La nuova 'riapertura' delle GAE!
Data: Mercoledì, 22 giugno 2016 ore 12:00:00 CEST
Argomento: Sindacati


In effetti, di riapertura si tratta, ogni qual volta un Giudice o in Collegio giudicante immettono nelle Graduatorie ad esaurimento nuovi docenti, riconoscendo alcuni principi, come la legittimità di essere assunti a tempo indeterminato, almeno per coloro i quali hanno conseguito titoli abilitanti prima della loro chiusura. E' quanto accade, da oltre un anno, per i diplomati magistrali, ormai migliaia, che stanno ottenendo via via il riconoscimento del loro titolo di studi, "cestinato" da una politica miope e irresponsabile. L'ultimo folto numero di ricorrenti, quello della scorsa settimana, ha ottenuto una risposta dalla magistratura in tempi assai lunghi, rispetto ad altri colleghi, ma comunque sempre nella direzione di un inserimento in graduatoria con conseguente possibilità di poter accedere anche a incarichi a tempo indeterminato, per scorrimento.

"La stampa nazionale ne ha dato un ampio risalto, ha sottolineato le crepe delle scelte politiche del passato, a danno delle migliaia di ricorrenti oggi in GAE, ha sottolineato la contraddizione evidente tra chi ha potuto accedere alla stabilizzazione, perché fortunato ad avere il salvacondotto dell'inserimento in graduatoria e chi, a parità di titolo, sta subendo l'ennesima umiliazione, un concorso inadeguato, nei modi, nei tempi e nella sua stessa esistenza". Questo avremmo potuto scrivere in un Paese normale, ma il nostro normale non lo è affatto, perché un Paese in cui si nascondono i dati, si falsificano, si mistificano, si inventano, dove migliaia di professionisti della scuola sono continuamente ignorati nella loro natura, dalla politica in primo luogo, che preferisce farne carne da macello, pur di non affrontare seriamente la questione, può solo essere considerato un girone dantesco, dove i dannati sono i precari delle graduatorie d'istituto.

Probabilmente tanto spazio nei quotidiani non c'è stato, affollati di notizie riguardanti il braccio di ferro elettorale o le vicende sportive di questi giorni. La gente comune, tra cui gli insegnanti, quella che sta lottando per mantenere il proprio posto di lavoro, che sta subendo ingiustizie di ogni sorta, non fa proprio notizia. Peccato che gli insegnati non sono gente comune, non nell'accezione corrente dei termini. Gli insegnanti, anche da precari, hanno un ruolo di responsabilità sociale e culturale innegabile, hanno precise prerogative e svolgono una professione delicata e imprescindibile, per la prosecuzione della nazione. Ma la politica non ha dimostrato alcun moto difronte alle sentenze di accoglimento a favore delle categorie di docenti che stanno ricorrendo alla magistratura per vedere riconosciuti i propri diritti: la maggioranza, perché deve portare avanti i suoi piani scellerati contro la scuola statale e i docenti precari e che quindi preferisce tacere e far finta che questi risultati non esistano; le opposizioni perché espropriate del dibattito democratico, negato da modalità che in parlamento rendono vano ogni sforzo di incidere costruttivamente per correggere la deriva verticistica che sta caratterizzando il Paese da troppo tempo. Poco importa se nel tritacarne delle riforme si calpestano professionalità, diritti, persone. Importante è che si "faccia qualcosa", è la risposta acritica e bieca di chi non sa guardare più in là del proprio naso.

Ebbene, i docenti delle Graduatorie d'Istituto, decine di migliaia di persone, stanno facendo molto e molto ancora resta da fare. Il contenzioso non è che una delle armi usate, necessaria a sollevare questioni che sarebbero state sepolte da interessi politici inaccettabili. Per moltissimi anni, i precari della scuola hanno potuto beneficiare di soluzioni tampone, non ultima la riapertura delle GAE nel 2012, quando persino i docenti non italiani si sono potuti assicurare un salvacondotto per la stabilizzazione. Ma allora, evidentemente, quella manovra serviva ad acquisire consensi nel mondo della scuola, fattore non più ricercato dall'attuale classe dirigente che parla alla Nazione, a suon di slogan e di demagogia.

Ma il Governo probabilmente dà scarso valore alla tradizione e alla saggezza popolare, dimenticando che sotto la cenere cova il fuoco. Circa ottantamila docenti che hanno dedicato la loro vita all'insegnamento e alla formazione non possono essere cancellati con un colpo di spugna. Sono convinta che molto presto presenteremo il conto!

Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale Adida
adida.associazione@gmail.com





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