Paolo e Francesca: dove sta l’errore dei due amanti?
Data: Sabato, 02 aprile 2016 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Paolo e Francesca: dove sta l'errore dei due amanti? I "duo cognati" si sono illusi che "ciascun amore in sé sia " laudabil cosa". Si sono abbandonati alla fatale necessità d'amore, (all'"amor ch'a nullo amato amar perdona), ignorando che anche il "cor gentile" deve ubbidire alla ragione . Dice Virgilio(la Ragione):
: "[...] /innata v'è virtù che consiglia,/ e de l'assenso de' tener la soglia" ( Purgatorio , C. XVIII, vv.62-63)**
E "tener la soglia", è compito affidato alla ragione, al libero arbitrio, alla libera scelta dell'uomo, alla capacità di discernimento.
[...], poniam che di necessitate
surga ogne amor che dentro a voi s'accende,
di ritenerlo è in voi la podestate.
( ibidem,vv.70-72).
"Né creator né creatura mai/...fu sanza amore,/ o naturale o d'animo[...] lo naturale è sempre senza errore,/ ma l'altro puote errar per malo obietto/ o per troppo o per poco di vigore." (canto XVII del Purg.quarta cornice, accidiosi, vv.91-96);

L'"amore d'animo" di Francesca, naturalmente attratto dalla bellezza (fisica)di Paolo, si è piegato a questo "piacere" ; così come pure quello di Paolo, che è stato preso dalla "bella persona " di Francesca; entrambi, "peccator carnali", ingannati dai sensi, hanno sottomessa la ragione al talento, perdendo il senso della misura , il controllo di sé stessi. Quel bacio tremante impresso sulla bocca è stato il "segno", il sigillo ingannevole che ha rotto ogni norma morale. L'ardore del "desiderium"", alimentato dall'"errore dei ciechi che si fanno duci", e mediato e favorito dalla ruffiana complicità di un libro galeotto, ha spinto gli amanti verso una scelta errata di un amore che si è rivelato non "buono" "perverso".. L'amore cortese intellettualisticamente molto raffinato in apparenza, al tempo stesso era molto ambiguo , e anche pieno di una innegabile carica di potenziale sovversione dei princìpi etico-religiosi tradizionali. (A.Roncaglia) I "duo"giovani sono stati "leggeri", non solo improvvidi lettori di un libro infìdo ma anche seguaci di cattivi maestri da cui si sono lasciati ammaliare. Quei "dolci sospiri", quei " dubbiosi desiri", quel pallore dei volti(" Per più fiate gli occhi ci sospinse/ quella lettura, e scolorocci il viso.."),erano segni che preludiavano inequivocabilmente al "doloroso passo"! Ma "i duo cognati" non li hanno capiti! Hanno creduto per vero che "ciascun amore" sia " in sé laudabil cosa". L'errore è questo.

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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