Giornata della donna, no agli stereotipi. Io, tu, ... noi
Data: Mercoledì, 08 marzo 2017 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


Per ogni donna stanca di fingere debolezza. esiste un uomo stanco di dover dimostrare la sua forza.
Si avvicina a grandi passi la data dell’otto marzo, e come il solito tutte le pagine del social network e dei vari giornali parleranno di donne, mimose e cioccolatini, per una settimana le donne saranno protagoniste assolute, poi nuovamente l’oblio. Anch’io parlerò delle donne, della loro ricerca di libertà, dell’emancipazione e del loro desiderio di pari opportunità ma, lo farò soffermando la mia attenzione sulla fragilità e la crisi d’identità dei maschi, crisi dovute in parte all’emancipazione femminile.

Insegno da sedici anni in un Istituto Tecnico Industriale della provincia di Catania frequentato prevalentemente da ragazzi, di età compresa tra i quattordici e venti anni. Ragazzi che provengono dall’hinterland etneo da famiglie modeste e con buoni principi educativi. In questi anni ho avuto l’opportunità di seguire l’evoluzione culturale, educativa e sociologica dei ragazzi che frequentano l’istituto, l’evolversi delle abitudini, il cambiamento della società, il sopravvento dei cellulari sui giochi in classe, la comunicazione virtuale con whatsapp e telegram, la didattica sulla classe virtuale e gli incontri sulla piazza di facebook. Seguendo i loro discorsi e a volte le loro confidenze ho potuto notare l’evoluzione dei loro comportamenti nei confronti delle ragazze, dall’atteggiamento sempre palese del “maschio siculo” stereotipo dei film anni 60-70 si è passato negli ultimi anni all’atteggiamento del maschio disorientato e, a mio dire, fragile, senza punti di riferimento.

Con il passare del tempo i loro comportamenti sono più infantili e lontani dall’affrontare le loro responsabilità di adulti. Spesso si sente parlare di “disagio maschile”, malessere che angoscia molti maschi e che sarebbe l’effetto dei cambiamenti socio-culturali cominciati agli inizi del 1900 quando è cambiato il contesto familiare e sociale. Dopo la contestazione giovanile del 1968 il rapporto fra i sessi ha subito notevoli cambiamenti, le donne hanno acquisito maggiore potere decisionale, una certa consapevolezza delle proprie capacità, sono riuscite a raggiungere una maggiore autonomia innalzandosi maggiormente nel panorama socio-economico. Tutto ciò ha influenzato la condizione dei maschi, sconvolgendo il loro mondo, il maschio sembra aver perso i propri punti di riferimento, destabilizzando il proprio ruolo.

Oggi essere maschi o femmine, è più difficile che in passato; teoricamente c’è più libertà, più opportunità, ma bisogna tener conto delle aspettative sociali e culturali che condizionano le nostre scelte. Tra i fattori che oggi incidono negativamente sulla condizione dei maschi, c’è anche l’insicurezza economica, data dalla perdita del lavoro, dalle condizioni di vita a seguito di una separazione o di un divorzio, studi statistici hanno evidenziato nella popolazione maschile un aumento delle patologie psichiatriche, degli attacchi di panico, dei casi di depressione, dei disturbi del comportamento alimentare; inoltre, il tasso di suicidi della popolazione maschile è doppio rispetto a quella femminile. Altra causa della crisi maschile è la trasformazione della famiglia, prima l’uomo ne era il fulcro e da lui dipendevano tutte le dinamiche familiari, i ruoli e le relazioni tra i vari componenti; oggi la situazione si è modificata, la donna ha maggior potere decisionale pertanto il maschio non rappresenta più l’autorità assoluta. Anche il ruolo genitoriale è cambiato nel corso degli anni; un tempo ai padri spettava il mantenimento economico della famiglia, il loro impegno per i figli consisteva principalmente in un contributo materiale, oggi è diverso, i padri svolgono anche un ruolo educativo.

