accedere a beni di natura culturale. Si tratta, a regime, di quasi
30 milioni in più rispetto allo stanziamento previsto dal testo
iniziale, prima del passaggio parlamentare.
Altri 10 milioni (all’anno, fino al 2019/2020) vengono stanziati per
l’acquisto di sussidi didattici nelle scuole che accolgono alunne e
alunni con disabilità. Ancora altri 10 milioni vengono investiti, a
partire dal 2019, per l’acquisto da parte delle scuole di libri di
testo e di altri contenuti didattici, anche digitali, per il comodato
d’uso dalla primaria fino alle classi dell’assolvimento dell’obbligo.
Supporto aggiuntivo anche per la scuola in ospedale e per l’istruzione
domiciliare con uno stanziamento di 2,5 milioni di euro all’anno dal
2017.
È previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche - in
base all’Isee - per le studentesse e gli studenti delle quarte e delle
quinte della secondaria di II grado. Si parte nell’anno scolastico
2018/2019 con le quarte. Rafforzata la Carta dello studente (IoStudio)
che sarà estesa anche a chi frequenta i corsi dell’Afam (Alta
formazione musicale e coreutica) e ai Centri Regionali per la
Formazione Professionale.
Promozione e diffusione della Cultura umanistica,
arriva il Piano delle Arti
Musica e danza, teatro e cinema, pittura, scultura, grafica delle arti
decorative e design, scrittura creativa entrano a pieno diritto nel
Piano dell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado. Le
studentesse e gli studenti potranno così sviluppare creatività, senso
critico, capacità di innovazione attraverso la cultura e la pratica
diretta delle arti e la conoscenza diretta e il rilancio del patrimonio
storico e artistico del nostro Paese.
Dopo il Piano Nazionale Scuola Digitale, arriva il Piano delle Arti, un
programma di interventi con validità triennale che il Miur metterà in
campo di concerto con il Mibact (Ministero dei Beni e delle attività
culturali e del turismo) e che conterrà una serie di misure per
agevolare lo sviluppo dei temi della creatività nelle scuole. Il Piano
viene finanziato con 2 milioni all’anno a partire dal 2017 e per la
prima volta il 5% dei posti di potenziamento dell’offerta formativa
sarà dedicato allo sviluppo dei temi della creatività. Ci saranno
perciò risorse e personale.
Le scuole dovranno recepire gli indirizzi del Piano nell’ambito della
loro offerta formativa e potranno costituirsi in Poli a orientamento
artistico-performativo (per il primo ciclo) e in Reti (scuole
secondarie di secondo grado) per condividere risorse laboratoriali,
spazi espositivi, strumenti professionali, esperienze e progettazioni
comuni.
Ogni istituto potrà stabilire se articolare singoli progetti o
specifici percorsi curricolari anche in verticale, in alternanza
scuola-lavoro o con iniziative extrascolastiche, in collaborazione con
altri soggetti pubblici e privati e con soggetti del terzo settore che
operano nel campo artistico e musicale.
Tra le novità del decreto, i percorsi a indirizzo musicale delle scuole
secondarie di I grado (che rappresenteranno la naturale evoluzione
delle scuole di I grado ad indirizzo musicale), una più omogenea
diffusione dell’insegnamento dello strumento musicale anche attraverso
le docenti e i docenti dell’organico dell’autonomia e l’armonizzazione
dei percorsi formativi della filiera artistico-musicale. Promosse,
inoltre, forme di collaborazione strutturata tra licei artistici,
accademie di belle arti, istituti superiori per le industrie
artistiche, università, enti locali e tra licei musicali e coreutici e
gli istituti superiori di studi musicali e i territori.
Plurale è anche la governance di questo settore: oltre al Miur e al
Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) le
attività di indirizzo e coordinamento saranno gestite dall’Indire
(Istituto nazionale documentazione, innovazione, ricerca educativa), le
istituzioni Afam (Alta formazione musicale e coreutica), le Università,
gli Its (Istituti tecnici superiori), gli Istituti del Mibact, gli
istituti di cultura italiana all’estero, soggetti pubblici e privati.
