Il 25 aprile dovremmo festeggiarlo in classe
Data: Lunedì, 25 aprile 2016 ore 15:59:25 CEST Argomento: Rassegna stampa
“Il 25 aprile? La
festa della mamma”. Per fortuna non sono tutti così i giovani ma la video intervista realizzata da Ballarò un anno fa,
in occasione del 70esimo della Liberazione, ci mostra uno dei volti
degli italiani: ignoranti, disinteressati del passato, menefreghisti,
incapaci di fare quell’esercizio della memoria necessario ad un popolo.
Ogni volta mi domando: perché siamo arrivati a questo punto? Chi non ha
fatto il suo dovere? Cos’è successo in questi anni? E’ possibile che ci
sia ancora un giovane che confonde la festa della Repubblica con quella
della Liberazione o non sa nemmeno in che anno è accaduta? Nel video
citato si vede un giovane di circa 30 anni che spiega alla collega Eva
Giovannini “Ritengo ci siano feste più importanti come il Natale o la
Pasqua”.
Ascoltare queste parole fa venire i brividi. Ma non basta.
Non basta a chi ha avuto il dono di conoscere Elisa Springer; a chi ha
ascoltato il partigiano Armando Gasiani che a 88 anni non smette di
andare nelle scuole a spiegare ai ragazzi quei mesi trascorsi nel campo
di concentramento a Mauthausen. Oggi chi educa ha il dovere di porsi
una domanda: stiamo facendo tutto il possibile perché quella storia non
finisca nella riga di un libro? Tra vent’anni, la festa della
Liberazione, sarà solo una giornata di vacanza in più?
Ecco perché credo che il 25 aprile dovremmo farlo in classe o fuori
dalla scuola, magari andando con i nostri ragazzi al campo di
concentramento a Fossoli, a Sant’Anna di Stazzema, a casa dei fratelli
Cervi a Gattatico, alla risiera di San Sabba. Oppure dovremmo aprire le
nostre aule ai partigiani, a chi ha ancora qualcosa da raccontare ai
nostri ragazzi.
Non riesco a sopportare l’idea che lunedì qualcuno possa approfittare
del 25 aprile per stare a letto qualche ora in più, per voltare le
spalle alla storia e farsi una gita al lago d’Iseo. Non abbiamo bisogno
di un giorno in più di vacanza ma di una giornata di vera festa. E la
festa si può fare anche in classe. Dobbiamo recuperare il valore delle
parole e quello di una giornata come la Liberazione perché non resti
solo una scritta rossa sull’almanacco. Lunedì sarebbe bello che mamme e
papà, maestri e professori leggessero ai ragazzi uno dei tanti libri
scritti per bambini e ragazzi sulla Resistenza. A loro dobbiamo
consegnare quello che Elisa Springer, Tina Anselmi, Lia Levi e tanti
altri hanno passato a noi. Perché la memoria non duri quanto un
orgasmo, come disse un giorno l’amico Marco Paolini.
Alex Corlazzoli
Il Fatto Quotidiano
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