Primo all’Etniade 2016, Lorenzo Salerno del Liceo Scientifico 'E. Majorana' di Caltagirone
Data: Martedì, 17 maggio 2016 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Venerdi 13 maggio nell'Aula Magna del Dipartimento di Matematica e Informatica dell'Università degli Studi Catania ha avuto luogo la premiazione della xxv edizione dell'Etniade di Matematica. Alla cerimonia, che è stata preceduta dalla conferenza tenuta dal prof. Enrico Foti, direttore del Dipartimento di Ingegneria civile ed Architettura sul tema "La matematica nelle grandi opere di ingegneria", sono stati invitati gli studenti che si sono classificati ai primi 36 posti, i dirigenti scolastici, i docenti referenti di tutte le scuole partecipanti, il professore vincitore del TotoEtniade e gli studenti universitari che hanno collaborato alla realizzazione della gara.

Lorenzo Salerno, alunno della classe 2B del nostro Liceo, accompagnato alla premiazione dal docente di Matematica e Fisica Vincenzo Modica, ha partecipato il 21 marzo 2016 all'Etniade insieme a ben 360 studenti, tutti appartenenti al biennio della scuola secondaria, risolvendo tutti i 10 quesiti previsti dalla prova e classificandosi al primo posto con 100 punti. La gara, che ha visto la partecipazione di numerose scuole di diverse province siciliane, rientra nel quadro del Piano Lauree Scientifiche (PLS) e consente agli studenti di mettere alla prova la capacità di risoluzione di problemi matematici attraverso una competizione che per molti rappresenta un' occasione di confronto ai più alti livelli con altri studenti, altre realtà scolastiche e la stessa Università.

Ma a proposito di università, nonostante Lorenzo riesca ad ottenere eccellenti risultati anche in campo umanistico, una delle facoltà che già suscitano in lui grande curiosità è la facoltà di Fisica. "Come mai?" gli abbiamo chiesto. "Con l'universo ho sempre avuto un rapporto interessante. Fin da piccolo tappezzavo la mia stanzetta di disegni del sistema solare, memorizzavo le temperature, le masse di tutti i pianeti ed ero attratto dal bello che per me era rappresentato dalle cose o infinitamente grandi o infinitamente piccole". Gli abbiamo ancora chiesto: "Ma se tu potessi fare due o tre domande a Fabiola Gianotti, fisica e direttore generale del CERN (Organizzazione per la Ricerca Nucleare) di Ginevra, le chiederesti dell' Higgs Boson, degli accelleratori, delle ricerche e dei successi scientifici del CERN oppure ...?" "Le farei una domanda sull'origine dell'Universo, sui buchi neri, sull'antimateria e sulle frontiere della fisica". "E hai già pensato ad una facoltà o ad una carriera alternativa?" abbiamo continuato a chiedergli e Lorenzo ci ha così risposto: "Sì, mi piacerebbe essere un musicista, uno scrittore o un poeta". Infine gli abbiamo chiesto: "E se dovessi scegliere una poesia che più ti rappresenta?" "Sceglierei ...Nascondimi tu, cielo".

Nascondimi tu, cielo è una poesia scritta da Lorenzo Salerno nel 2015, tra il 15 e il 31 dicembre. Noi vi invitiamo a leggerla e poi diteci che ve ne pare.


I

Nascondimi tu, cielo,

nascondi al mio spirito il tuo segreto

giacché esso lo chiama.

Per la mia mente si ponga un decreto:

nascondile ciò che incalza il tuo velo

giacché ella lo brama.



Forse non sia men letale una lama



che sovvenir a me, povero inquieto,

l'immensità che alle spalle ti preme

ch'è di follia mia il seme?

Lascia che sia il mio esister più quïeto

celando domande di cui l'albore

mi fa un tremito al core.



II

Dietro di te, boccioli

di stelle germoglian, fiori lontani

o comunque sì pare;



ma non sì distanti son quegli arcani:

"Esisto: perché?", "Siam noi forse soli?"

Le fai tu cagionare,



cielo, che troppo l'io fai aerare!



S'affretta il tempo pei poveri umani

e non ne han per pensare ai tumulti

nati da ciò ch'occulti;

li aspetta sempre il lavor delle mani

sicché le stelle non debbon vedere

e i boccioli temere.



III

Qualcuno che si bea

v'è tuttavia, qualcun si rivolge

per la sua ispirazione



alle stelle e al buio ner che l'avvolge;

degno non son di portarne nomea

ché della mia afflizione,



l'infinito, egli ne ha affezione.



Or al complesso la stanza si volge

ché qui si può veder come una svista

non parlar d'ogni artista;

di questi a uno solo essa si rivolge:

dal core ai segni egli è esegeta

è vocato "poeta".



IV

Pur non mirando gli astri

ognuno si tormenta ed è diviso

dalla sacra questione:

v'è qualcuno lì, fra i barlumi assiso,

che creò l'omini come alabastri,

per sua valutazione



fragili e solidi in costituzione



o in accordo al pensier che l'è inviso

tal luci soltanto stan lì, inerti,

com'aridi deserti,

e ivi nascosto non v'è alcun viso?

Anche al poeta tal domanda ispira

l'infinito che ammira.



V

Chi sfugge alla paura,

al suo forte richiamo, seppur vago?

Non può farlo nessuno,



poiché come con un etereo spago

essa a sé la curiosità più pura

ch'è celata in ciascuno



lega d'un legame aspro com'un pruno.



E allora eccomi innanzi all'imago

di ner distese da stelle trapunte

dagli occhi d'uom consunte;

e mentre là entro al mio cuore indago

m'avvedo con certezza del mio errore,

ché il mio non è timore.



VI

Non è timor ch'io sento,

or lo so, ché non sgomento ma esiguo

- non sapea l'ammissione



dar neanche a me, perché parea ambiguo

questo sentire - sotto il blu divento.

Confuso avea emozione,



poiché non era orror, ma soggezione.



L'immenso, che al poeta è attiguo

sicchè egli va e dovunque lo cerca,

stimola la ricerca

in me di risposte al dubbio contiguo:

l'origine, il fine, il Supremo

li cerco, non li temo.



VII

Ora ch'io so quel mio vero provare,

il pensier che fosse timore irrido

e con Voi condivido:

cercate risposte a quel domandare;

diffondi la voce, pur senza vanto:

va', vaga tu, mio canto!


Il Referente per la Comunicazione
Patrizia Liliana De Grandi





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