Mi chiedo che senso possa avere in una scuola commemorare Falcone senza la riflessione
Data: Sabato, 28 maggio 2016 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
Mi
chiedo che senso possa avere in una scuola commemorare Falcone senza
la riflessione e senza raccogliere qualche pensiero che oltrepassi la
banale soglia degli slogan. I ragazzi non andrebbero adunati come
numeri nell'indistinto recinto della legalità, bensì aiutati a
comprendere la realtà che li circonda, a valutarne il peso, a formarsi
ed esprimere giudizi su di essa. E per far questo bisogna
accompagnarli, ci vuole dedizione e competenza, ci vuole tempo e
volontà, ci vuole la passione discreta di ogni santo giorno, non solo
per le feste comandate. Quanto più opportuno sarebbe far scivolare
qualche buona domanda tra i loro distratti pensieri, e impedire che
vengano risucchiati dall'abitudine a tante piccole anormali
"normalità".
Quanto più proficuo indurli al desiderio di conoscere, di rafforzare la
loro intuizione così che ciascuno non provi il disagio silenzioso o
esprima la rumorosa noia per non essere ancora all'altezza del proprio
sentire, per non averlo ancora arricchito. Molti ragazzi nulla sanno di
Falcone se non che è morto ammazzato dalla mafia, neppure hanno mai
letto il suo "Cose di cosa nostra" che pure li aiuterebbe, e parecchio,
a capire tanti aspetti della cultura che li riguarda. Che tipo di
contributo ci si aspetta da questi ragazzi in una giornata simile se
non l'adesione acritica e immotivata ai rituali di una nebulosa
rievocazione?
E può tramandarsi qualunque memoria privata di senso, di cultura, di
urgenza morale? Nessuna ennesima improvvisata pantomima della legalità
potrà mai colmare il vuoto materiale di idee e d'impegno, così come
nessuna fragilità dei ragazzi sarà mai al riparo dalle imboscate
puntuali della realtà quotidiana. E quei docenti che s'infiorano di
microfoni e retorica, quei docenti che indispettiti o eccitati come
talebani pretendono dai ragazzi il silenzio e l'attenzione dandogli dei
"mafiosi", bene farebbero a chiedersi, loro per primi, se sanno davvero
meritarseli, il silenzio e l'attenzione.
Se siano mai stati all'altezza della funzione educativa che, sulla
carta, ricoprono; e se non sia più dignitoso ogni tanto tacere, e
interrogarsi, anziché fare i gazzettieri presenzialisti del nulla.
Filippo Martorana
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