Giulio Regeni un eroe del quotidiano. La sua storia e gli innumerevoli interrogativi sulla sua morte
Data: Sabato, 19 marzo 2016 ore 03:00:00 CET Argomento: Redazione
Il Coordinamento
provinciale dei Ragazzi sindaci di Catania, guidato
dal preside Giuseppe Adernò, ha inviato al sindaco di Fiumicello,
Enrico Scridel, una lettera di solidarietà e di vicinanza nel giorno
del funerale di Giulio Regeni che da studente è
stato, sindaco dei Ragazzi nel terzo mandato 2001-2003. Nel
corso del suo mandato da sindaco sono state effettuate diverse
manifestazioni sulla pace ed è stato significativo l'incontro con i
ragazzi di Bucarest. I Ragazzi delle classi III O e III P dell'Istituto
"Parini" con la
guida delle prof.sse Graziella Buscemi, e Loredana Raudino hanno fatto
una ricerca su Giulio ed hanno preparato delle riflessioni messaggi
sull'impegno sociale di Giulio, maturato anche grazie all'esperienza di
Sindaco dei Ragazzi. Hanno scritto di lui: Ludovica Lentano, Giusy
Seminara, Maria
Zorzanello e Salvo Di Bartolo. Hanno scritto inoltre delle lettere a
Giulio: Ylenia Mirabella, Elena
Allegra, Giuseppe Schillaci.
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Giulio Regeni, 28 anni, ha frequentato il collegio Mondo unito di
Duino. A 17 anni è già studente nel New Mexico e poi si
trasferisce a Oxford; da questa università raggiunge Il Cairo per il
dottorato di ricerca cui stava lavorando.
Giulio ha frequentato le elementari e le medie a Fiumicello; alle medie
aveva fatto anche l’esperienza di sindaco dei ragazzi e poi si era
iscritto al liceo classico Petrarca a Trieste. Era anche appassionato
di studi sul Medio Oriente, tanto che nel 2012 e nel 2013 aveva vinto
due premi al concorso internazionale intitolato”Europa e giovani”.
Regeni si era trasferito al Cairo lo scorso settembre per lavorare alla
sua tesi sullo sviluppo dell’economia egiziana e aveva collaborato più
volte con il “Manifesto”. Probabilmente è stato ucciso
perché sospettato di essere una spia, questo è quello che è trapelato
subito dopo il ritrovamento del cadavere. Sul suo corpo sono emersi
segni di un violento pestaggio, abrasioni e numerose fratture, come ha
rilevato l’esame autoptico. Le autorità egiziane hanno dichiarato, in
un primo momento, che Regeni sarebbe stato ucciso da agenti segreti
sotto copertura appartenenti alla confraternita terrorista de ”I
Fratelli musulmani”. Dopo aver indicato come possibile causa di morte
del ventottenne friulano, l’incidente stradale, poi la rapina e poi il
semplice atto criminale si cambia pista per l’ennesima volta. La
Procura di Giza ha dichiarato che le indagini sono concentrate sugli
spostamenti e sulle frequentazioni di Giulio. Le autorità italiane
chiedono piena collaborazione a quelle egiziane. E’ necessario che la
verità emerga fino in fondo, perché come ha dichiarato il premier Renzi
“l’amicizia [fra Italia ed Egitto] è possibile solo nella verità”.
L’Italia chiede quindi che venga dato pieno accesso ai suoi
rappresentanti, alfine di seguire gli sviluppi delle indagini; è vero
anche, almeno secondo molti quotidiani, che la lentezza con
cui vengono condotte le indagini, è dovuta alla scarsa collaborazione
delle autorità del Cairo. Intanto in Italia alcuni testimoni hanno
dichiarato che Regeni, qualche mese prima della sua morte aveva
partecipato ad una riunione sindacale ed era stato ripreso da un
fotografo misterioso. Questo avvalora il sospetto che il giovane sia
stato ucciso per le sue idee. Egli, secondo gli inquirenti, che sono
alle prese con continui depistaggi, aveva infatti scritto alcuni
articoli e in uno più recente annunciava un’ondata di scioperi da parte
di un sindacato indipendente egiziano, che sembrava non essere
particolarmente gradito alle autorità locali. I genitori hanno lanciato
un appello che suona quasi come un monito: “ Chi indaga al Cairo, non
torni senza la verità” anche se ribadiscono la loro piena fiducia nella
magistratura italiana. Intanto si attende ancora il referto
dell’autopsia che è stato secretato, i verbali degli interrogatori
svolti e i tabulati telefonici di Giulio.
Giulio Regeni è un eroe del quotidiano che, purtroppo, ha pagato
di persona per difendere i diritti degli altri, pur sentendo il
pericolo e la paura che può scaturire raccontando verità più o meno
scomode. Sarebbe giusto ricordare questo giovane onorando le sue idee e
non dimenticando il suo coraggio, affinché la sua tragica morte non sia
stata inutile e vana. Sarebbe bello poter dire oggi a Giulio che il suo
lavoro, la sua attenzione verso gli oppressi, dovrebbero essere
considerati un esempio e la dignità con cui ha portato avanti quello in
cui ha creduto testimonia la sua fiducia in un mondo migliore.
Salvo Di Bartolo III P
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