
Valutazione autentica
Data: Mercoledì, 25 gennaio 2017 ore 07:30:00 CET Argomento: Redazione
Le caratteristiche
L'insofferenza verso le prevalenti pratiche di valutazione, centrate
sulle varie tipologie di test e ispirate al principio della certezza e
della verificabilità, negli anni 90' ha portato negli USA alla
creazione di un movimento per una valutazione che non si limitasse a
sollecitare risposte facili da calcolare, ma che fosse ancorata a
prove che richiamassero il tipo di lavoro che le persone concrete
fanno. Una valutazione da cui si possa apprendere se gli alunni sono in
grado di usare in modo intelligente ciò che hanno appreso in
situazioni"che in modo considerevole li avvicinano a situazioni di
adulti" (Wiggins). Per questa palese opposizione alle valutazioni
tradizionali e standardizzate l'hanno chiamata valutazione
autentica, perchè non valuta la riproduzione delle conoscenze, ma lo
sviluppo, la costruzione e la capacità d'applicazione delle conoscenze.
I pedagogisti che propongono la valutazione autentica sono
convinti che l'apprendimento non si dimostra con il possesso di nozioni
, ma con la capacità di generalizzare, di trasferire e
utilizzare le conoscenze acquisite in contesti reali. "L'intento
della valutazione autentica è quello di coinvolgere gli studenti in
compiti che richiedono di applicare le conoscenze nelle esperienze del
mondo reale" (Winograd-Perkins). Comoglio, autore che ha trattato con
autorevolezza questo tema, afferma che "verificando con maggiore
autenticità l'apprendimento si possono fare raggiungere livelli più
elevati di prestazione e preparare meglio gli studenti a un inserimento
di successo nella vita reale".
Per Wiggins(1998)la valutazione autentica ha le seguenti
caratteristiche:
1) "E' REALISTICA:il compito 0 i compiti replicano i
modi nei quali la conoscenza della persona e le abilità sono
"controllate"in situazioni di mondo reale;
2) RICHIEDE GIUDIZIO E
INNOVAZIONE:lo studente deve usare la conoscenza e le abilità
saggiamente e in modo efficace per risolvere problemi non
strutturati, ad esempio progettare un piano, la cui soluzione richiede
di
più che eseguire una routine, una procedura stabilita o l'inserimento
di
una conoscenza;
3) RICHIEDE AGLI STUDENTI DI "COSTRUIRE "LA DISCIPLINA
:invece di ridire, di riaffermare o di replicare attraverso una
dimostrazione ciò che gli è stato insegnato o ciò che conosce, lo
studente deve portare a termine un'esplorazione e lavora "dentro" la
disciplina di scienze, di storia o dentro ogni altra
disciplina;
4) REPLICA O SIMULA I CONTESTI NEI QUALI GLI ADULTI SONO
"CONTROLLATI SUL LUOGO DI LAVORO NELLA VITA CIVILE E NELLA VITA
PERSONALE: i contesti richiedono situazioni specifiche che hanno
costrizioni, finalità e spettatori particolari. I tipici test
scolastici
sono senza contesto. Gli studenti hanno bisogno di sperimentare che
cosa
vuol dire fare un compito in un posto di lavoro e in altri
contesti di vita reale che tendono ad essere disordinati e poco
chiari:in altre parole i compiti veri richiedono un buon giudizio. I
compiti autentici capovolgono quella segretezza, quel silenzio che alla
fine sono dannosi e quell'assenza di risorse e di feed-back che segnano
il testing tradizionale;
5) ACCERTA LE ABILITA' DELLO STUDENTE A USARE
EFFICIENTEMENTE E REALMENTE UN REPERTORIO DI CONOSCENZE E DI ABILITA'
PER NEGOZIARE UN COMPITO COMPLESSO: la maggior parte degli item del
test
convenzionale sono elementi isolati di una prestazione, simile agli
esercizi pre-atletici svolti dagli atleti prima di entrare in
gara, piuttosto che l'uso integrato di abilità che una gara
richiede. Sebbene ci sia uno spazio per gli esercizi pre-gara, la
prestazione è sempre più della somma di quasti esercizi;
6) PERMETTE
APPROPRIATE OPPORTUNITA' DI RIPETERE, DI PRATICARE, DI CONSULTARE
RISORSE
E DI AVERE FEED-BACK SU E DI PERFEZIONARE LA PRESTAZIONE E I
PRODOTTI: per essere educativa una valutazione deve tendere a
migliorare
la prestazione degli studenti. Il classico test convenzionale
manca di questa prerogativa in quanto mantiene le domande segrete e i
materiali di risorsa lontani dagli studenti fino a che dura la prova.
