
Il governo-fotocopia e la ministra Fedeli varano 8 decreti attuativi della disastrosa legge 107 per chiudere definitivamente docenti, Ata e studenti nella gabbia della scuola-azienda
Data: Venerdì, 20 gennaio 2017 ore 08:30:00 CET Argomento: Sindacati
Incurante della
amplissima opposizione alla cattiva scuola della legge 107/2015, che
tanto ha pesato sulla sconfitta netta di Renzi nel referendum
costituzionale, il governo-fotocopia di Gentiloni ha varato otto
decreti applicativi di tale legge, ignorando ogni forma di dialogo con
i protagonisti dell'istruzione pubblica e ogni revisione significativa
della 107, al di là di caramellose promesse della ministra Fedeli di
neo-concertazione con i Cinque sindacati "rappresentativi". Seppure tra
fumi di ambiguità le otto deleghe aggravano il già disastroso panorama
della107. Per il futuro reclutamento dei docenti non si riconoscono le
abilitazioni già conseguite né il servizio prestato.
Per i diversamente abili, si superano i limiti di studenti previsti
dalla L. 517/78 (20 per classe) e si mira a ridurre il numero degli
insegnanti di sostegno, introducendo corsi di "aggiornamento"
improvvisati per tutti gli insegnanti, per delegare progressivamente
tale attività all'intero personale docente. La delega sull'Istruzione
professionale punta a parificarla alla Formazione professionale
extra-scuola, prevedendo indirizzi di studio minimalisti e meramente
esecutivi.
Per gli alunni, si ribadisce la centralità dell'"alternanza
scuola-lavoro", in una forma scoperta di apprendistato gratuito, con
flessibilità fino al 40% del monte orario, con presenze pomeridiane
vincolanti per docenti ed Ata, "contratti d'opera" offerti dalle
imprese tramite loro "esperti", la valutazione dello studente
come "bilancio di competenze" in base ad una presunta "cultura del
lavoro". E l'"alternanza" viene introdotta con una tesina all'esame di
Maturità, per sostenere il quale è obbligatorio aver svolto gli assurdi
quiz Invalsi, pur non inseriti nell'esame e tolti da quello di
Terza media, grazie alla nostra mobilitazione di questi anni. In quanto
poi al 'sistema integrato 0-6 anni', unificando, sotto l'egida degli
Enti Locali, asili-nido, scuole materne comunali e dell'Infanzia
statali, abbassa notevolmente il livello della scuola dell'Infanzia
pubblica (una delle migliori del mondo), con gravi rischi per i ruoli
delle insegnanti, creando caos gestionali in scuole primarie già
sovraccariche di pesi e di ruoli, visto che i "poli per l'infanzia"
accoglierebbero in un unico plesso o in edifici vicini bambini/e fino a
sei anni di età nel quadro di uno stesso percorso educativo. Non ci
sarà la "generalizzazione della scuola dell'Infanzia", né la sua
"statalizzazione", né la "gratuità" per le famiglie.
Insomma, queste deleghe aggravano le disastrose brutture della legge
107, dal famigerato "bonus" per i docenti "meritevoli" (i cui nomi i
presidi tengono nascosti) allo strapotere dei presidi, dalla truffa di
un "organico di potenziamento" utile solo a ingigantire la
conflittualità tra docenti, ai ricatti pesanti sulla mobilità e
sull'organico triennale, fino all'obbligo di "un'alternanza
scuola-lavoro" che mescola l'apprendistato gratuito ed inutile e la
cialtroneria di accordi con aziende "amiche". Il tutto provocando
un'ulteriore, drammatica dequalificazione del lavoro degli insegnanti,
sempre meno educatori e sempre più "operai intellettuali" flessibili e
tuttofare, a drammatico compimento di un ventennio di
immiserimento materiale e culturale di una scuola che si vorrebbe
"azienda" innovativa e che per lo più appare "bottegaccia" cialtrona,
arruffona, gestita da presidi-padroni arroganti e incompetenti.
Come docenti ed Ata, con il contributo di studenti e cittadini che
hanno a cuore la scuola pubblica, abbiamo non più di tre mesi di tempo
per respingere queste deleghe e nel contempo far cancellare almeno i
punti più disastrosi della 107. Per questo ci assumiamo la
responsabilità di convocare per il 17 marzo lo sciopero generale della
scuola, facendo appello a tutti i sindacati che si oppongono alla legge
107 e alle deleghe affinché convochino anche essi lo sciopero nella
stessa data, per avere un ampio fronte unitario che faccia saltare
anche i nuovi "giochi di ruolo" concertativi tra i sindacati
"rappresentativi" e la ministra Fedeli, il cui massimo titolo, che ne
ha determinato la scalata al MIUR, appare proprio il suo passato ruolo
di segretaria generale della Federazione dei Tessili CGIL. Stabiliremo
nei prossimi giorni come manifesteremo nella giornata del 17 marzo.
Con lo sciopero del 17 marzo, oltre al ritiro delle deleghe, vogliamo
che:
1) la mobilità sia gestita con titolarità su scuola, eliminando gli
incarichi triennali (anche non rinnovabili) decisi dal preside, e
garantendo la continuità a tutti i docenti;
2) i fondi del sedicente "merito" , della Carta del docente e del Fondo
di istituto siano destinati alla contrattazione nazionale per un
aumento che, insieme a rilevanti fondi da stanziare per il
contratto, garantisca a docenti e Ata il recupero almeno di quel
20% di salario perso nel più lungo blocco contrattuale della storia
della Repubblica;
3) venga cancellato il "welfare contrattuale", che destina parte degli
aumenti a diritti sociali che devono essere garantiti dallo Stato;
4) siano assunti i precari - docenti ed ATA - con almeno 36 mesi di
servizio su tutti i posti disponibili in organico di diritto e di
fatto;
5) venga bloccata la manovra sulle "reti di scuole", ampliato
l'organico ATA, re-internalizzati i servizi di pulizia, eliminato il
divieto di nominare supplenti per gli amministrativi e tecnici anche
per periodi prolungati, e nominati i supplenti per i collaboratori
scolastici anche per i primi 7 giorni, resa giustizia agli ATA ex-Enti
locali;
6) sia ridata alle scuole superiori la libertà di istituire o meno
l'"alternanza scuola-lavoro" e di determinarne il numero di ore,
cancellandone l'obbligo;
7) vengano eliminati i quiz Invalsi come strumento per valutare scuole,
docenti e studenti;
8) sia restituito ai lavoratori/trici il diritto di partecipare ad
assemblee indette da qualsiasi sindacato e applicato un sistema
proporzionale di voto senza sbarramenti per l'accesso ai diritti
sindacali, con un voto a livello di scuola e uno nazionale per
determinare la rappresentatività dei sindacati ai due livelli.
Piero Bernocchi portavoce
nazionale Cobas
Stefano d'Errico
segretario nazionale Unicobas
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