Il patrimonio culturale e artistico italiano può diventare occasione di
crescita per il Paese se le nuove generazioni sapranno coniugare
tradizione e innovazione. Per questo motivo l’alternanza Scuola-Lavoro,
prevista dalla legge 107/2015, potrà essere svolta presso soggetti
pubblici e privati che si occupano della conservazione e produzione
artistica.
Scuole italiane all’estero
Una scuola che formi cittadine e cittadini italiani anche all’estero e
che diffonda e promuova il nostro patrimonio culturale fuori dai
confini nazionali: è questo l’obiettivo del decreto legislativo sulle
scuole italiane all’estero.
La volontà è quella di colmare le distanze e le frammentazioni oggi
esistenti fra le scuole del sistema nazionale e quelle all’estero,
estendendo le innovazioni introdotte dalla Buona Scuola anche negli
istituti scolastici che operano fuori dal Paese. Questo si tradurrà,
per esempio, nell’istituzione dell’organico del potenziamento anche
all’estero. Si tratta di 50 ulteriori insegnanti (si passa da 624 a
674), nuove risorse professionali grazie alle quali si potrà lavorare
di più su musica, arte o cinema e garantire il sostegno alle alunne e
agli alunni che ne hanno bisogno.
Queste figure professionali verranno selezionate per la prima volta dal
Miur sulla base di requisiti predisposti insieme al Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci). In
precedenza era il solo Maeci ad effettuare queste selezioni. È prevista
per queste figure una formazione obbligatoria prima della partenza per
l’estero e in servizio, così come richiesto nel territorio nazionale
dopo l’entrata in vigore della Buona Scuola. I tempi di permanenza
fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni
scolastici che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6
anni nelle scuole italiane del Paese. Questo per evitare che il
personale all’estero perda contatto con il sistema di istruzione e con
il Paese di riferimento.
Le scuole italiane all’estero potranno partecipare ai bandi relativi al
Piano nazionale scuola digitale e saranno inserite nel sistema
nazionale di valutazione. Sono previste maggiori e nuove sinergie con
istituzioni ed enti che promuovono e diffondono la nostra cultura nel
mondo e, infine, piena trasparenza delle scuole all’estero all’interno
del portale unico della scuola.
Vengono promossi, inoltre, servizio civile e tirocini nelle istituzioni
del sistema di formazione italiano nel mondo. Maggiori e nuove sinergie
con istituzioni ed enti pubblici e privati che promuovono la nostra
cultura nel mondo. Viene istituita una Cabina di Regia Miur-Maeci, cui
spetta il compito di riorganizzazione e coordinamento strategico del
sistema.
Valutazione ed Esami di Stato
Nessun cambiamento per gli Esami di Stato di quest’anno. Le novità
saranno applicate nel 2018 per l’Esame del primo ciclo e nel 2019 per
la Maturità. Alla primaria e alla secondaria di I grado cambia la
modalità di valutazione: restano i voti, ma saranno espressione dei
livelli di apprendimento raggiunti e saranno affiancati da una
specifica certificazione delle competenze. Maggiore peso viene dato
alla valutazione delle competenze in ‘Cittadinanza e Costituzione’, che
saranno anche oggetto di colloquio anche all’Esame di Maturità. Sono
alcune delle novità previste dal decreto su valutazione ed Esami di
Stato.
La valutazione nel primo ciclo: il tema dell’ammissione alla classe
successiva diventa parte di un processo più ampio di presa in carico
delle studentesse e degli studenti. Le attività svolte nell’ambito
della disciplina trasversale ‘Cittadinanza e Costituzione’ diventano
oggetto di valutazione.
