
No comitati di valutazione. una battaglia fondamentale che perderà solo chi non l'avrà combattuta
Data: Domenica, 27 dicembre 2015 ore 03:30:00 CET Argomento: Sindacati
Perché presentare e
votare ORA come Collegi dei Docenti una mozione che impegna i Collegi
stessi a non eleggere i due membri nei comitati per la valutazione del
'merito' (ed a fare altrettanto, dove possibile, per i membri di
pertinenza dei Consigli di Istituto). Le motivazioni dell'Unicobas che
spiegano come NON SIA VERO che non ci sarebbe nient'altro da fare che
entrare nei comitati di valutazione. S'aggira nella categoria il timore
che la mancata nomina dei due membri del comitato di valutazione
previsto dalla L. 107 per la stesura dei criteri atti all'attribuzione
del 'bonus' di merito lascerebbe 'mano libera' ai dirigenti, mentre
solo la formalizzazione di un comitato al completo darebbe ai dirigenti
la possibilità di operare. Vediamo le questioni una per una.
Questione 'Collegio Perfetto'
È vero che:
('Nel silenzio della legge, il criterio più sicuro per
individuare un collegio perfetto - ossia ove è necessaria la
partecipazione di tutti i membri - è costituito dalla previsione, oltre
ai componenti effettivi, di componenti supplenti, potendosi trarre,
solo in tal caso, l’univoca volontà del legislatore che il valido
funzionamento dell’organo richieda la presenza di tutti i membri')
Consiglio di Stato, sez. 5a, n. 5139 dell'1 ottobre 2002.
Però, sia pure "il criterio 'più sicuro' per individuare un collegio
perfetto" la previsione di membri supplenti non è 'conditio sine
qua non' per la definizione di un collegio perfetto. Invece è
caratteristica della giurisprudenza in materia quella di considerare
perfetti i collegi 'valutativi' o 'giudicanti' (ed il comitato di
valutazione è 'valutativo' per definizione). Inoltre, a ben vedere, è
proprio il comitato di valutazione del servizio dei neo-assunti ad
essere 'integrato' dalla L. 107 perché diventi ANCHE comitato di
valutazione tout court (mansione che peraltro già aveva, e conserva
ancora, anche per la riabilitazione). Ne discende che l'attuale
mancanza di cenno alla presenza di membri supplenti (L. 107) è
certamente suscettibile di poter venire valutata come contraddittoria e
lacunosa laddove la L. 107 demanda al nuovo comitato ('integrato') le
stesse funzioni del vecchio relativamente ai neo-assunti o in caso di
contenzioso per la 'riabilitazione', perché ne ribadisce le medesime
competenze eliminando le vecchie garanzie relative ai membri supplenti
(tipiche di un collegio perfetto, ché altro non potrebbe essere). Basta
pensare ad una valutazione del servizio dei neo-assunti senza i membri
nominati dal Collegio (anche solo se non sostituiti quando impediti) o
senza il tutor. Ma tutto ciò, per antonomasia, apre di nuovo la strada
ad una valutazione negativa della legge e ad un possibile fumus di
incostituzionalità sul resto delle operazioni 'valutative' laddove i
criteri venissero decisi in assenza della nomina dei membri di
competenza del Collegio.
Gli organi collegiali sono, in giurisprudenza, spesso 'automaticamente
assimilati' ai collegi perfetti.
Può essere considerato 'collegio imperfetto' un organismo per legge
rappresentativo di DIVERSI organismi AVENTI PERSONALITÀ giuridica? La
ratio propende per il collegio perfetto proprio per la composizione
plurima, non 'surrogabile' da rappresentanze e/o nomine non
attribuibili proprio a QUELLA rappresentanza composita. Tutti sanno
peraltro che il Collegio Docenti conserva personalità giuridica anche
dopo la L. 107. Peraltro risulta indubbio come la scelta dei membri del
comitato, operata dalla L. 107 non sia 'causale', ma destinata a
realizzare 'eterogeneità di provenienza, esperienza, possesso di titoli
accademici', o che sia 'chiamato a compiere valutazioni
tecnico-discrezionali', come indica questa sentenza del TAR Sardegna
'sulla legittimità delle disposizioni di un bando di gara che prevedano
la possibilità, per la commissione giudicatrice, di operare in
composizione ridotta, e non con il "plenum" dei suoi componenti',
ovvero relativamente ad un bando nel quale non era specificato se la
Commissione fosse o meno 'collegio perfetto'. Il TAR rigetta il
ricorso, ma afferma:
'La caratteristica del c.d. "collegio perfetto" riposa nella
circostanza che esso deve operare con il plenum dei suoi componenti
nelle fasi in cui l'organo è chiamato a compiere valutazioni
tecnico-discrezionali o ad esercitare prerogative decisorie, rispetto
alle quali si configura l'esigenza che tutti i suoi componenti offrano
il loro contributo ai fini di una corretta formazione della volontà
collegiale'.
