Il Liceo Artistico Emilio Greco ricorda l’imprenditore Libero Grassi
Data: Sabato, 05 novembre 2016 ore 09:00:00 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Ci sono uomini che non muoiono mai. Che rimangono con noi, anche quando non ci sono più, anche quando per loro "sono passate le cose di questo mondo", quando si "ferma la luce, e il cuore". Perché le loro idee continuano con noi, restano in noi, vivono dentro di noi, "camminano sulle gambe di altri uomini". E le loro idee, le loro visioni, hanno dato un senso alla loro vita. E anche alla nostra. Non hanno indossato nessuna divisa, non sono stati magistrati, giornalisti, carabinieri, poliziotti. Sono stati solamente dei normali cittadini, dei valenti lavoratori, delle persone perbene, che hanno pagato con la vita l'attaccamento ai valori della legalità, del rispetto delle regole, del principio di giustizia, hanno difeso la loro dignità, il loro lavoro, la loro famiglia, la loro vita. Per questo sono stati uccisi, per aver compiuto il loro dovere di uomini liberi fino in fondo. Uno di questi è Libero Grassi.

Vissuto un poco su questa piccola terra e ucciso per aver detto no al potere mafioso. E il Liceo Artistico Statale "Emilio Greco", della sede di San Giovanni La Punta, ha organizzato una serie di incontri, coordinati dal prof. Giuseppe Di Giovanni, responsabile delle sedi distaccate, con l'attore Adriano Chiaramida (nei panni di Libero Grassi), per presentare "Io sono Libero", una docufiction che mescola scene recitate da attori con interviste e immagini di repertorio, sulla vita e l'impegno alla lotta alla mafia del'imprenditore palermitano, che nel 1991 pagò con l'estremo sacrificio questo suo atto di coraggio.

Libero Grassi è stato un imprenditore palermitano, ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991, per non aver voluto pagare il pizzo e per aver denunciato i suoi estorsori. Nacque a Catania nel 1924, da una famiglia antifascista, a otto anni si trasferì a Palermo, dove studiò al liceo Vittorio Emanuele, nel 1942 si trasferì di nuovo con la famiglia a Roma, dove studiò inizialmente Scienze Politiche. Per evitare di combattere nella Seconda Guerra Mondiale, Grassi entrò pure in seminario. Dopo la fine della guerra tornò a Palermo e si iscrisse a Giurisprudenza. All'inizio degli anni Cinquanta Libero Grassi mise in piedi un'azienda a Gallarate, in provincia di Milano, con il fratello Pippo, e si inserì nell'ambiente della borghesia industriale milanese. Ritornato a Palermo, fondò un'azienda tessile, specializzata nella produzione di biancheria intima, raggiungendo un notevole successo.

Negli anni Sessanta Grassi si impegnò pure in politica, diventò un editorialista per diversi giornali siciliani ed entrò nel Partito Repubblicano Italiano. Intorno alla metà degli anni Ottanta arrivarono le prime minacce estorsive della mafia palermitana, Grassi si rifiutò di pagare il pizzo e alcuni suoi dipendenti vennero rapinati e gli estorsori arrestati. Nonostante i problemi economici, l'azienda di Grassi era tra le più importanti in Italia nel settore della biancheria intima. Il 10 gennaio 1991, Libero Grassi pubblicò sul "Giornale di Sicilia" una lettera in cui motivava il suo rifiuto a pagare i 50 milioni di lire chiesti da Cosa Nostra, dal titolo, "Caro estortore", «Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere... Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli come lui».

La mattina seguente consegnò le chiavi dell'azienda alla polizia, chiedendo loro protezione. La notizia fece uno scalpore incredibile, mai nessuno aveva osato tanto! L'11 aprile 1991 Libero Grassi fu ospite di Samarcanda, la nota trasmissione che conduceva allora Michele Santoro su Rai Tre, dove spiegò: «Io non sono pazzo, non mi piace pagare, è una rinunzia alla mia di dignità di imprenditore». Dopo l'intervista, Grassi diventò famoso in Italia per la sua ferma e decisa opposizione alla mafia. Pochi mesi dopo quell'intervista, la mattina del 29 agosto 1991, mentre andava a lavorare a piedi alle sette e mezza di mattina, poco distante da casa sua, Libero Grassi venne ucciso a colpi di pistola. Il 20 settembre di quell'anno Michele Santoro e Maurizio Costanzo organizzarono una memorabile serata dedicata al sacrificio di Libero Grassi, congiuntamente sulle reti Rai e Mediaset.

Dopo oltre venticinque anni il suo sacrifico non è stato vano! E anche la scuola ha il dovere di ricordare e di raccontare alle giovani generazioni il sacrificio di un uomo normale che pagò con la vita il coraggio di vivere libero. Perché un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità!

Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it





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