Le prove INVALSI: un’opportunità per crescere
Data: Giovedì, 05 maggio 2016 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Nel mese di maggio le scuole vivono l'intensa esperienza delle prove Invalsi, momento atteso e temuto, desiderato e contrastato, spesso motivo per scioperi e alzata di scudi oppositivi.
Secondo alcuni operatori scolastici le prove sono "uno dei tanti strumenti che si possono eventualmente utilizzare nella scuola per valutare gli alunni"; a seconda dei casi, delle classi, dei contesti socio-culturali territoriali. Come afferma Reginaldo Palermo su "La Tecnica della scuola, "possono essere utili, possono non servire a niente, a volte sono anche dannose! Ma purtroppo nei nostri istituti questo tipo di dibattito è del tutto assente". Da una parte alcuni sostengono che in questi anni è stato dato eccessivo peso alle prove Invalsi in sede didattica, altri , come scrive Ninni Bonacasa, direttore di Ceripnews, le considerano delle "provettine",  giudicando "patetico che docenti e Ds, in questi giorni si sbraccino oltre ogni misura, per il buon esito delle stesse, peraltro raccontando anche "storielle" sulla valutazione a genitori impreparati e, quindi, non competenti".

Avendo vissuto sin dalle origini la gestione delle prove Invalsi, anche con il compito di coordinatore dei valutatori regionali ritengo doveroso segnalare la qualità e la bontà dell'operazione valutativa che offre al Ministero uno spaccato radiografico della realtà scolastica italiana da presentare all'esterno.
Gli esiti delle prove, pur con tutti i limiti, forniscono dei dati che sono indicativi di un sistema scolastico e didattico che necessita di continui miglioramenti.
Ritengo positiva l'azione educativa svolta, grazie e con la scusa delle prove Invalsi, per far acquisire agli studenti la tecnica delle risposte a scelta multipla, pratica adottata nei concorsi e nelle selezioni per le ammissioni alle facoltà universitarie e che trovava gli studenti impreparati a tale esercizio, anche se competenti nella disciplina.
 Rivedendo in percorso di questi anni di valutazione Invalsi si evidenzia che al termine di ogni somministrazione venivano segnalate delle carenze e delle imperfezioni che man mano sono state perfezionate e migliorate sia nella scelta dei testi, sia nella pratica di svolgimento.

Un nuovo stile di lavoro è stato offerto ai docenti nell'esercizio della pratica valutativa che va letta non come rendicontazione sommativa o punitiva, bensì come opportunità di verifica dei traguardi conseguiti e prospettiva di miglioramento. Pratica ed esercizio che solo lo svolgimento delle prove possono sollecitare e stimolare.
Guardando il positivo e non il rovescio della medaglia, le prove Invalsi hanno contribuito a far maturare tra i docenti una nuova cultura della valutazione e tra gli studenti una sana competizione ed un impegno a mettere a frutto non solo le conoscenze scolastiche, bensì le competenze di logica, di relazioni, di collegamenti tra i diversi saperi e le tante discipline.
La scansione periodica delle prove per le classi seconde e quinte e per gli esami hanno man mano fatto maturare una "normalità" per un evento che veniva considerato prima estraneo e distaccato dalla vita scolastica ordinaria. Ora fa parte dell'ordinario scolastico e non è male che gli studenti utilizzino la preparazione alle prove come verifica e ripasso di nozioni e conoscenze, sviluppando e potenziando la competenza tecnica di saper rispondere ai quiz o a quesiti a risposta aperta o chiusa.

Quanti hanno invocato delle prove "fatte in casa", si sono trovati nella difficoltà di attuazione di un simile buon proposito, mente la prova standard ha una valenza di carattere nazionale e uno stimolo al confronto e al miglioramento vedendo che altri raggiungono i traguardi alti.
L'errore finora commesso è stato quello di non valorizzare a pieno la lettura degli esiti delle prove valutandone le sollecitazioni per un miglioramento nella didattica disciplinare.
Il fatto che l'esito delle prove contribuisce insieme al RAV alla stesura del Piano di miglioramento e quindi del Piano Triennale dell'Offerta Formativa, se l'esito delle prove non coinvolge tutte le classi interessate, ma solo quelle dei docenti che non hanno scioperato, viene utilizzato un dato falsato che offre una lettura imprecisa della situazione didattica della scuola e quindi sia il Piano di miglioramento, che il Piano triennale risulta impreciso e inadeguato.
Buon lavoro ai docenti impegnati nelle prove Invalsi, che con tutti i limiti di una prova standard, è una buona opportunità da saper cogliere e valorizzare per il bene degli alunni. Tutto ciò dipende da noi che..... ci crediamo.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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