I compiti a casa e il compito della scuola
Data: Sabato, 27 febbraio 2016 ore 02:30:00 CET
Argomento: Redazione


A proposito di "compiti a casa sì o no".
È evidente che un qualche lavoro intellettuale, culturale o più semplicemente scolastico da fare a casa è utile, più che altro per educare l'allievo ad una abitudine di operosità e costringere i genitori a sapere qualcosa della formazione scolastica dei loro figli. Abusare nel dare compiti per casa è deleterio perché rappresenta una deresponsabilizzazione dei professori nei confronti della dialettica insegnamento-apprendimento e mostra spesso la loro incapacità di calcolo elementare. Se chiedo due ore di studio a casa per ogni ora di lezione i conti non tornano. Il problema più serio, però, mi sembra essere quello della incultura dei giovani al termine del loro percorso scolastico liceale.

Sì dico proprio liceale perché da parecchi decenni a questa parte si è chiarito che il problema fondamentale della scuola italiana è quello della necessità di una più ampia licealizzazione, cioè di un forte impulso culturale a fianco dei vari interventi professionalizzanti. In tal senso però si è fatto poco, anzi i licei vanno degradandosi, e nei tecnici si è quasi del tutto rinunciato alla cultura generale, rincorrendo affannosamente quella applicata e tecnologica. Parlo dei libri, oltre ed in aggiunta ad internet.

L'uso assiduo dei libri, classici letterari e filosofici, saggi autorevoli di scienza, scienze umane e sociali è il carattere distintivo della licealizzazione anche come strumento principe per superare il gap sociale nell'istruzione (vedansi le differenze nord-sud denunciate dall'Invalsi). Non si esclude l'uso di ogni strumento della moderna tecnologia specie a carattere multimediale, ma questo non dovrebbe soppiantare la lettura, pena la perdita del linguaggio colto e con esso dei contenuti culturali. Questa integrazione tra formazione scolastica di tipo liceale con quella di tipo professionalizzante dovrebbe assicurare le basi necessarie non solo perché si possano fruire utilmente e seriamente gli studi superiori accademici, ma anche per evitare lo spettacolo miserando di uomini e donne con grande visibilità (vuoi nello spettacolo, nelle aule parlamentari o in entrambi) incapaci di esprimere correttamente e comprensibilmente un qualunque concetto astratto.

L'armoniosa sintesi di culturalizzazione e professionalizzazione a scuola, tra libri, la moderna rete ed altre utilissime tecnologie massmediologiche, è quanto sentivo auspicare in una tavola rotonda illustrata qualche decennio fa dalla attenta interlocuzione tra Umberto Eco, Marco Lombardo Radice ed altri illustri cattedratici, moderati da un allora giovane Gianni Letta. Quel tipo di scuola ha anche fatto buona prova di sé in qualche sperimentazione del nord Italia. Ma richiedeva attenzione, soldi e passione per la gioventù. Tutte cose oggi molto lontane dalla nostra scuola.

Roberto Laudani
robertolaudani@simail.it





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