Il sistema scolastico italiano non è governato – seconda parte
Data: Martedì, 26 gennaio 2016 ore 01:30:00 CET Argomento: Opinioni
La Camera dei
Deputati ha organizzato, in data 22 gennaio, il convegno "La scuola di
tutti. Dopo la legge 107/2015, politiche per la giustizia in
educazione". Il presidente della fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, ha
ragionato sugli esiti della sperimentazione “Valutazione per lo
sviluppo della qualità delle scuole” [2011-2014] e sulla premialità.
Anche in questo caso il canto della sirena scuola è riuscito a far
dimenticare la cultura di cui si è portatori: il problema scientifico
del controllo è stato scalzato dalla soggettività della valutazione.
La strategia valutativa ministeriale focalizza e soppesa gli esiti
della gestione scolastica: prassi che la dottrina della qualità ha
abbandonato da più di cinquant’anni. L’output di sistema non è più
l’oggetto del controllo: si devono osservare i fattori che ne hanno
determinato le peculiarità [scostamenti esiti attesi .. risultati
conseguiti].
L’approccio scientifico al problema, se rispettoso della normativa
vigente, implica la modellazione del sistema scolastico e la
specificazione delle responsabilità dei diversi soggetti interagenti.
Le loro comunicazioni, rigorosamente documentate, forniscono un
riferimento sicuro per l’espressione di un giudizio oggettivo sulla
qualità delle prestazioni.
Si propone la rappresentazione grafica della struttura decisionale
introdotta nel 1974 [decreti delegati], confermata nel 1994 [T.U.], nel
1999 [DPR autonomia], nel 2003 [legge 53], erroneamente e banalmente
snaturata nel 2015 [legge 107]:
La funzione del dirigente richiede una rappresentazione tridimensionale
[applicazione del principio di distinzione - Decreto Legislativo 27
ottobre 2009, n. 150 Dirigenza pubblica Art. 37]:
Il compito primario della dirigenza consiste nel portare a unità
l’apparato, orientandolo. A tal fine stila gli ordini del giorno degli
organismi collegiali per vincolarli al mandato loro conferito.
E’ ipotizzabile che la paura di mettere le mani in un vespaio sia
all’origine del mal governo che da anni vizia l’attività del Miur:
intervenire sul significato di “libertà d’insegnamento” e inquadrare
l’attività docente in un contesto sistemico sarebbero un salto
culturale molto, molto oneroso, complicato e impopolare.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
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