
Valutazione formativa. La valutazione come aiuto
Data: Mercoledì, 18 gennaio 2017 ore 07:30:00 CET Argomento: Redazione
La valutazione
formativa non ha come oggetto diretto il profitto
scolastico, ma la relazione pedagogica del processo formativo, che
viene
valutata per poterla migliorare in modo che l'alunno sia aiutato a
identificare, a superare le sue difficoltà e a progredire. "La
valutazione formativa mira a consentire all'alunno di sapere perchè è
riuscito in un caso e non in un altro. (.....) L'obiettivo di questo
tipo
di valutazione è in effetti di confrontare l'alunno con se stesso e di
aiutarlo a compensare le difficoltà identificate da lui e per
lui" (De Peretti). E' la volontà di favorire e sostenere gli
apprendimenti degli alunni a caratterizzare la valutazione formativa.
Lo
scopo della valutazione formativa è quello di aiutare ciascuno alunno
ad apprendere e non quello di rendere conto agli altri del suo
rendimento.
La valutazione formativa è essenzialmente un'operazione di natura
pedagogica;le funzioni annesse sono, secondo Hadji, quelle di
:Rassicurazione(sostenere la fiducia in sè
dell'alunno); Assistenza(fornire dei riferimenti, dare dei punti
d'appoggio per progredire); Feed-back(dare al più presto possibile
un'informazione utile sulle tappe raggiunte e sulle difficoltà
incontrate);Dialogo (nutrire un vero dialogo insegnante-alunno,
fondandolo su dati precisi). La valutazione formativa è una valutazione
del durante e non del dopo; ha la funzione di migliorare, orientare e
controllare il processo di apprendimento, il comportamento dell'alunno
e dell'insegnante nella prospettiva della padronanza degli obiettivi di
apprendimento. Ha un'intenzione di aiuto individualizzato, ma anche di
specchio per il docente. Il successo dell'apprendimento è un risultato
che si deve alle procedure di correzione e di aggiustamento continuo
del processo di formazione, nei casi in cui si riscontrano delle
difficoltà. La valutazione formativa è pensata come contributo alla
regolazione degli apprendimenti e come contributo alla regolazione
dell'insegnamento. Si fonda sulla confidenza e non sulle minacce, sulla
cooperazione tra docenti e alunni.
Altro è, però, la regolazione del processo di apprendimento (intervento
sui processi intellettuali dell'alunno), altro la regolazione delle
condizioni dell'apprendimento (motivazione, partecipazione,
strutturazione
del compito e delle situazioni didattiche). "La regolazione non è un
momento specifico dell'azione pedagogica, ma una sua componennte
permanente"(Ph. Perrenoud). La regolazione messa in atto
dall'insegnante
ha un senso se ispira e sostiene la regolazione del processo di
apprendimento che deve mettere in atto l'alunno.
L'osservazione formativa
Per Perrenoud per avere un'educazione su misura è meglio parlare
di osservazione formativa più che di valutazione formativa
"L'osservazione formativa è un affare tra insegnante e alunno. E' una
dimensione del rapporto educativo, la cui forma e intensità variano in
funzione delle difficoltà e dei bisogni. (. . . ) E' meglio parlare di
osservazione formativa piuttosto che di valutazione, considerato come
questo termine sia associato alla misura, alle classificazioni, alle
pagelle. (...) Osservare è costruire una rappresentazione realistica
degli apprendimenti, delle loro condizioni, delle loro modalità, dei
loro
meccanismi, dei loro risultati".
Che cosa si dovrebbe osservare nelle attività di apprendimento degli
alunni?Interesse e partecipazione, pertinenza degli
interventi;persistenza di automatismi impropri;modalità di esecuzione
dei compiti;grado di autonomia e spirito di collaborazione; difficoltà
a
trasferire;originalità;capacità di analisi e riflessiva etc. L'elenco
dei comportamenti da osservare è ancora più vasto e perfettibile e a
seguirlo si renderebbe impossibile questa operazione; è alquanto
ragionevole, pertanto, praticare l'osservazione in modo pragmatico
sulla
scorta delle esperienze fatte e delle necessità che emergono in
un preciso momento dell'attività di formazione. Se la valutazione
formativa deve avere una qualche efficacia, è necessario che si
intervenga subito e che si disponga di procedure snelle di lavoro.
