La mia cantina, la scuola e il tesoro più grande ...
Data: Domenica, 18 settembre 2016 ore 09:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Erano anni che non mettevo un po' d'ordine nella vecchia cantina di casa mia. A furia di conservare tutto s'era riempita sino all'inverosimile e non c'era più spazio neanche per muoversi o per cercare qualcosa. E chi si ricordava più delle tante cose che v'erano conservate! C'andavamo di tanto in tanto, solamente per prendere il vino dalla piccola botte, l'aceto dalla damigiana, o l'olio dalla vecchia giara della nonna. Poi, per altro, quasi nessuno c'andava più, nessuno ci metteva piede da tempo immemorabile. Ed erano tante, troppe le cose accatastate alla rinfusa, con quel "vizio" che abbiamo sempre avuto noi in famiglia di conservare tutto, "savva 'a pezza ppi quannu veni 'u puttusu", soleva sempre dire mia mamma, forse per voler "giustificare" questo nostro strano "vizio".

E lei, per prima, aveva l'abitudine di conservare in quel luogo di tutto e di più, stoffe, panni, scampoli, abiti dismessi di tutti i componenti della famiglia, rimanenze di tessuti, ritagli di federa, pezzi di antichi centrini, prodotti di merceria, sagome di costumi di carnevale di mio fratello, lenzuola della nonna, coperte, cuttunati, rimanenze di vestiti militari di mio zio, bottoni di tutte le misure e di tutti i colori, e poi ancora mille cianfrusaglie varie. Io, invece, per conto mio, avevo conservato tutti i libri della mia "lunghissima" carriera scolastica, gli abbecedari delle elementari, i libri, le antologie, gli atlanti, i quaderni, gli appunti, le fotocopie, i diari scolastici "con dedica", i libretti per le giustificazioni, e poi i giornali degli avvenimenti più importanti della storia d'Italia e del mondo, dalla morte di Papa Paolo VI, al rapimento di Aldo Moro, dall'elezione di Karol Wojtyla alla Cattedra di San Pietro, alla prematura scomparsa del compianto papa Luciani, e poi i ritagli dei quotidiani delle notizie paesane, della travagliata storia di Misterbianco, dei risultati elettorali degli ultimi decenni, e poi ancora volantini, manifesti, dépliant, i giornali che narravano della mia fulminea "carriera politica" e delle tante iniziative culturali realizzate nel corso degli anni.

E poi c'erano nascosti, sotto montagne di polvere, i microfoni, l'impianto fonico e gli altoparlanti usati per le tante campagne elettorali, e le vecchie bandiere con il simbolo della "Quercia". E tant'altro ancora. E mio padre, cosa conservava? Tutti i suoi arnesi da lavori, logori dal tempo e dalla fatica, zappe, zappette, falce, pale, tridente, cacciaviti, bulloni, tubi da cento, pompa e moto pompa, cassette di legno e di plastica per la raccolto delle olive, e poi bottiglie e bottiglioni, bilance e bilancine, panari e sacchi di juta.
Sotto un anfratto scorsi persino il grande ritratto di Stalin, ricevuto in "dono", in fretta e furia, dai dirigenti della sezione del PCI del mio paese, che se ne stava in "buona compagnia" con i ritratti dei miei nonni materni, i "numi tutelari" della nostra famiglia.

Cosa si saranno detti!? Bo!? Chi mai lo saprà! E poi, ancora sedie, sgabelli, sedie a sdraio, trespoli in ferro, scale di legno, mobili vecchi! Insomma, come diciamo dalle nostre parti,... c'era 'u beni 'i diu! Proprio una gran confusione! Ed io ho "sacrificato" l'intera estate, le sospirate vacanze estive, "nascosto" come un topo nella cantina, per sbarattari, per cercare di sistemare, di ordinare, di conservare le cose che ritenevo utili e interessanti, e di buttare in discarica tutto il resto.

Forse, in cuor mio, tra tutto quel "manicomio" chissà quali tesori, quali oggetti di valore, quali beni preziosi volevo trovare! Chissà cosa cercavo,... chissà cosa fantasticavo! Ma ad un tratto, scaminannu sotto una catasta impolverata di vecchi abbecedari di scuola mi ritrovai improvvisamente tra le mani una busta rossiccia, rosicchiata agli angoli dal tempo e dai topi, con in bella mostra il timbro dell'istituto dove avevo passato gli anni spensierati dell'adolescenza, indirizzata a mia mamma. Così con le mani tremolanti dalla curiosità e dall'emozione la aprii con cura per non danneggiarla, e lessi: "La S. V. è convocata per il Consiglio di Classe, in qualità di rappresentante dei genitori della classe...". Mia mamma "rappresentante di classe"!?

E chi se lo ricordava più che lei era stata la rappresentante dei genitori della mia classe!? Quanta emozione ho provato! Era forse questo il tesoro che avevo tanto cercato!? L'amore di un genitore che si traduce in impegno, dedizione, partecipazione, corresponsabilità per seguire da vicino il proprio ragazzo, per aiutarlo a crescere; dare tutto il proprio tempo al figlio per accompagnarlo nella crescita, nella formazione e nell'educazione in "sinergia" con la scuola, la più importante "fonte" d'istruzione e d'educazione della società.

E ad un tratto mi sovvennero le "elezioni per il rinnovo degli organi collegiali" che si svolgono ogni anno nelle mie classi, disertati, quando va bene, dai trequarti dei genitori degli alunni, trascurati come un "rito" noioso, o peggio, come qualcosa di fastidioso, comunque un inutile perditempo per tutti. E all'improvviso mi sovvenne la poesia "Il tesoro", di Giovanni Pascoli, che mia mamma "teneva a mente" dai tempi delle elementari e che mi recitava spesso, e ogni volta si commuoveva, fin quasi alla fine dei suoi giorni:

"C'era una volta un vecchio / contadino / che aveva un suo campetto e la sua / marra / e tre figlioli. / Giunto al lumicino, / volle i suoi tre figlioli accanto al / letto. / «Ragazzi - disse - vado al mio destino / ma vi lascio un tesoro: è nel / campetto». / E non poté dir altro, o non volle. / A mente i figli tennero il suo detto. / Quando fu morto, quelli il piano, il / colle / vangano, vangano, vangano; invano / voltano al sole e tritano le zolle: / niente! Ma, pel raccolto, quando il / grano / vinse i granai, lo videro il tesoro / che aveva detto il vecchio; era in lor / mano, / era la vanga dalla punta d'oro".

Era proprio questo il vero tesoro che tanto avevo cercato quest'estate tra le "cianfrusaglie" della mia cantina!
Questo il bene più grande per un figlio, "era la vanga dalla punta d'oro". E tutto l'amore d'una mamma.

Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it





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