Alla primaria varrà la normativa vigente: la non ammissione è prevista
solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della
classe. Ma con una novità: viene esplicitato che l’ammissione è
prevista anche in caso di livelli di apprendimento “parzialmente
raggiunti o in via di prima acquisizione”. Le scuole dovranno attivare,
anche questa è una novità, specifiche strategie di miglioramento per
sostenere il raggiungimento dei necessari livelli di apprendimento da
parte degli alunni e delle alunne più deboli. Per una scuola più
inclusiva e capace di non lasciare solo chi resta indietro.
Nella secondaria di I grado resta ferma la necessità di frequenza di
almeno tre quarti del monte ore annuale per poter essere ammesse o
ammessi alla classe successiva. Anche alla secondaria di I grado, a
differenza di quanto avviene oggi, in un’ottica di maggiore trasparenza
dei voti e in linea con le esperienza di molti Paesi europei, si può
essere ammessi o ammesse alla classe successiva e all’Esame finale in
caso di mancata acquisizione dei necessari livelli di apprendimento in
una o più discipline. In questo caso, come per la primaria, le scuole
dovranno attivare percorsi di supporto per colmare le lacune. Alla fine
del I ciclo viene rilasciata una apposita certificazione delle
competenze oggi già sperimentata da oltre 3.000 istituzioni scolastiche.
Esame del I ciclo. Tre scritti e un colloquio saranno le prove previste
alla fine della classe terza della secondaria di I grado. Oggi le prove
sono cinque più il colloquio. L’Esame viene riequilibrato e si torna a
dare più valore al percorso scolastico rispetto al peso delle prove
finali. Sono previste: una prova di italiano, una di matematica, una
prova sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze
trasversali, comprese quelle di cittadinanza. Il test Invalsi (la prova
nazionale standardizzata) resta, ma si svolgerà nel corso dell’anno
scolastico, non più durante l’Esame.
Esame del II ciclo. Due prove scritte e un colloquio orale. Questo il
nuovo Esame. Oggi le prove scritte sono tre più il colloquio. Lo
svolgimento delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventa
requisito di ammissione, insieme allo svolgimento della Prova nazionale
Invalsi. Si viene ammessi e ammesse all’Esame con tutti sei. Fatta
salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere, con
adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei in una disciplina
(o in un gruppo di discipline che insieme esprimono un voto).
L’ammissione con una insufficienza incide sul credito finale con cui si
accede all’Esame. Questo non vale per il voto legato al comportamento:
chi ha l’insufficienza non viene ammessa o ammesso.
L’Esame sarà composto da: prima prova scritta nazionale che accerterà
la padronanza della lingua italiana, seconda prova scritta nazionale su
una o più discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, colloquio
orale che accerterà il conseguimento delle competenze raggiunte, la
capacità argomentativa e critica del candidato, l’esposizione delle
attività svolte in alternanza. L’esito dell’Esame oggi è espresso in
centesimi: fino a 25 punti per il credito scolastico, fino a 15 per
ciascuna delle tre prove scritte, fino a 30 per il colloquio. Con il
decreto il voto finale resta in centesimi, ma si dà maggior peso al
percorso fatto nell’ultimo triennio: il credito scolastico incide fino
a 40 punti, le 2 prove scritte incidono fino a 20 punti ciascuna, il
colloquio fino a 20 punti. La Commissione resta quella attuale: un
Presidente esterno più tre commissari interni e tre commissari esterni.
La prova Invalsi viene introdotta in quinta per italiano, matematica e
inglese, ma si svolgerà in un periodo diverso dall’Esame.
Le novità per le prove Invalsi: si introduce una prova di inglese
standardizzata al termine sia della primaria sia della secondaria di I
e II grado per certificare, in convenzione con enti certificatori
accreditati, le abilità di comprensione e uso della lingua inglese in
linea con il Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue. Nelle
classi finali della secondaria di I e II grado la prova Invalsi è
requisito per l’ammissione all’Esame, ma non influisce sul voto finale.
Le slide
Le
schede di approfondimento
Miur
|
|