L'osservazione non è una semplice registrazione, ma una raccolta
guidata e consapevole di dati, che va orientata secondo schemi,
concetti
e ipotesi precisi;non ci sono dati nudi e puri. La valutazione
formativa
non si riduce, però, alla sola osservazione, perchè essendo orientata
da
specifiche intenzioni, non puo'non preludere alla formulazione di un
giudizio. "L'osservatore costruisce l'oggetto della sua percezione
analizzandolo nello stesso tempo in cui lo registra. Il valutatore non
avendo come scopo semplicemente di vedere, ma di pronunciarsi su ciò
che
vede, tesserà con le sue parole una tela che articola dati osservabili
e idee, rappresentazioni, progetti, intenzioni etc per fare nascere del
senso"(Ch. Hadji). La valutazione formativa non si risolve tutta
nell'osservazione, ma questa ne è la dimensione più significativa e
imprescindibile.
Il ruolo dell'alunno
La valutazione formativa è un modello affascinante, ma non facile da
mettere in atto. Uno dei suoi principi costitutivi è che possa
svilupparsi solo con procedure in cui l'alunno deve partecipare e
dare il suo contributo. Il risultato di maggiore pregio che si deve
conseguire con la valutazione formativa è la capacità di
autovalutazione dell'alunno. Se l'apprendimento è per tutta la vita, è
fondamentale imparare a sapere gestire il proprio rapporto al sapere
sia in un contesto scolastico-formale, sia nell'ambiente sociale più
informale:per sapere valutare le proprie forze e i propri punti
deboli, per decidere le scelte delle tappe successive a quelle
raggiunte. L'autovalutazione è una pratica di valutazione, ma è anche
un'attività di apprendimento. E' apprendimento a sapere agire, a sapere
guidare meglio le proprie strategie d'azione e renderle più
efficaci. L'autovalutazione "è una maniera di incoraggiare gli alunni a
riflettere su ciò che hanno appreso, a cercare i metodi per migliorare
il proprio rendimento e a pianificare ciò che permetterà loro di
progredire e di raggiungere i propri obiettivi. In quanto tale essa
comprende competenze in termini di gestione del tempo, di negoziazione,
di comunicazione con gli insegnanti e con i pari, d'autodisciplina e in
più di riflessività, di spirito critico e di
valutazione"(P. Broadfoot). L'autovalutazione è il contributo più
cospicuo che l'alunno puo' dare alla valutazione formativa, ma non puo'
assorbire il contributo che spetta all'insegnante". Per praticare
l'autovalutazione è necessaria la trasparenza dei criteri di
valutazione: solo avendo una visione globale del compito da realizzare
e
degli obiettivi ad esso connessi e da realizzare gli alunni possono
sviluppare le competenze metacognitive indispensabili per gestrie
e padroneggiare tale compito.
