Mobilità inchioda docenti GAE fasi B e C costringendoli all’abbandono delle proprie province
Data: Domenica, 07 febbraio 2016 ore 04:30:00 CET
Argomento: Opinioni


L’accordo sulla mobilità penalizza i docenti delle Fasi B e C, immessi in ruolo da GAE, a seguito delle procedure di cui alla legge 107/2015.
Comprendiamo l’azione dei sindacati, tesa a garantire i docenti immessi in ruolo entro il 2014/2015, ma il discrimine creatosi tra i docenti GAE e quelli GM risulta davvero macroscopico e la vertenzialità dinanzi al Giudice del Lavoro rischia di diventare altissima. Così gli Avvocati Giovanni Battista Scalia e Stefania Mannino del foro di Palermo annunciano ricorso al fine di provare a garantire i diritti dei lavoratori costretti ad abbandonare la propria Provincia ed i propri affetti avverso il piano straordinario di immissioni in ruolo che – aggiungono Scalia e Mannino – poteva trovare aggiustamenti in seno al CCNI ma, così come proposto, è lo stesso piano di mobilità che complica ulteriormente la posizione del MIUR.

Per quanto straordinario – proseguono i legali – il piano di immissioni in ruolo non può stabilire regole diverse di mobilità tra gli individuati per il contratto a tempo indeterminato. La situazione è paradossale in quanto pone da un lato i docenti provenienti da GAE ai quali è stato imposto di abbandonare la provincialità delle GAE e dall’altro i “vincitori o idonei” al concorso 2012 ai quali è stata invece garantita la territorialità stabilita dallo stesso concorso.
Dello stesso avviso è Salvo Altadonna, docente palermitano che abbiamo avuto modo di conoscere in questi anni e che proprio quest’estate ha dato vita alla protesta dei boicottatori trovando un’intesa in extremis col MIUR.

Non comprendiamo -  dice Altadonna - come da più parti si respiri ottimismo rispetto all’accordo sulla mobilità. L’organico di potenziamento poteva essere l’unico strumento per garantire, in ordine all’anzianità di servizio ed al carico famigliare, una mobilità democratica e giusta, tenuto conto – prosegue il docente – della totale assenza di organico di diritto in quasi tutte le classi di concorso.
Ci sconforta – conclude Altadonna – che la tutela del lavoratore e non solo, tenuto conto che migliaia di alunni disabili hanno oggi un insegnante di sostegno solo grazie ai tribunali amministrativi, passi oggi per le vie legali. Uno Stato normale garantisce i diritti fondamentali dei suoi cittadini/lavoratori ancor prima dei sindacati.

La “palla” ora passa ancora una volta al MIUR che dovrà decidere se venire incontro alle avanzate richieste o rischiare ancora di soccombere dinnanzi al tribunale.

avvocatiscaliamannino@yahoo.it





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