Comunicare la donna
Data: Martedì, 07 marzo 2017 ore 21:00:00 CET
Argomento: Redazione


In preparazione alla giornata della donna, sono numerose le manifestazioni e gli incontri culturali e di dibattito sul ruolo della donna e la centralità nella società di oggi. Cesti e mazzolini di mimose gialle adornano le vie, i tavoli di lavoro negli uffici, e a casa si respira un'aia di festa. L'8 marzo, giornata della donna, è considerato come un'occasione per "parlare" delle donne e del riscatto sociale. Molte sono le problematiche pertinenti al tema e la donna viene considerata nel ruolo di madre, di sposa, di educatrice ed oggi l'attenzione sociale è puntata sui "femminicidi", termine non riconosciuto da alcun codice civile o penale, ma indicativo di un fenomeno che si diffonde sempre più di donne uccise dal marito, compagno, fidanzato. Nel dare voce ad una specifica azione del "comunicare la donna" s'intende trasmettere il"valore donna" nella sua essenzialità presentando il caleidoscopio della società resa più umana dalla presenza attiva delle donne, oggi significativamente presenti anche nei ruoli istituzionali, dai quali nei tempi passati erano esclusi.

La donna delle istituzioni che oltre al riscatto sociale contribuisce alla costruzione di una società matura, capace di dare risposte alle tante emergenze che ne offuscano l'identità e dimensione della multiculturalità connota la società contemporanea in dialogo con le diverse culture ed etnie e l'incontro delle donne, espressione di culture e religioni diverse apre a una ricerca identitaria di un modello di accoglienza e di una nuova cultura da proporre alle nuove generazioni.
Nel disegnare la nascente democrazia partecipativa anche Luigi Sturzo ha inteso valorizzare il compito e la funzione sociale delle donne, contribuendo ad ampliare lo spazio verso nuove prospettive di trasmissione e comunicazione di valori, proiettati alla crescita della società civile nella partecipazione democratica.

Oggi il cammino verso le parti opportunità si è indirizzato sull'ideologia del gender che ha creato non poca confusione tra i cittadini e il reclamare il rispetto per le diversità si è trasformato in un reclamare diritti che risultano in contrasto con la cultura e la tradizione dei popoli.
L'indottrinamento della teoria del gender che Papa Francesco chiama "colonizzazione ideologica" risulta fortemente dannosa per le nuove generazioni e per il futuro della società umana.
Il ruolo della donna: figlia, sposa, madre, corrisponde alla pluralità delle vocazioni che caratterizzano la persona e, quindi, anche la donna, necessita di riferimenti forti agli ideali da conseguire. Non basta limitarsi a segnalare un problema, ma bensì a risolverlo mediante azioni concrete, come ha fatto Maria a Cana e dopo aver segnalato la mancanza del vino, detta come regola di vita cristiana : "Fate quello che Egli vi dirà".

Le donne del Vangelo, le donne presenti nella Sacra Scrittura costituiscono un modello per le giovani generazioni ed in particolare oggi, nella società liquida, che galleggia nel mare del relativismo il fare riferimento alla dimensione della verginità e della castità, valori che nella società di oggi sembrano perdere spessore e significato, significa porre solide fondamenta alla costruzione della famiglia che nasce nell'amore con il matrimonio che non è semplice "unione" e si nutre di cooperazione e di costante ricerca del bene per i figli a vantaggio dell'intera comunità civile.
Tutelare la donna, significa salvare la famiglia e il matrimonio che oggi tende a scivolare nel vuoto e cadere negli abissi.
Non basta denunciare, occorre agire e testimoniare i valori e far passare i messaggi che contribuiscono alla crescita civile e morale della società.

La cronaca, la televisione con i suoi falsi modelli, rivelano che si va in direzione opposta e non si possono reclamare diritti e riconoscimenti quando le immagini negative di donna oggetto contrastano con quanto reclamato come "diritto" di uguaglianza e di pari opportunità.
La professione medica della donna ginecologa o pediatra, ad esempio accompagna la crescita del bambino sin dai primi giorni di vita e declina l'azione femminile e materna in una costante attività educativa e di sostegno alla maternità, come pure ricordare ogni anno, "l'altra metà del cielo" comprende tutte le donne del mondo, anche quelle che sui barconi fuggono dalla schiavitù della miseria e cercano la speranza e il riscatto sociali.

"Comunicare la donna" significa valorizzare la donna, come persona, contribuisce allo sviluppo della società ed in essa apporta quelle caratteristiche peculiari di concretezza, sensibilità e attenzioni che danno forza al vivere civile.
Anche le donne musulmane con i segni esteriori delle loro credenze fanno parte di quella "metà del cielo" e la donna del Mediterraneo, tema di speciali convegni culturali contribuisce ad ampliare l'orizzonte di osservazione sulla dignità della donna.
Nei giorni di festa dedicata a Sant'Agata una particolare attenzione è stata riservata alle donne che soffrono per le malattie al seno.
Come ha scritto Rita Garofalo nell'appassionante racconto "Controvento" il tumore al seno diventa strumento per ripercorrere il passato, affrontare i fallimenti e le contraddizioni di una vita, per giungere infine alla guarigione dal cancro dell'anima.

L'Associazione "AGATA DONNA PER LE DONNE" nata nel gennaio 2006, persegue l'obiettivo del miglioramento dell'informazione per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al seno ed aprire un dialogo con le istituzioni al fine di affrontare tutti i problemi relativi al tumore al seno: dalla prevenzione alle terapie, dalla riabilitazione al reinserimento affettivo e sociale, dalla formazione del personale socio-sanitario alla ricerca scientifica, dalle informazioni alle donne alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
L'esperienza realizzata ha confermato che la diagnosi precoce è l'unica vera arma in grado di ridurre drasticamente le vittime del cancro.
L'antica canzone che recita "Viva le donne che sono le colonne dell'amore" se ben compresa apporterà benessere sociale e reale progresso morale e civile.

Giuseppe Adernò





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