Se
dobbiamo focalizzarci sull'apprendimento degli studenti attraverso
cicli di prestazione-feedback-revisione-prestazione sulla produzione di
prodotti e di standard conosciuti di qualità elevata, e se dobbiamo
ancora aiutare gli studenti ad apprendere ad usare le informazioni, le
risorse e le annotazioni per eseguire una prestazione reale in un
contesto, i testi convenzionali non sono utili allo scopo".
Questo modo di qualificare la valutazione autentica la rende poco
adatta per verificare la padronanza di alcuni saperi che sono
essenziali per la formazione umana degli alunni, ma che non si prestano
ad essere rappresentati e condensati in quel genere di compiti
che vengono definiti reali, per distinguerli
polemicamente da quelli abitualmente utilizzati nelle pratiche
scolastiche. Saperi per i quali bisogna ricorrere ad altre tipologie di
prove, in grado di esercitare e mettere alla prova la capacità di
impiegare le conoscenze e le informazioni in possesso degli
alunni, come per esempio, le ricerche, le relazioni, le traduzioni, i
riassunti, i temi, i commenti, le mappe concettuali.
I compiti reali
Con le caratteristiche indicate da Wiggins la valutazione autentica
assume una prevalente dimensione pragmatica, la più propizia
per la valutazione delle competenze
professionali. All'interno di questa prospettiva solo i
compiti denominati reali possono consentire una valutazione
autentica, ma anche loro devono avere proprie specifiche peculiarità.
I compiti devono avere la configurazione di un fatto reale
e richiedere non la riesposizione di un argomento disciplinare, ma
l'uso di conoscenze in un contesto nuovo per la risoluzione di un
problema; devono essere occasione per creare prodotti, inventare
soluzioni, giustificare decisioni e scelte come avviene in qualsiasi
posto di lavoro; i compiti devono essere significativi e mettere alla
prova abilità e conoscenze importanti e centrali sul versante
disciplinare e dovrebbero consentire di accertare se lo studente
puo' giustificare e spiegare le risposte date ad un problema, non
badando solo alla loro correttezza, ma anche all'utilizzazione di fatti
e algoritmi. Per essere definiti reali i compiti devono rappresentare
una sfida e avere un insieme di costrizioni, di vincoli, simili a
quelli
incontrati da un professionista, da un cittadino, o da un consumatore
nella vita reale. Devono devono avere molti aspetti e non essere una
routine. Non basta solo questo:i compiti, i criteri e gli standard
attraverso i quali giudicare il lavoro devono essere conosciuti
prima; i compiti devono essere programmati e non dati a
sorpresa per essere validi ai fini dell'accertamento della padronanza
di quanto appreso e come occasione per migliorare le prestazioni
future.
Seppure non universalmente validi per ogni disciplina e per ogni
occasione i compiti reali rappresentano una sfida impegnativa da molti
punti di vista: elaborazione, interdisciplinarità, collocazione
temporale. Depurata dalle intenzioni di selezione e di classificazione
la valutazione autentica "offre la possibilità sia agli insegnanti che
agli alunni di vedere a che punto stanno, di auto-valutarsi e in
conformità a ciò migliorare il processo di insegnamento e
apprendimento, gli uni per sviluppare la propria professionalità e gli
altri per diventare autoriflessivi e assumersi il controllo del
proprio apprendimento"(M. Comoglio). La valutazione autentica, al
contrario di quella ordinaria, è in grado di valutare il progresso e lo
sviluppo dell'apprendimento.
La valutazione autentica esclude di fatto e
di diritto il giudizio finale commisurato alla media artmetica dei
giudizi sulle prestazioni effettuate dagli alunni. Richiede per
coerenza
solo la valutazione del livello di competenza raggiunto, quali che
siano stati i tempi e i modi per arrivarvi.
Raimondo Giunta
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