Il senso del valutare
Data: Venerdì, 19 febbraio 2016 ore 03:30:00 CET
Argomento: Redazione


La cultura della valutazione è la sfida della scuola che cresce. Documentare i processi e lo sviluppo di crescita formativa costituisce l'impegno della scuola-servizio che svolge una funzione sociale di promozione e di sviluppo dell'intera società. Gli strumenti adottati: Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano triennale dell'Offerta Formativa accompagnano l'iter evolutivo di una cultura che dovrebbe produrre modifiche nei comportamenti dei dirigenti, dei docenti e degli studenti i quali vivono questi "momenti" e "azioni" che registrano e misurano capacità e competenze.

Rileggere con senso critico e migliorativo il Rav, il Piano di Miglioramento e il Piano triennale da poco elaborato e presentato nei rispetto dei tempi prescritti è il consiglio che l'ispettrice Fiorella Palumbo ha dato ai circa seicento dirigenti e docenti della Sicilia orientale nel corso di un convegno-seminario, organizzato dall'Istituto "La Farina- Basile" di Messina in rete con le altre scuole della provincia peloritana, occasione di incontro e di socializzazione anche con le altre scuole.

Dare senso al valutare, seguire la gradualità dei passi da svolgere, delle tappe da conseguire, dei processi da attivare non può restare nella scuola di oggi soltanto un auspicio, ma deve sfatare ancora le resistenze di quanti considerano ancora la valutazione come punizione, misurazione, agonismo, competizione e vino con disagio la prassi della premialità annunciata dalla Legge 107/2015, ancora in fase di svolgimento attuativo, con i molti ostacoli e disagi nell'applicazione.
Proclamare a parole di essere favorevoli alla valutazione e poi ostacolare lo svolgimento delle prove Invalsi è un controsenso tanto diffuso tra gli operatori scolastici e mortifica e rallenta gli sforzi di quanti hanno intrapreso il nuovo percorso di innovazione verso una riconosciuta e certificata qualità.

Le innovazioni metodologiche nella didattica , l'organizzazione flessibile delle classi aperte e modulari, la didattica ribaltata, se ben indirizzate evidenziano il cambiamento e il miglioramento e sollecitano una certificata premialità che non contrasta con l'equità, utilizzata da alcuni come bandiera per appiattire e omologare verso il basso.
La preoccupazione dei dirigenti, assillati dall'ansia di prestazione nel portare avanti i progetti e dimostrare a conclusione del triennio gli sviluppi migliorativi della comunità scolastica, come ha detto la preside Ornella Campo di Ragusa, si imbatte con la realtà umana dei Collegi docenti e con le risorse disponibili, spesso limitate e ridotte nelle prestazioni.
Il vortice delle innovazioni ha sempre caratterizzato il mondo della scuola, creando turbini e tempeste, ma per molti "piove sul bagnato" e "unni ci chiovi ci sciddica!"
Rendere la scuola un servizio per tutti e per ciascuno, rispondendo ai bisogni degli studenti, attraverso le modalità del sostegno, del recupero e del potenziamento è giustizia ed equità.

La parabola dei talenti che insegna a farli fruttare il 10%, il 5%, il 2% secondo le potenzialità di ciascuno, resta una norma pedagogica di azione educativa che sollecita l'impegno personale e si contrappone all'inerzia di chi nasconde il talento ricevuto e non lo mette a frutto.
"A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha".
Ecco i segni della premialità e dell'equità.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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