Ed afferma anche di (poter) rigettare il ricorso innanzitutto perché:
'(...) non c’è quella eterogeneità di
provenienza, esperienza, possesso di titoli tecnici/accademici, la cui necessaria contemporanea
compresenza garantisce lo svolgimento dei lavori della Commissione e
che giustifica, nel silenzio della legge, l'attribuzione in via
ermeneutica della qualifica di "collegio perfetto" alla Commissione,'
nonché dal momento che il bando già prevedeva espressamente decisioni
della Commissione in assenza del plenum (ma perché, non sussistendo le
caratteristiche di cui sopra, poteva non prevederle):
'la previsione nel bando della possibilità che la Commissione renda il
proprio parere in assenza del plenum dei propri componenti non appare
indebita manifestazione dell'esercizio del potere regolamentare'. (TAR
Sardegna, Sezione I - Sentenza 13/01/2011 n. 19, d.lgs 163/06 Articoli
84 - Codici 84.1)
Tutto il contrario, ci sembra di capire, per ciò che attiene alla L.
107 che, invece, proprio 'in via ermeneutica' (quindi non serve certo
che il comitato sia espressamente qualificato come 'collegio perfetto',
né che per definirlo tale siano previsti membri supplenti perché si
possa aprire un contenzioso di merito), nonostante la 'sagacia' e la
'cattiveria' del legislatore, pare suggerire proprio il contrario.
In CONCLUSIONE, sotto il profilo 'tecnico', trattasi di mera
interpretazione delle norme. Trattasi quindi di OPINIONI: nessuno oggi
ha la possibilità di affermare con certezza l'una cosa o il suo
contrario. Qualora nasca un contenzioso, la legge demanda alla
Magistratura la soluzione di tali casi di specie. E noi riteniamo ci
sia materia per proporre contenziosi di tal genere e che sia anche
politicamente utile proporne. È del resto evidente che l'operato di un
dirigente che agisse senza l'ausilio del comitato di valutazione, o che
acquisisse i criteri per la 'valutazione' da un comitato privo dei
membri di spettanza del Collegio, sarebbe molto più attaccabile che non
il contrario.
Ma è soprattutto SOTTO IL PROFILO POLITICO che va esaminata la
questione. Infatti l'una cosa non esclude l'altra. Quello che noi
sosteniamo è la necessità politica di AVVIARE PER PRIMA la battaglia
contro l'elezione del comitato, sia per il valore dirompente che ha,
sia perché non inficia la possibilità di portare avanti (ma solo in
caso di sconfitta) seconde opzioni, come anche la nomina dei membri del
comitato. Non possiamo centrare l'attenzione sulla questione 'collegio
perfetto sì o no' (sulla quale nei contenziosi che s'apriranno potremmo
aver torto, ma anche RAGIONE) e perdere di vista che OGGETTIVAMENTE:
a) i criteri non sono di competenza del Collegio Docenti, bensì del
comitato di valutazione: quindi è perfettamente inutile pensare di
poter 'imporre' criteri 'quantitativi' o altro tramite la
delibera di un organismo che non è proprio preposto a farlo, come
inutile sarebbero le cd. 'deleghe di mandato', sia perché
istituzionalmente non previste, sia perché al massimo impegnerebbero
solo 2 dei membri di un comitato che ha ben altra 'maggioranza';
b) il comitato è composto di 7 membri ed i docenti sono SOLO 3 (uno dei
quali nominato dal Consiglio di Istituto), quindi i 'criteri' verranno
comunque decisi da una maggioranza che non ci 'premia': ergo, elezione
o meno del comitato, l'arbitrarietà del dirigente (e, aggiungeremo,
ancor più, del burocrate aggiunto dell'Ufficio Scolastico Regionale)
non verrà certo contrastata con l'elezione dei 2 docenti di nomina del
Collegio e di uno di nomina del Consiglio;
c) paradossalmente, persino la deliberazione di criteri meramente
quantitativi e/o di 'funzione', qualora venissero adottati col placet
delle componenti di genitori e studenti (unica strada che ci potrebbe
garantire un'affermazione di tal tipo), non garantirebbe il blocco
dell'operazione 'meritocratica', perché, come vedremo entro la fine
dell'anno, l'attribuzione del bonus dovrà seguire una prassi ed una
attribuzione formale che nulla avrà a che fare con logiche
'quantitative' et similia;
d) la discrezionalità è peraltro già del tutto evidente e RESTA
COMUNQUE ASSOLUTA, perché NON è il comitato che 'valuta', bensì IL