Valutazione formativa e differenzazione
La valutazione formativa è funzionale alla differenzazione
dell'insegnamento per un'educazione su misura ed è naturale e
necessario che si eserciti soprattutto con gli alunni in
difficoltà, essendole connaturale non ricorrere a procedure
uniformi e standardizzabili. La valutazione formativa è comprensibile
dentro una scelta di individualizzazione dell'insegnamento e di
differenzazione degli interventi. Differenziare significa mettere in
atto procedure di trattamento delle difficoltà allo scopo di facilitare
il raggiungimento degli obiettivi dell'insegnamento; differenziare
significa privilegiare l'alunno, i suoi bisogni e le sue
possibilità;differenziare è avere cura della
persona; differenziare è tenere presente gli stili cognitivi degli
alunni per valorizzarne gli approcci a loro consueti. Nella pratica
della valutazione formativa trova una soluzione pedagogica ragionevole
la gestione degli errori. Bene compreso e interpretato l'errore puo'
diventare un'opportunità per la regolazione del processo di
formazione, perchè dà informazioni sul grado di padronanza raggiunto da
un alunno e sulle difficoltà che incontra nel processo di apprendimento
La valutazione formativa per essere efficace non puo' essere un
esercizio individuale di qualche isolato insegnante, nè essere
praticata solo per un tratto di tempo. Richiede continuità e
collegialità. Andare verso la valutazione formativa significa
rinunciare
a fare della selezione il nodo permanente del rapporto pedagogico. La
valutazione formativa non ha una vocazione selettiva e in qualche modo
suggerisce di sostituire una relazione potenzialmente conflittuale con
una fondata sulla cooperazione. E' l'uso che si fa delle informazioni
raccolte sulle attività dell'alunno a rendere formativa la
valutazione. "Ciò che è formativo è la decisione di mettere la
valutazione al servizio della crescita dell'alunno e di ricercare tutti
i mezzi suscettibili per agire in questo senso"(Ch. Hadji)
Valutazione formativa versus
valutazione sommativa?
Valutazione sommativa e valutazione formativa vanno distinte, ma non
contrapposte, anche perchè prima o poi viene posto il problema se
e come possano essere utilizzati i dati raccolti nell'esercizio della
valutazione formativa ai fini di un giudizio complessivo del rendimento
scolastico di un alunno. Operazione che si fa abitualmente a fine anno
di corso o a chiusura di un curriculum scolastico un po' dappertutto,
per tutti gli alunni, anche se con valenze pubblico-sociali diverse da
nazione a nazione e anche quando non si procede ad alcuna forma di
selezione. La difficoltà a far confluire i dati della valutazione
formativa in quella sommativa deriva dal fatto che la prima ha come
esigenza fondamentale quella di far progredire un alunno, mentre
l'altra
ha l'esigenza di classificarlo e di situarlo tra altri alunni.
Nascendo da intenzioni diverse e raccolti con metodologie proprie, che
sono quelle dell'osservazione, i dati della valutazione formativa non
possono essere utilizzati facilmente per farli pesare aritmeticamente
nella valutazione sommativa. L'approccio di questo tipo di valutazione
è
sostanzialmente qualitativo e i suoi risultati non si possono tradurre
facilmente in dati numerici, tali da permettere o la media o la
somma dei punti. Perrenoud suggerisce di tentare
un'armonizzazione senza calcoli specifici e precisi, basata
sull'esperienza. Altrimenti si corre il rischio di un disimpegno da
parte degli alunni a partecipare ad un'attività che non contrebbe
nulla ai fini dalla valutazione finale, alla quale si dà ancora un
grande valore. La valutazione formativa è un'innovazione di costume e
non sempre incontra i favori degli alunni e delle famiglie, abituati e
spinti dall'utilitarismo di moda e di massa a considerare più il valore
formale e pubblico del voto ai fini della carriera scolastica, che non
il possesso reale di una competenza, di un sapere.
"La valutazione formativa è ancora allo stadio dell'utopia, certamente
importante, ma utopico"(Ch. Hadji). Merita di essere considerata un
ideale perchè"si mette deliberatamente al servizio di
un fine che le dà senso, divenendo un momento determinante dell'azione
pedagogica; essa si propone sia di contribuire ad una evoluzione
dell'alunno, sia di dire lo stato attuale della cosa. "(Ch. Hadji). I
modelli ideali, però, fanno fatica a diventare operatori senza studio e
impegno ...
L'armonizzazione della valutazione formativa e della valutazione
sommativa rimane, pertanto, un'impresa artigianale, tendenzialmente
intuitiva. Forse solo col portfolio si puo' tentare l'impresa, se viene
esplicitamente costruito per rendere conto del progresso nella
padronanza di un sapere. Nella valutazione formativa
pervale, tuttavia, la prospettiva della regolazione e dell'aiuto; nella
valutazione sommativa il riconoscimento sociale degli apprendimenti, le
esigenze di attestazione e di certificazione.
Raimondo Giunta
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