L’Elogio dell’Insegnante. Non semu tutti ‘i stissi!
Data: Domenica, 11 settembre 2016 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


L’insegnante non conosce la burocrazia e non s’intende di codici, non sa nulla dell’apparato e dei cavilli del potere, non comprende le postille e i linguaggi cifrati, non è un azzeccagarbugli; ma ha imparato a sue spese le leggi della natura, il segreto moto del cuore dell’uomo, l’intimo mistero d’ogni cosa, e ne fa dono, ogni giorno, ai suoi ragazzi. Gli insegnanti non ricordano le ingiustizie, le insidie, le iniquità, le contese, le invidie, ma conoscono benissimo tutte le coniugazioni del dovere e del sapere, del donare e del capire, dell’impegno e del sacrificio, del lavoro e della solitudine. L’insegnante è un maestro perché è custode d’un messaggio che porta in dono, e pesa le parole perché sa che possono cambiare il mondo e il futuro dei suoi ragazzi.

L’insegnante è un profeta perché indica la via, il buon cammino, il giusto sentiero, il più difficile, il più faticoso, ma il più sicuro, che conduce alla meta.
L’insegnante è un “buon padre di famiglia” perché conosce tutti i suoi alunni, e non fa distinzione alcuna tra i “primi” e gli “ultimi”, piuttosto parte sempre dagli ultimi per arrivare ai primi, e proprio con gli ultimi misura il valore del suo lavoro.
L’insegnante è uno scrittore perché trasforma le parole in carne e sangue e i libri in palestra di vita e di speranza, e lancia la penna oltre la barricata.

L’insegnante è un poeta perché parla con l’innocenza di un bambino e con la saggezza dei vecchi, e ad ognuno dà la giusta risposta, e cerca insieme a tutti la soluzione di ogni problema.
L’insegnante è un politico perché pensa al futuro dei ragazzi, a come saranno, a cosa faranno, a cosa li attende; pensa alle nubi nei tramonti d’autunno, alle bufere nei mattini d’inverno, agli arcobaleni nei giorni d’estate, e infonde coraggio a tutti.
L’insegnante è un attore perché con la forza della voce “segna” le menti dei ragazzi e apre orizzonti e convincimenti nuovi.
L’insegnante è uno psicologo perché “scende in profondità” nelle curve segrete del cuore e scopre sorgenti d’acqua pura e passioni mai comprese e accende tumulti e speranze.
L’insegnante è uno storico perché ha confidenza con il passato, senza perdere di vista il presente e il futuro, e conosce gli errori degli uomini e li misura, con indulgenza.

L’insegnante è un contadino perché semina e miete al punto giusto, e sa raccogliere, quando è l’ora di raccogliere, né prima, né dopo. E sa anche che il chicco di grano può cadere pure nel lòglio o tra le spine, ma con una buona “zappata” può salvare il frutto e l’annata. Perché, come dicono i nostri vecchi contadini, “ognunu azzappa la so’ vigna, cu bonu azzappa bonu vinnigna!”.

L’insegnante è un santo perché sa aspettare un anno intero per vedere un bocciolo fiorire, il più “tosto” della classe, proprio quello dell’ultimo banco che entra sempre alla seconda ora, senza giustificazione, che si nasconde tra lo zainetto e un impreparato, quello su cui nessuno ci scommetterebbe un soldo, e da cui un bel mattino arriva la giusta soluzione.

La scuola non è fatta per le eccellenze, è fatta per tutti, per i primi e per gli ultimi, soprattutto per chi ha difficoltà e per chi ha bisogno. Eccellenti, piuttosto, devono essere i professori, pronti al dovere e disponibili con tutti. Anche se, lo sappiamo, l’insegnante è soltanto un uomo normale, “ceto medio”, quasi banale, con la camicia sgualcita e il golfino sempre uguale, la macchina azzurrina, la borsa stagionata, che nel corso della sua vita cambia più scuole che calzini, che vive ogni giorno con la migliore gioventù che gli poteva capitare.

In fondo, a volerci ben pensare, è proprio questo il vero “tesoro” degli insegnanti, ... ca non semu tutti ‘i stissi ...

Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it





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