DIRIGENTE, inaudita altera parte (mentre invece, per poter 'valutare'
deve aver ottenuto i criteri elaborati dal comitato);
e) i soldi del bonus non sono gestibili nella contrattazione di
istituto e qualsiasi ricorso avviato in tale direzione (presumibilmente
da Confederali & C:) è reso nullo in radice dalla precisa
previsione abrogativa, prevista nella L. 107, della norma specifica che
PRIMA di questa legge faceva di ogni fonte economica di provenienza
Miur relativa alla retribuzione accessoria riserva di contrattazione
(cosa che resta solo per il Fis);
f) il famoso comitato potrà quindi 'funzionare con la sola condizione
che si raggiunga il numero legale (almeno 4 componenti)', come sostiene
Vito, solo se sarà ritenuto collegio perfetto: e chi se la prende la
responsabilità di ritenerlo tale, il dirigente scolastico? Inoltre,
l'assenza formale della previsione di membri supplenti non implica
certo, nel caso di decadenza, scomparsa, dimissioni, trasferimento di
uno o più membri, che non si DEBBA eleggerne di nuovi oppure si vuol
davvero credere che, dopo esserci piegati subito e senza colpo ferire
alla nomina dei - e nei - comitati, ci si debba anche rassegnare ad
avere poi comitati-ombra, amputati ed incompleti perché '...tanto non è
un collegio perfetto' (e solo perché la legge renziana non ne fa
espressamente menzione)? Quale magistrato non ci darebbe ragione se, a
fronte di un dirigente 'sordo', chiedessimo di imporre nuove elezioni
dopo la decadenza di qualche membro? Ed a quel punto continueremmo a
credere di non poter considerare il comitato un collegio perfetto? Come
si vede, non sono poche le 'frecce' a favore della nostra tesi. Quando
si ragiona in termini giuridici occorre saper distinguere fra giudizi
di fatto e giudizi di valore: noi siamo convinti CHE SI POSSA FARE - E
VINCERE - GIÀ OGGI UNA BATTAGLIA PERCHÈ IL COMITATO VENGA RICONOSCIUTO
QUALE COLLEGIO PERFETTO (ma non per entrarci, bensì per fare il
contrario e depotenziare uno dei cardini distruttivi imposti dalla
legge);
g) ALTRE CONSIDERAZIONI TECNICO-POLITICHE ERANO GIÀ CONTENUTE NELLA
NOSTRA 'LETTERA APERTA', OGGETTO DI QUESTO DIBATTITO. NELL'ORDINE:
1) La legge riconosce invece al Collegio, quale entità giuridica
autonoma e compiuta, la titolarità esclusiva nella nomina di due
membri. Proprio per quella stessa autonomia e personalità giuridica
(sancita anche in altri termini), risulta quindi indubbio che il
Collegio possa rifiutarne l’elezione.
2) COMPOSIZIONE E NATURA GIURIDICA DEL COMITATO. Il comitato deve
essere composto da membri scelti da due diversi organismi ed appunto
per queste caratteristiche di rappresentanza plurima (aventi a che fare
con la valutazione), si configura come collegio perfetto, inesistente
se non nella sua completezza. Proprio il criterio della rappresentanza
diretta di due diversi organismi esclude la possibilità giuridica di
una 'surroga' dei non eletti da parte del dirigente. D’altra parte
l’approvazione da parte del Collegio, a maggioranza semplice, di una
mozione che ne escluda la nomina, impedisce qualsiasi successivo
ritorno sul punto, o qualsiasi successiva ‘elezione’ fino a che non sia
il Collegio stesso a rivedere a maggioranza la posizione adottata.
Questo è l’unico modo per raggiungere lo scopo: far sì che il comitato
non esista. In assenza di criteri elaborati con il coinvolgimento
istituzionale di membri designati dal Collegio, proprio per la natura
di rappresentanza plurima che la legge assegna al comitato, non esiste
alcuna possibile definizione 'premiale' legittima. Verrebbe meno così
persino l’entità giuridica alla quale la legge indica di rivolgere la
domanda di ‘valutazione’. Qualsiasi modus operandi che non tenga conto
di tutto ciò sarebbe certamente viziato e darebbe luogo a fondati
contenziosi derivanti da atti del tutto arbitrari immediatamente
annullabili dalla magistratura, unico ente deputato ad interpretare la
legge sulla questione dirimente della natura giuridica del comitato o
al rinvio della stessa alla Suprema Corte per sospetto di non
costituzionalità. Qui s'evince una delle (tante) debolezze della legge
107, debolezze che noi dobbiamo metterci in condizione di poter
'stanare'.
