Annus horribilis. Lavori forzati e finti morti
Data: Venerdì, 11 marzo 2016 ore 05:30:00 CET
Argomento: Redazione


Si preparano le operazioni della mobilità che sarà una vera e vertiginosa "centrifuga", un prolungato giro di roulette e si auspica che arrivi al punto "0" seguendo gli algoritmi ministeriali. La "Buona scuola" ha la pretesa di segnare il punto zenit per ripartire nell'innovazione e nella nuova identità, ancora senza volto, ma gli ingranaggi sono inceppati. Gli ultimi assunti stanno pagando il dazio. In attesa di essere inseriti nel vortice della nuova mobilità che ribalta assegnazioni di posti da Nord a Sud e riempie i cartelli degli albi territoriali, con l'incertezza dell'assegnazione che li potrebbe condurre chissà dove. La maggior parte dei 48mila docenti immessi in ruolo sul 'potenziamento' scolastico, attraverso la fase "C" della Buona Scuola, continua ad essere impegnata su progetti più o meno forzati, se non improvvisati, o su supplenze brevi. I docenti sono formati sulla didattica ordinaria e disciplinare e molti sono coloro che sono impreparati a gestire i progetti trasversali, anche perché senza esperienza d'insegnamento.

In alcune scuole con dirigenti "illuminati" le ore di supplenza sono ben organizzate sul filone della progettualità specifica, per cui alcuni docenti "bravi" si sentono gratificati nell'azione didattica, mentre altri soffrono una palese emarginazione di docenti di serie "D" o "Z", spesso parcheggiati in sala professori.
Il Governo ha consentito di far entrare a regime la deleteria riforma pensionistica Monti-Fornero, che dal 1° gennaio scorso permette di lasciare il servizio solo dopo 66 anni e 7 mesi di età, oppure, se si è in possesso di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi di contributi per donne.
Si legge che in provincia di Bari le domande di pensionamento hanno subìto un vero crollo, confermando il quadro di lavoro forzato su scala nazionale. Solo che in questo modo, lo svecchiamento del personale docente italiano diventa sempre più una chimera.

La scuola, mentre accoglie le nuove leve, e si prende cura delle fresche risorse, si trova nella difficoltà di gestire persone stanche che al peso degli acciacchi aggiungono una rallentata motivazione e sfiducia nelle innovazioni della "Buona scuola".
Fra l'altro la qualità della vita peggiora; mentre in Francia l'8,2% dei docenti francesi ha meno di 30 anni, in Italia della medesima età sono appena lo 0,4%. In Spagna appena il 29,3% degli insegnanti ha più di 50 anni, mentre nella nostra Penisola sfiorano il 60%.

In Germania gli insegnanti vanno in pensione dopo 28 anni di contributi. Perché loro sì e noi no?
La storiella dell'orso descrive tre atteggiamenti da adottare quando s'incontra l'orso: lottare, fuggire o fingersi morto.
Potrà continuare a crescere la scuola italiana e realizzare le annunciate innovazioni con il personale in servizio tra quelli stanchi e demotivati e quelli che adottano la prassi del "fingersi morti" e vivono nascosti o quasi "assenti"?
Pare che quest'anno stia crescendo la collezione di sempre nuovi record aventi tutti lo stesso comune denominatore: il peggioramento delle condizioni di vita degli insegnanti, con effetti negativi anche per la didattica e gli alunni.
Che il Ministero apra gli occhi e raddrizzi il tiro, prima che sia troppo tardi.

Giuseppe Adernò





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