Le assunzioni a rischio non dipendono dai ricorsi ma dalle incapacità del MIUR!
Data: Venerdì, 19 agosto 2016 ore 08:00:00 CEST Argomento: Sindacati
E' di oggi
un articolo di Repubblica che scredita ancora una volta le
migliaia di docenti che grazie ad un ricorso hanno potuto ottenere il
dovuto riconoscimento professionale, dopo anni di negazione e
disconoscimento. Lo fa indirettamente, è vero, ma senza troppe
spiegazioni alimenta scontri di categoria che già sono penosi se
condotti da chi ha da decenni subito le scriteriate politiche di
reclutamento imposte dallo Stato attraverso il MIUR. Perché ventimila
docenti della scuola dell'infanzia, che si ritiene siano scalzati dalle
migliaia di ricorrenti immessi dal Consiglio di Stato nelle Gae siano
rimasti parcheggiati per anni senza essere stabilizzati viene
bellamente taciuto. Non è forse perché anche questi docenti sono stati
vittime del precariato?
Lo Stato, per risparmiare, non ha assunto per anni, lasciando nel limbo
del precariato stuoli di docenti, per biechi motivi di risparmio. Un
precario costa molto alla società e a se stesso ma meno allo Stato, è
un dato oggettivo.
E i vincitori del concorso 2012? Molti, esattamente come i ricorrenti
di oggi, hanno visto la loro partecipazione al concorso o la presenza
nelle graduatorie di merito o addirittura l'immissione il ruolo
esattamente allo stesso modo di chi oggi preme sulle Gae, con un
ricorso, ma anche questo non viene detto. Come non viene detto che chi
è in graduatoria di merito oggi lo è per grazia politica ricevuta,
perché il concorso Profumo non abilitava, ma immetteva in ruolo solo i
vincitori. Finiti i posti, anche se eri idoneo, finiti i giochi.
Nessuna abilitazione, quindi, come da bando, e nessun posto riservato.
La politica ha ribaltato tutto, alimentando nuove disparità, come al
solito. Ma oggi loro sono protetti da un diritto, sebbene non
abilitati, e gli abilitati sono fuori da tutto, sempre per volere
politico. Ma chi si scanna, chi si fa la guerra continua ad essere la
povera gente, gli uni contro gli altri armati, inconsapevoli o
dimentichi di come sono andate davvero le cose. Oppure fanno finta di
non ricordare, perché conviene.
Quando la posta in gioco è bassa, questo è il risultato: una faida
inutile quanto penosa tra persone che dovrebbero invece coalizzarsi
contro il nemico comune. Non credo ci sia altro da dire, i fatti
parlano da soli, quando si ha l'onestà intellettuale di guardarli nella
loro concretezza storica, non falsati dall'interesse di parte. Dal
canto nostro, non finiremo mai di combattere per ristabilire
equilibrio, aspirando alla più ambiziosa delle possibilità: il
riconoscimento di tutti i professionisti della scuola,
indipendentemente dalle condizioni che, loro malgrado, subiscono, senza
distinzione di categoria e modalità di valutazione, di abilitazione e
di localizzazione geografica.
Diversamente, la stampa nazionale, al pari della politica, attuano la
vecchia strategia del "divide et impera" alla quale molti, purtroppo,
continuano ad abboccare.
Valeria Bruccola, Coordinatrice
Nazionale Adida
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