Scuole paritarie 'libere di ... morire'
Data: Lunedì, 17 ottobre 2016 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Il futuro della scuola cattolica è stato il tema dell'incontro promosso dal Rotary Catania Ovest e dopo il saluto del presidente, notaio Carlo Zimbone, ha preso la parola Fratel Donato Petti, direttore de "La rivista Lasalliana", già Visitatore Provinciale dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Con animata passione è stato analizzato il problema dell'eutanasia della scuola cattolica, constatando che in questi ultimi tre anni sono state chiuse ben 429 scuola cattoliche ed ogni anno si riducono i numeri dei frequentanti, rendendo instabile e insicuro il servizio scolastico di tanti docenti. La crisi delle vocazioni, la difficile situazione economica, la crisi della famiglia che si sfalda e perde i punti di riferimento, barattando la responsabilità educativa, sono tutti elementi che rendono complessa la situazione della scuola libera in Italia.

Negli altri Stati europei la libertà di educazione è riconosciuta, valorizzata e sostenuta, come in Svezia, in Irlanda, in maniera completa, così pure in Austria, in Belgio, in Inghilterra, in Francia, in Spagna e la Germania, anche mediante convenzioni particolari, che prevedono il sostegno economico alle scuole libere.
La constatazione che il costo di uno studente della scuola statale ammonta a circa seimila euro l'anno, mentre nella scuola cattolica è notevolmente inferiore, dovrebbe far riflettere che, considerando il valore del costo standard per alunno lo Stato potrebbe beneficiare di un risparmio di 17 miliardi l'anno.

In un discorso tenuto a Treviso Matteo Renzi ha dichiarato che "si aprirà un tavolo", riferendosi in particolare alle scuole materne. La Costituzione, spesso invocata come garanzia dei diritti all'art. 34 è chiara: "L'istruzione inferiore per almeno otto anni è obbligatoria e gratuita".
Non si possono adottare due pesi e due misure e mentre si accendono le piazze. I cortei studenteschi, proclamano i rituali slogan di opposizione e di condanna nei confronti del Governo.

Il Sottosegretario Gabriele Toccafondi ha spiegato lo stato dei fatti: dopo la legge Berlinguer n.62 del 2000, la parità scolastica ha ottenuto un riconoscimento giuridico, ma non economico. La legge dice che la scuola è tutta pubblica e che si divide fra statale e non statale, ma per molto tempo ha rischiato di rimanere un'affermazione soltanto di principio. Noi abbiamo dato una svolta vera con segnali precisi che vanno in quella direzione.

Quando si parla di parità scolastica c'è un mondo trasversale che la identifica nei diplomifici e nei collegi esclusivi, nella scuola privata, nella scuola confessionale. Le barricate sono molto alte e trasversali. Sono posizioni proprie di una certa sinistra, dei 5 stelle, che non fanno mistero della contrarietà a destinare risorse. Noi facciamo fatica a far comprendere che i 500 milioni di euro previsti per le scuole paritarie sono una piccola briciola rispetto ai 40 miliardi che si spendono per le scuole statali che spesso non funzionano e cadono a pezzi.
Il contributo medio di circa 500 euro per bambino non regge al confronto della spesa statale di 6 mila euro annui che lo Stato investe per ciascun alunno.

Nel 2016 il contributo statale è stato aumentato di 12 milioni di euro per 12.000 studenti disabili, erogando 1000 euro a ragazzo con disabilità, mentre la scuola cattolica per assicurare il docente di sostegno, diritto dello studente, spende 22-24 mila euro.Il contributo per le scuole dell'infanzia e primaria non sono un regalo alla scuola privata ma sono un contributo alla parità scolastica e per di più soltanto fino a Reggio Calabria. In Sicilia ci sono altre regole di autonomia, che assegnano i resti del bilancio, quando ci sono i resti.
Manca la progettualità triennale e la sicurezza di continuità del servizio, richiesta presentata alla Regione, ancora in attesa di deliberazione.

Se le scuole paritarie dovessero chiudere domattina occorrerebbero altri 6 miliardi di spesa, Lo sanno di Deputati e le forze politiche di Governo e di opposizione?.
Si tratta di13.000 scuole, con 970.000 studenti, di 120-130mila fra docenti e personale non docente.
Quando chiude una fabbrica si scende in piazza, si protesta, si chiede giustizia, quando chiude una scuola, anche storica e gloriosa, cala il silenzio e la coltre della trascuratezza copre ogni cosa.

Eppure è un servizio che viene meno, uno spazio educativo che viene negato, una luce che si spegne.
La libertà di educazione è un diritto sancito dalla Costituzione, è stato ribadito nel corso dell'incontro, e come sono state riconosciute "leggi di civiltà": l'aborto, l'eutanasia, le unioni civili, perché non riconoscere nella pratica la libertà di educazione e l'esercizio dei genitori di scegliere la scuola adatta per i propri figli, senza dover pagare due volte il servizio scolastico?

La scuola paritaria è una delle due gambe del sistema pubblico dell'Istruzione. Quella statale, con 9 milioni fra bambini e ragazzi, quella paritaria, con circa 1 milione. Se cede una delle due gambe, cede il sistema.
L'effettiva parità oltre che normativa deve essere anche economica ed allora si potrà meglio contare sulla qualità e l'efficienza dei servizi.

Nel corso del dibattito sono intervenuti l'Ing. Costanzo, Mons. Calambrogio, Fratel Stefano Agostini, direttore del Leonardo da Vinci, don Salvatore Mangiapane, presidente della Fidae, Suor Agnese dell'Istituto San Giuseppe, l'avv. Vincenzo Martines presidente degli ex allievi salesiani, il giornalista Luigi Ronsisvalle, il Prof Andrea Bettedini dell'Università di Catania e della Cattolica di Milano, un docente dell'Istituto San Giuseppe.
Parlare del costo standard per studente di circa 4.500 annui vorrebbe dire mettere in discussione l'intero sistema scolastico ed occorrerebbe portare avanti una battaglia com'è avvenuto con la "legge Cirinnà" per le unioni civili, vittoria e conquista delle sinistre a beneficio di un numero inferiore alla popolazione scolastica presente e futura che potrebbe beneficiare di tale servizio.

Dopo 70 anni d'immobilismo, lo Stato inizia a riconoscere qualcosa alla famiglia che spende per l'educazione del proprio figlio in una scuola paritaria. Portare in detrazione Irpef 400 euro di retta, risparmiando circa 80 euro fiscalmente effettive l'anno, è da considerarsi soltanto come un simbolo di attenzione, perché sarebbe giusto detrarre l'intera cifra della retta scolastica.

Questo mondo di 13mila scuole, 120mila lavoratori e quasi un milione di bambini e ragazzi hanno bisogno di serietà, ma soprattutto di certezze.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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