Fase transitoria: l'ennesima farsa trasformata da riforma!
Data: Mercoledì, 01 febbraio 2017 ore 09:00:00 CET
Argomento: Sindacati


Difficile condividere il compiacimento e l'entusiasmo dell'Esecutivo che, in tempi record, ha definito le bozze dei decreti che dovranno completare l'attuazione della riforma del sistema scolastico, contenuta nella Legge 107/2015. La rapidità, con cui gli atti sono stati diffusi appena un mese dopo l'insediamento del nuovo Governo, dimostra la continuità rigorosa con il precedente, confermata proprio in queste ore da Gentiloni, dimenticando le pesanti ammissioni che l'ex Primo Ministro aveva fatto rispetto agli effetti della famigerata legge sul sistema scolastico, a partire dal reclutamento dei docenti. Ci aspettavamo almeno qualche aggiustamento, mentre le bozze ora al vaglio delle Commissioni parlamentari per i rituali pareri non vincolanti, risultano rafforzare la legge di riforma, con la sua piena attuazione, senza correttivi, nonostante i fallimenti costituiti dai piani di assunzioni ed il concorso 2016, che hanno determinato un avvio di anno scolastico caotico, con contenziosi a pioggia per ogni ordine di ragioni.

Sebbene proprio il MIUR sia il dicastero che ha pagato il prezzo più alto in termine di “vittime” post referendarie, la linea già tracciata è diventata un solco, che noi trasformeremo in trincea, per una lotta di posizione strenua su quanto promette la bozza sulla formazione iniziale e il reclutamento che riguarda più da vicino i docenti delle Graduatorie d'istituto. In essa è contenuta quella che viene definita “Fase transitoria” stravolgendo, come ormai è solito fare il MIUR da anni, il senso comune delle stesse parole che usa. Transitorio, conviene specificare, è quel passaggio dal vecchi al nuovo che, in ragione del cambiamento, permette di tenere conto del pregresso consentendo di scivolare dentro il nuovo in maniera graduale, nel rispetto di ciò che è dato e, soprattutto, delle persone che coinvolge. Nel caso di noi docenti precari delle Graduatorie d'istituto, quindi, dovrebbe permettere di tenere conto del nostro profilo consolidato e chiaro, sebbene frutto di stratificazioni normative che hanno definito il  nostro accesso alla professione, una professione esercitata continuativamente, dato accentuato dall'utilizzo massiccio di docenti da queste graduatorie proprio nell'anno che doveva essere di svolta del sistema.

Una professionalità acquisita, dunque, con i titoli di accesso alla professione e, soprattutto, esercitata da lungo tempo, in base ai contratti stipulati con l'amministrazione che, con atti formali, ci disconosce e ci umilia. Leggendo bene il testo presentato alle Commissioni, infatti, si vede fin troppo bene che si pretende di incardinare docenti con titoli  e servizio in un percorso tutt'altro che transitorio a partire da subito, prima che il nuovo sistema di formazione e reclutamento vada a regime, presumibilmente dal 2020, come recita il testo stesso. Per noi docenti precari delle Graduatorie d'istituto, si prevede la riserva di una quota parte di posti in un ipotetico concorso destinato agli aspiranti docenti. Quindi, docenti già in servizio, una parte dei quali abilitati in base a corsi definiti dallo stesso MIUR e docenti di III fascia che, invece, dovranno avere almeno 36 mesi di servizio, per avere uno “sconto della pena”.

Ma questo parametro, in base alla normativa europea, ratificata anche in Italia, determina il logico diritto al riconoscimento professionale e persino alla stabilizzazione, già dal 1999, dopo anni di reiterato sfruttamento. Invece, per gli uni e per gli altri, il Ministero prevede un percorso subordinato a scampoli di spazio ritagliati nell'ambito della formazione iniziale per gli spiranti docenti, in un concorso, che forse sarà emanato nel 2020, almeno così recita il comma 1 della Fase transitoria, dopo titoli conseguiti a proprie spese e, non secondario, l'esercizio della professione di docente a pieno titolo per anni. E in cosa consiste questo sconto? Nella frequenza di un tirocinio, ovvero un rapporto subordinato a colleghi con cui si sta lavorando gomito a gomito, condividendo responsabilità, mansioni ed obblighi, con contratto di formazione. Un oltraggio per gli alunni che ci hanno visto docenti curricolari, per le loro famiglie, per la società intera, che vedrà retrocedere professionalmente professionisti della scuola per il solo gusto di prolungarne l'agonia.

Sfruttamento a tempo indeterminato, quello che si preannuncia, specie se si somma questo provvedimento con i commi 131-133 della legge 107 che prevedono l'impossibilità di stipulare contratti con docenti che abbiano già raggiunto i 36 mesi di servizio. Riassumendo, secondo il MIUR, la fase transitoria per professionisti precari sarebbe: un concorso per accedere ad un tirocinio e, nel frattempo, chi avrà maturato 36 mesi di servizio e non supererà le selezioni, sarà, per legge, bellamente defenestrato! Siamo all'assurdo, alla realtà separata... Un processo a marcia indietro, sia sotto il profilo professionale che sotto quello istituzionale poiché, attraverso la svalutazione del docente precario, in servizio in una data provincia da anni, sarà inevitabilmente depotenziata l'autorevolezza dell'istituzione scolastica stessa, con docenti di serie “B”, quelli bocciati dal concorso 2016 e poi retrocessi a tirocinanti, che non avranno uno status dequalificato e depotenziato.

Ottimo sistema per valorizzare la figura del docente, di valorizzare le capacità, le competenze, i titoli e il servizio di precari che hanno lavorato al servizio dello Stato, per garantire il diritto all'istruzione dei giovani, cittadini e futuro del Paese! Alla retorica di Stato, che ha venduto fumo, durante l'approvazione e l'attuazione della 107 e quando si è trattato di sbandierare il concorso truffa che ha sbattuto fuori dalla porta del sistema docenti ripresi dalla finestra per coprire i vuoti strutturali nell'organico delle scuole del Paese, rispondiamo con la “retorica dei diritti” e del “servizio al paese” ma non ce ne vergogniamo, perché la nostra retorica è quella che abbiamo fatto nostra assumendo il ruolo istituzionale di docente, quello stabilito dalla Costituzione, non soltanto sottoscrivendo i nostri contratti, ma nel momento stesso in cui ci siamo assunti l'onere e l'onore di formare menti, di istruire e contribuire alla crescita sociale e culturale cittadini consapevoli, quando abbiamo varcato, dal primo giorno, le soglie delle aule.

Non saremo disposti a farci calpestare e offendere come il governo precedente ha fatto e l'attuale continua a fare. I docenti precari non sono più disponibili a subire vessazioni e disconoscimento: se questo avverrà ancora, sarà il fallimento dell'intero sistema che avrà inevitabili ripercussioni negative a danno del sistema e dei suoi destinatari: gli alunni!

Valeria Bruccola, Coordinatrice nazionale Adida





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