Lidia Biagioni e l’arte come naturalismo metamorfico
Data: Mercoledì, 06 aprile 2016 ore 02:30:00 CEST Argomento: Redazione
In
questi giorni è in atto ad Avenza di Carrara la mostra
personale di Lidia Biagioni, l'artista spezzina che ha costruito il
proprio linguaggio e la propria poetica con
gradualità, autenticità e incisività. Il naturalismo
metamorfico, prodotto ed elaborato in modo autonomo, da
perfetta autodidatta, presenta inusitata originalità e tanta energia
creativa E nella, dinamicità delle forme la natura realizza se
stessa e si trasforma in materia animata e pura spiritualità in potenza
e realizzata, in veste più dimessa o con i vestiti più
congeniali e sfolgoranti. Della primavera o dell'estate... E la natura
si
umanizza, mentre l'umano si naturalizza, ma sempre all'insegna della
trasformazione e del passaggio dialettico dalla quantità alla qualità
per fare assumere ai prodotti del proprio lavoro dinamismo e
vitalità universali. Ogni realizzazione dell'artista spezzina
diventa stimolane, preziosa e fruibie sia filosoficamente che
esteticamente.
Lidia Biagioni svolge la sua funzione con grande rigore e
con la massima competenza tecnico-stilistica, e si affida ad un fiuto
singolare nella rappresentazione profonda dei suoi paesaggi, dei suoi
mari, dei suoi cieli e dei suoi borghi che si concentrano
generalmente attorno a San Terenzo nei pressi di Lerici, Porto
Venere con la circumnavigazione delle isole, le Cinque Terre a
nord di La Spezia, da Riomaggiore a Monterosso in un crescendo di
visioni e suggestioni che hanno del soprannaturale e del miracoloso.
Tanta è la loro bellezza rappresentata e percepita attraverso il
pennello dell'artista e tanta è la loro ricchezza etica ed
estetica da lasciare un grumo di emozioni, sentimenti e
gratificazioni anche in chi legge le opere con passione e
attenzione Qui si può ammirare la profondità della visione e lo
spessore eccezionale di una poetica condotta all'estremo limite dello
struggimento e dello straniamento; cosa che fa bene agli occhi, al
cuore e all'anima e che è davvero operazione esteticamente necessaria
per uscire dalla volgarità del realismo statico, vuoto e privo di
energia vivificante che circonda ed invade l'attule
civiltà.
Per questa ragione intenzionalmente teoretica la dimensione
estetica così come viene tracciata 8a dalla Biagioni rimane il vero
punto di rferimento della nuova civiltà dell'umano che apprezza e
disprezza, afferma e nega, e che si affida a quell'anima del mondo con
cui acquistiamo sensibilità e dignità, e riusciamo a sentire l'infinità
dentro di noi e fuori, e la nostra dignità di uomini resi adulti
e maturi per intelligenza e potenza di sentimento e capacità di
apprezzare ed esprimere Bellezza.
Per la medesima ragione l'arte non può che essere antirealistica, in
quanto allunga lo sguardo dell'umano verso i superiori destini
della vita. E Platone dimostra tutta la sua acutezza nel rimuovere e
condannare non tutta l'arte, ma solo quella realistica, copia ed
imitazione di altre opere o della realtà quotidiana. L'arte realistica
non dice cose inedite e diverse da ciò che è dato comunemente di vedere
e toccare, conoscere e imitare : "Quindi l'imitatore non
avrà né vera scienza né vera opinione della cosa che imita
rispetto al bello e al brutto" (Platone,
Repubblica, libroX, trad. it. di Francesco Gabrieli, volume II, Rizzoli
1981, p. 157). L'imitatore non avrà vie d'uscita perché non
ha sincerità creativa, originalità compositiva e verità E
soprattutto nell'arte non vi è spazio per l'assenza di vera
ispirazione e autentica lettura delle cos umane e divine. E l'artista
spezzina comprende pienamente e realizza questa idea di lontana
derivazione platonica.
Non sono dunque i paesaggi già visti per le Cinque Terre a dettare
commozione e affabulazione in un ambiente puro e integro la cui
limpidezza appare sulle tele biagioniane incompatibile con
qualsiasi macchia d'inquinamento, e tale integrità offre
l'occasione piuttosto rara di un contatto umano e naturale con il
Divino, con l'Ente che supera l'umano ed il naturale Siamo in una
sorta di teleologia che è una ver teologia. L'alto si abbassa e si
aprono le cataratte della natura che rendono decifrabile ciò che
di solito è indecifrabile, e fanno avvertire le voci più portentose
nella inesplorata prateria nell'universo infinito, dove appaiono
infiniti.mondi e molteplici colori e forme non
- realistico, esso ha conservato la sua libertà dal principio della
realtà al prezzo della perdita della sua efficacia nella realtà"
(Herbert Marcuse, Eros e civiltà, trad. it. a cura di
Giovanni Jervis, Einaudi 1964, p. 194).
La visione estetica della Biagioni raccoglie i momenti migliori della
storia dell'estetica, a cominciare proprio dal pensiero
tedesco-statunitense di Marcuse e quindi si tuffa nel
Rinascimento italiano che con Sandro Botticelli rivela la via di una
bellezza libera nata quasi per caso, naturaliter, dalla
immaginazione della freschezza della Primavera e del vigore
dell'estate. E poi con Marsilio Ficino, Bernardino Telesio, Giordano
Bruno, ecc. ecc. che rappresentano gli altri e non meno grandi
protagonisti della libera fantasia creativa di una stagione ritrovata
in tutto il suo valore estetico-libertario.di un mondo che non può
scomparire Sono questi i prodotti di una vicenda che non si è
conclusa e che continua ad arricchire la nostra sensibilità. e le
nostre utopie spiritual-naturalistiche. La Biagioni si muove e lavora
in questa direzione. A lei va perciò il merito di saper guardare oltre
il sensibile, il sensuale, ed il finito; oltre l'impressionismo che ha
colpito i sensi più che l'intelletto e l'immaginario, e di
saper fare dell'arte autentica e non imitativa come purtroppo non
capita a molti artisti delle ultime generazioni che
proclamano la fedeltà i movimenti ed alle scuole più che alle loro idee
ed al loro bisogno inespresso d'infinito e di non circoscrivibile nello
spazio di una limitata empiria.
prof. Salvatore Ragonesi
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