
Ludo ... tam gnosco. Don Milani e i 'profeti' del rinnovamento
Data: Venerdì, 29 luglio 2016 ore 07:30:00 CEST Argomento: Istituzioni Scolastiche
Quando qualche anno
fa ho avuto modo di esprimere parole di
sconforto causate da tumultuosi accadimenti scolastici, non avrei
mai pensato che, rispetto a quelle dolenti note, avrei esperito nel
corso di quest'anno una visione del "fare scuola" serena,
gioiosa, aperta alle galassie del dialogo che la Preside Cinthia
D'Anna (esperta della dimensione ludica del "conoscere" e dunque
dirigente sensibile e preparata) ha rivelato di possedere come
prerequisito indispensabile per il buon governo della nostra
comunità scolastica. In quelle tristi circostanze scrivendo "semi di
speranza ... non terra bruciata"stigmatizzavo alcuni
atteggiamenti dirigenziali avvilenti, pregiudizievoli e
infelici, da me vissuti nell'arco di un
biennio tutto da dimenticare e rievocavo la
lezione di Don Milani che, additando ad un modello di
scuola pubblica diverso da quello ingessato, classista,
fino ad allora praticato, aveva ispirato, nel corso
di ben due Repubbliche, le scelte didattiche di
intere generazioni di docenti e dirigenti preoccupati di
garantire l'applicazione del motto "Diritto allo studio" per
tutti.. e non solo per i ceti più abbienti della nostra
società. Scelte forse oggi anacronistiche e distanti anni
luce dalla scuola della "buona" e "bella" docenza...
digitalizzata, aggiornata, plurititolata,
pluricompetente, vero trofeo di un "riformismo" rampante
e, a mio giudizio, altamente pervasivo... ancorchè persuasivo.
La scuola dei "kaloikaiagatoi" li avrebbero chiamati gli
antichi greci..."optimates" gli antichi latini. "Bontà e bellezze"
didattiche e metodologiche che lasciano indietro docenti
attempati, brizzolati, acciaccati da colpi di frusta e
frustra.. che hanno lottato e lottano
ancora per l'affermazione di una cultura in grado di
far pensare, riflettere, crescere, una cultura
in grado di costruire senso critico, coscienze, speranze e
di far maturare nello studente il "cittadino" piuttosto che
il beota. ...Docenti il cui obiettivo finale era ed
è quello di promuovere la "qualità" della vita scolastica
nel suo complesso per realizzare quello "stare bene a scuola" che
favorisce il senso di gratificazione capace di produrre benessere
psico-fisico, in grado di rendere più produttivo oltre che più
socialmente valido il rapporto interpersonale e con le
Istituzioni.
Lo "star bene con se stessi per stare
bene con gli altri" era una formula Il
cui comune denominatore era quello di parlare alle
coscienze dei giovani per formarle ai valori della vita, della pace,
della solidarietà; ci si serviva di piani strategici di Educazione alla salute ed educazione alla Legalità che
diventavano obbligatori in tutte le scuole del
"Regno" più di quanto non lo fossero i "progetti
di indirizzo" che
nella "buona" scuola hanno la priorità sui primi, finalizzati come sono
a certificare successi, buoni solo per le griglie INVALSI e
per chi le predispone.
E, a proposito di formule, mi tornano in mente le parole del compianto
Preside Sebastiano Fresta (medaglia di benemerenza della
P.I.) che dall'alto della sua quarantennale esperienza
negli anni '90, a proposito del rinnovamento della scuola e dei
suoi "profeti" osservava ironico "... Corsi su
corsi di aggiornamento, proposte operative, elaborati piani
di lavoro ti fanno toccare con mano quanto sia ricca la fantasia dei
"Profeti" del rinnovamento della scuola; un rinnovamento fondato
esclusivamente su tecniche e metodiche astratte che non toccano la
realtà operativa dei docenti e dei fruitori di tali operazioni. Si ha
l'impressione che una massiccia dose di materialismo da robot
pervada molti piani e progetti come se si operasse in laboratori
chimici o tecnologici alla ricerca della sostanza o della
tecnica più adatta per aumentare il prodotto e la qualità.. ma
quando, dal concetto si passa all'azione si prende atto che
bisogna lavorare con i giovani con le loro aspirazioni, con la
loro naturale esuberanza e allora ci si accorge che le
formule non bastano perché la scuola è vita, perché
promuove cultura e la cultura è il secondo momento della genesi
dell'uomo connaturato alla sua crescita fisica e psichica.
"Fare scuola" quindi significa vivere con i giovani, con i loro
problemi, farli crescere nella dimensione umana, creativa, nella loro
inesauribile ansia di vivere, di conoscere, di realizzarsi nel contesto
sociale affettivo oltre che in quello intellettuale e
conoscitivo. "Fare scuola " significa dunque lasciar
parlare i ragazzi, la loro voglia di protagonismo, di partecipazione
attiva al momento della creazione artistica. I profeti del "rinnovamento " dovrebbero
sapere che ogni metodologia che non lascia "parlare l'uomo" è
fallimentare, falsa, non pertinente" (La Tribuna di Giarre
3/06/1992 "Qualificata lezione di didattica dell'Associazione "Santo
Calì").
Per tutto questo e per altro ancora... dedico le parole
del preside Fresta all'amica preside Tiziana D'Anna,
esperta (come Cinthia del resto) nella disciplina del "fare
scuola", ai Dirigenti della nuova buona scuola nella
speranza che resti in loro ... memoria degli studenti che
furono, ai docenti rampanti e riformati e a quelli
illusi e riformatori; ma soprattutto dedico queste parole
agli studenti .... A quelli intrappolati nelle griglie
INVALSI come tra i rottami dei treni che su
quell'unico binario, in terra di Puglia, si sono
scontrati.
Studenti vittime della logica tecnocratica
che in nome dell'alta velocità si è scordata
dell'uomo e dei suoi veri, reali, bisogni.
prof.ssa Maria Pia Fiumara
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