Riflessioni sul caso di pedofilia in una scuola elementare di Roma
Data: Sabato, 12 marzo 2016 ore 06:00:00 CET Argomento: Redazione
Mentre il governo
vara un decreto che esternalizzerà sempre di più servizi scolastici a
cooperative e a ditte private vorremmo proporre una riflessione sul
caso di pedofilìa in una scuola elementare di Roma. In questa vicenda
si ripresenta con forza il problema degli affidamenti di servizi a
privati. Con un titolo a caratteri cubitali un quotidiano romano
pubblica il titolo: "Insegnante abusa di un bambino disabile di 10
anni" l'articolo inizia così: "Insegnante di sostegno e pedofilo..".
Invece, gli insegnanti (maestre e maestri elementari) non c'entrano
nulla, anzi, è stata proprio una maestra a scoprire il pedofilo e
farlo arrestare. A compiere i presunti abusi sessuali su un bambino
disabile di 10 anni non è stato un insegnante, e nemmeno un
collaboratore scolastico (come hanno scritto falsamente altri giornali)
ma è stato un assistente di base esterno, dipendente da una cooperativa
convenzionata con il municipio.
E' quindi gravissimo quanto accaduto ai danni di un bambino inerme ma è
anche grave l'errore di indicare un insegnante della scuola elementare
(o altri profili interni della scuola) come colpevole di questa odiosa
e tragica vicenda.
Probabilmente sarà stato frutto della superficialità del cronista.
Premesso che un fatto del genere scuote le coscienze di tutti, che
allarma tanti genitori che ogni mattina affidano i propri figli in una
scuola pubblica sapendoli al sicuro, e che casi come questi determinano
un profondo trauma psicologico nelle vittime e nelle loro
famiglie, dobbiamo chiederci se è possibile prevenire episodi
simili e individuare quali siano le responsabilità di enti pubblici e
soggetti privati.
A Roma il capitolo della cooperazione sociale è diventato un punto
dolente dopo il grande polverone di Mafia Capitale che ha coinvolto
piccole e grandi cooperative. Ma il mondo degli appalti sociali e
degli accreditamenti con i municipi è stato, fin dalla seconda Giunta
Rutelli, oggetto di contestazioni e di polemiche per lo sfruttamento
interno degli operatori e per l'utilizzo di personale senza titolo e
qualifica che non poteva garantire la necessaria qualità del servizio.
Il Consiglio comunale di Roma nell'estate dell'anno 2000 ha provato a
fare una prima regolamentazione con la delibera n. 135/2000 che prevedeva, come pena, la
rescissione della convenzione/appalto con le cooperative che non
rispettavano i contratti collettivi e gli obblighi contributivi verso
il personale impiegato.
Come succede per molte norme approvate e non applicate, a quella
delibera comunale non è stato dato un seguito sostanziale perché gli
abusi di contratti a progetto illegittimi e di collaborazioni
coordinate e continuative sono proseguiti per molti anni. In alcuni
casi, l'assistenza ai disabili è stata come una "gallina dalle uova
d'oro".
In base a ricerche in rete dagli anni 2000 ad oggi, emerge che alcune
cooperative accreditate erano, da una parte, costrette a svolgere una
doppia funzione a beneficio dei municipi e del comune: Quella di
probabile bacino elettorale per candidati "protettori" e quella di
bancomat per le casse comunali. Nel senso che i fondi venivano erogati
alle cooperative con molto ritardo e queste erano costrette ad
anticipare gli stipendi con l'utilizzo delle fidejussioni e/o del TFR
dei soci. In cambio di questa disponibilità, le cooperative non
ricevevano adeguati controlli sui rapporti di lavoro, sulle qualifiche
impiegate nei servizi di assistenza, sull'entità del pagamento orario
agli operatori, sulla valutazione ex ante, in itinere e ex post di un
progetto sociale o del Piano Assistenziale o/o Educativo
individualizzato. Per questi motivi il lavoro sociale così poco
valorizzato è diventato in molti casi un "estrema ratio" per
disoccupati alla ricerca di qualcosa per sbarcare il lunario.
Motivazione etica professionale, titoli di studio e qualifica erano
diventati roba sconosciuta e secondaria se si avevano le giuste
conoscenze.
E inoltre, come l'Assessore alla Legalità, Alfonso Sabella aveva fatto
emergere, l'uso delle proroghe dei servizi senza gara alle stesse
cooperative sociali era diventata da due decenni una prassi
consolidata. Non era poi raro che queste cooperative assumessero
parenti o amici di dirigenti e funzionari comunali e persone
raccomandate da politici.
Rievocata questa memoria storica, vorremmo ribadire alcuni primitivi
suggerimenti di base per poter ristrutturare la qualità del lavoro e
del servizio nel settore del welfare esternalizzato a Roma:
- Introdurre nei capitolati e nei bandi di accreditamento il
controllo nominativo sistematico dei titoli del personale
effettivamente impiegato da citare obbligatoriamente nella relazione
mensile;
- Introdurre l'obbligo periodico di supervisione terapeutica degli
assistenti a bambini, anziani e diversamente abili;
- Regolamentare l'utilizzo degli operatori che sostituiscono in
caso di assenza breve o lunga del titolare attenendosi al concetto di
continuità e qualità assistenziale;
- Controllo sistematico dei rapporti di lavoro e del reclutamento
di personale
- ....
Ci limitiamo a questi concetti base sperando di aver lanciato alcuni
utili spunti di riflessione.
Ciardullidomenico.it/pedofilia-scuola-le-responsabilita/
|
|