Scuola, l’allarme sostegno «Ragazzi e prof lasciati soli»
Data: Martedì, 26 aprile 2016 ore 04:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Manca il personale, fanno discutere le storie di alunni autistici emarginati.
OMA Un sostegno che traballa, quello della scuola, in cui gli studenti che ne hanno più bisogno fanno fatica ad inserirsi e le famiglie, sempre più spesso, denunciano casi di discriminazione e isolamento. Non va meglio per i docenti che, in attesa di una vera riforma, vivono il sostegno come una missione quasi impossibile. Nelle ultime settimane, a far discutere, sono state soprattutto storie di ragazzi autistici che, per motivi organizzativi, non hanno potuto partecipare alla normale vita scolastica. Fatta anche di viaggi, gite e visite culturali all’aperto. E allora, ancora una volta, si torna a parlare di riforma del sostegno. Un aspetto delicato che, non a caso, è tra le deleghe della Buona Scuola e il ministero all’Istruzione ha avviato un percorso di discussione.
I PROBLEMI
Tra i banchi di scuola, infatti, mancano sia il personale preparato alle esigenze di bambini con difficoltà sia risorse e strutture adeguate. Accade così che a Legnano una ragazza di terza media non sia riuscita ad andare in gita con la sua classe perché nessuna compagna voleva dividere la stanza d’albergo con lei. Esplode la polemica, la gita viene sospesa e rimandata. Molto simile la vicenda di un bimbo di una scmaterna di Firenze che, per partecipare alla visita culturale a Villa Strozzi, avrebbe dovuto spostarsi in taxi perché sul pulmino non c’era posto per la maestra di sostegno. Poi c’è la storia di Giulio, il quattordicenne di Livorno che è rimasto a casa mentre i compagni vanno in gita. Per lui parte la campagna su Facebook con tanto di hashtag dedicato #iosonoGiulio. All’Isola d’Elba, invece, scoppia il caso del bimbo di 11 anni che, secondo la mamma, sarebbe vittima di bullismo e troppo spesso in isolamento lungo il corridoio della scuola. E la battaglia, allora, si combatte troppo spesso tra scuola e famiglia quando invece le due parti dovrebbero essere alleate. Nel bene del ragazzo, ovviamente. Da un lato i genitori che chiedono assistenza e, dall’altro, la scuola che non ce la fa, per difficoltà oggettive.
«Sugli studenti autistici c’è tanta ipocrisia»: non ha dubbi la professoressa Daniele Boscolo, docente di inglese della provincia di Rovigo che da 12 anni si dedica al sostegno. Un settore in cui, oggi, è decisamente autorevole tanto da essere stata selezionata tra i migliori 50 docenti al mondo, per il concorso “The global teacher prize” della Varkey Foundation. «Ogni ragazzo ha una storia a sé – spiega la Boscolo – ed ha esigenze tutte sue. Esistono deficit piuttosto evidenti che non permettono ad un ragazzo autistico di partecipare a un viaggio senza problemi perché non può stare troppo a lungo con tante persone, e necessita di routine particolari. Spesso, ad esempio, ha bisogno di uscire dalla classe e restare solo con l’insegnante di sostegno, in un ambiente silenzioso. Oppure ha bisogno di correre in corridoio. Si tratta di terapie in cui vengono coinvolte anche le famiglie. È facile gridare allo scandalo, altra cosa è saper dare la giusta assistenza».
LE NECESSITÀ
Che cosa manca allora alla scuola italiana? «Alle medie e alle superiori i ragazzi hanno al massimo 18 ore di sostegno a settimana su un totale di 32 ore – spiega Daniela Boscolo – nella maggior parte dei casi non si va sopra le 14 ore. Nella provincia di Rovigo la Asl invia gli operatori sanitari per 6 ore aggiuntive ai ragazzi sotto i 14 anni, solo per due ore per i ragazzi con più di 18 anni. Quindi, nelle ore senza sostegno, un docente da solo come fa a far lezione in classe e ad assistere al meglio lo studente autistico? Inutile riempirsi la bocca con il termine inclusione». Negli anni ’70, infatti, sono state abolite le classi speciali in nome dell’inclusione. «Ma non è stato fatto niente per migliorare la situazione: servono scuole senza barriere architettoniche e una vera formazione per tutto il personale docente e Ata. Un solo insegnante super specializzato, infatti, dovrebbe essere sempre presente ma sappiamo bene che non è possibile».

Lorena Loiacono
Il Messaggero





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