Voli pindarici e metamorfosi nella 'buona scuola'
Data: Giovedì, 21 luglio 2016 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Opinioni


E' tempo di grandi metamorfosi nella scuola. Stagione di cambiamenti di sostanza. Di nuovo che avanza, che rimescola tutto e non si arresta alla sola facciata. Una furia riformatrice incontenibile di portata storica. Qualcosa che richiama alla memoria (sarà per l'icona statuaria del Premier che brandisce il libro sulla Buona Scuola?) Costantino il Grande, folgorato dal (quasi) più celebre "In hoc signo vinces". Roba di peso, insomma. Di grande impatto. Ed è appunto la Buona Scuola (che tanto buona non deve essere, almeno a sentire la maggior parte dei professori), il motore di questo epocale rinnovamento.

Un progetto che viene da lontano e che trova coronamento nel grande "sogno" renziano di portare l'istruzione al passo con i tempi. Ma come? Ripetiamo a memoria: saldando la formazione con il mondo del lavoro, insegnando le lingue straniere per trasformare i nostri figli in cittadini europei, ridando dignità (e ci sa tanto che sia quest'ultima la "scommessa" più ardita) al lavoro degli insegnanti, senza allargare di un centimetro, anzi progressivamente stringendo, i cordoni della borsa. Tutte cose già sentite fin dai tempi della Gelmini, che appunto poneva l'accento (lei che con gli accenti non sembrava andare d'accordo: ricordate "l'egìda?) sulla necessità di librare in alto i destini della scuola.
Voli pindarici, direte. Neppure tanto se, grazie alla fantasia di cui la Ministra era indiscutibilmente dotata (anche di questa ci pare abbia dato ampia prova) si erano potuti rimpiazzare i gessetti (mancanti) con le Lim, malfunzionanti per hardware obsoleto e connessioni lumaca, ma pur sempre innovative. Meglio di niente. Lo spirito riformatore della Buona Scuola è, però, tutt'altra cosa.

Esso non fulmina solo le cose. Si concentra, piuttosto, sulle persone. Ed è proprio in questo ambito che la metamorfosi epocale produce i suoi effetti più ragguardevoli.
Grazie alla Buona scuola possiamo assistere alla trasformazione di docenti abbondantemente sopra gli "anta" in allodole leggiadre che migrano (seguendo un percorso inverso a quello degli uccelli) da Sud a Nord, giovani avvezzi da anni alle delizie dell'insegnamento (precari da sempre), piegarsi alla profezia inquietante dei grande Eduardo, e ripetere a una sola voce "Gli esami non finiscono mai".

Tutto ciò mentre si consacra e si estende il potere di stuoli di insegnanti sottratti a scuole di ogni ordine e grado (molti dalle elementari) che, toccati dalla Grazia, hanno dismesso usi e costumi consoni al vecchio ruolo, per indossare quelli ben più austeri e paludati dei presidi - dirigenti. Fra tutte la metamorfosi del nuovo millennio questa è forse la più eclatante e divertente.
Anche perché, quanti di loro (sotto l'abito) sono consapevoli della complessità del loro compito?

Quanti, privi di carisma e di profonda conoscenza dell'animo umano, credono di potere dirigere decine di docenti e centinaia di studenti contando sulle sole nozioni tecniche e sulle -quando ci sono- competenze burocratiche?
A noi sembra che per guidare prestigiosi licei e istituti di consolidata tradizione occorra ben altro. E infatti, mentre continuiamo a storcere il muso pensando all'iter di certe procedure passate, osserviamo con disincanto il percorso a "bolina" di alcune scuole, dove il sospetto che chi comanda non sappia nemmeno dove voglia andare serpeggia malandrino e si contrappone alla ferma consapevolezza di molti docenti, studenti e famiglie che, loro sì, con precisione millimetrica, il loro preside - manager saprebbero dove poterlo mandare.

Alfio Chiarello





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