Sembra che i maschi non sopportino l’insicurezza e che, rispetto alle donne, siano meno propensi a chiedere aiuto, un dato preoccupante è anche l’abuso di alcol e la tossicodipendenza; da alcuni studi è emerso che l’uomo è più portato ad assumere sostanze che favoriscono l’aggressività (alcol, cocaina, amfetamine, …) e che riducono l’autocontrollo, rendendolo così più istintivo. Nel voler analizzare questa situazione è necessario tener conto della reputazione di cui il genere maschile ha goduto in passato: il rapporto uomo-donna fin dall’antichità è stato caratterizzato da forti asimmetrie; le idee e le attività maschili hanno dominato per la maggior parte del periodo storico precedente, gli uomini hanno avuto grandi diritti e il loro potere è stato riconosciuto come naturale dal fatto stesso di appartenere al “sesso forte”.

L’uomo, nel corso dei tempi, è riuscito a sviluppare quelle capacità che gli hanno consentito di occupare posizioni di potere e di esercitare ruoli privilegiati, però non sempre è riuscito cercare la propria interiorità e scoprire la sua vera identità. Per i maschi è stato sempre difficile far trasparire le espressioni delle emozioni, dei bisogni affettivi, la commozione, lo stereotipo costruito intorno alla figura maschile l’ha da sempre proibito compromettendo la piena rivelazione delle qualità maschili limitandone la libertà. La figura maschile ci appare spesso insensibile, non lascia trasparire le proprie debolezze, reprime le proprie emozioni, lasciando alle donne queste caratteristiche.

Negli ultimi decenni le donne sono riuscite a essere protagoniste nel panorama socio-economico, più consapevoli dei propri diritti e delle proprie aspirazioni, contrariamente dal passato, ma questo nuovo atteggiamento non corrisponde più alle aspettative degli uomini; la donna secondo la concezione patriarcale, dovrebbe stare al proprio posto, composta e riservata, fare solo da ornamento al proprio uomo. Il maschio in genere ha sempre dato per scontato che la moglie fosse a sua completa disposizione, che fosse legittimo sfruttarla; per questo motivo, quando la donna è riuscita a cambiare la propria condizione, si è trovato in difficoltà, ha percepito un rischio, una nuova forza ha minacciato il suo primato; ha cercato, quindi, di reagire, servendosi dei pochi strumenti che conosce, di quei mezzi che finora gli hanno permesso di godere di una posizione privilegiata: la minaccia e la violenza. È come se l’uomo fosse più abituato a eliminare i problemi piuttosto che ad affrontarli e a risolverli. Il problema della fragilità maschile ancora una volta, sta nella paura che egli ha della solitudine, del coinvolgimento emotivo, dell’esplorare se stesso e la propria interiorità. Il maschio teme di non riuscire più a controllare razionalmente ciò che accade e si trasforma intorno a lui.

Il nuovo ruolo della donna, la sua sicurezza, la sua voglia di riscatto e di libertà ha causato la rottura con i modelli tradizionali maschilisti, portando numerose conseguenze. La difficoltà che il maschio incontra nel parlare di sé, delle proprie emozioni, rischia di far emergere le debolezze, il suo silenzio denota la solitudine profonda che attraversa l’uomo, limita la comunicazione e il confronto fra i generi. Il maschio deve rompere il silenzio dietro cui nasconde i suoi disagi, gli imbarazzi e talvolta i sensi di colpa, altrimenti non sarà possibile individuare una soluzione adeguata alla crescita della sua personalità.

Non sarà possibile livellare il rapporto uomo-donna se il maschio non viene educato dalla società, dalla famiglia e in particolare dalla madre, al rispetto e alle pari opportunità, deve costruire da questa crisi l’occasione per liberarsi dagli stereotipi che hanno permesso lo sviluppo del modello maschilista e, quindi mettere in luce finalmente la sua vera identità.

prof.ssa Angela Giardinaro




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