Viceversa, l’integrazione piena dei membri del comitato darebbe
necessariamente il via alla svilente operazione ‘meritocratica’
clientelare e familista, senza che sia possibile alcun contenzioso
degno di pregio, perché, 'perfezionato' il comitato e determinati i
criteri, il dirigente avrebbe piena facoltà di operare
discrezionalmente, potendosi avvalere comunque di un comitato
formalizzato e dal momento che la valutazione è assegnata al dirigente
ed a nessun altro, indipendentemente dai criteri stessi.
È del tutto evidente infatti quanto sarebbe futile appellarsi a
qualsiasi ‘criterio’: destinare ogni contenzioso a questo debole
appiglio significherebbe giocoforza accettare pedissequamente la logica
‘premiale’: a) perché il dirigente, nello spirito della legge, potrà
varare solo manovre premiali aventi nulla a che fare con qualsiasi
criterio quantitativo; b) perché tali contenziosi assumerebbero per
forza di cose il senso giuridico della rivendicazione personale, volta
ancora una volta al proprio riconoscimento ‘premiale’ contrapposto a
quello altrui; c) perché i famosi ‘criteri’ nella stragrande
maggioranza delle scuole saranno decisi dal dirigente contro la volontà
dei docenti ‘eletti’ (quand’anche questi non si rivelassero
semplicemente dei ‘complici’): come si sa i docenti sono
'strutturalmente' in minoranza nel comitato. Di più: persino quel
dirigente che volesse operare nel modo migliore possibile contro la L.
107 e rispettare un ‘patto d’onore’ con il Collegio (ché di più non si
può dare né sperare), anziché essere ‘coperto’ da una delibera del
Collegio contro l’elezione del comitato, una volta che il comitato
risultasse eletto sarebbe esposto al ‘dovere’ di operare
all’assegnazione del ‘bonus’ di merito, in primis dal vero dominus di
tutta l’operazione di definitiva privatizzazione dello status giuridico
dei docenti: il membro nominato dall’amministrazione, che sarà presente
in ogni scuola.
L’unico contenzioso valido e vincente resta quindi quello contro la
titolarità del comitato stesso, ma a condizione di renderlo incompleto
(e per questo inesistente): se operasse come non può, costituendosi
come collegio imperfetto senza l'ausilio del nostro voto e definendo
poi i ‘criteri’ senza poterlo fare in assenza di membri eletti dal
Collegio Docenti o, peggio, con membri surrogati discrezionalmente dal
dirigente o da minoranze operanti all’esterno e contro la delibera del
Collegio.
3) LA VALENZA POLITICA DEVASTANTE CHE AVREBBE L’ASSENZA, QUI ED ORA, DI
QUALSIASI BATTAGLIA, SENZA ‘SE’ E SENZA ‘MA’, CONTRO LA NOMINA DEL
COMITATO DI VALUTAZIONE. Abbiamo lottato contro la legge 107
definendola inemendabile, abbiamo lottato contro il ‘preside sceriffo’
(al quale inizialmente era stato assegnato un potere autoreferenziale
assoluto), per poi ‘validare’ quest’operazione di falsa democrazia
‘mimetica’ entrando in comitati dove – ‘criteri o non criteri’ – decide
comunque il dirigente da solo? Hanno appena edulcorata la legge per
dare la parvenza di un’apertura ‘partecipativa’ tirando in ballo il
Collegio nell’elezione di due membri (naturalmente minoritari,
condizionati e condizionabili) e noi ce la beviamo e non appena inizia
il nuovo anno ci vogliamo ‘accomodare’ nel comitato come se nulla fosse
e senza neppure combattere? Una battaglia dove si tratta solo di
votare, nella quale la categoria può essere sconfitta solo da se
stessa? Fra quanti si oppongono sinceramente alla L. 107 (e non lo sono
certo tutti coloro i quali si 'agitano' solo in apparenza), chi non
vuole combattere contro l'istituzione del comitato di valutazione è
perché ha paura di 'perdere': ma se anche solo il 10% delle scuole
riuscisse a deliberare contro il comitato di valutazione, sarebbe
comunque una grande vittoria, perché darebbe seguito reale e tangibile
ai facili proclami, evitando con i fatti a tutti noi l'immagine della
servitù volontaria, dell'unanimità degli imbelli, degli sconfitti senza
fegato né onore, incapaci di alzare la testa, incapaci di disobbedienza
civile persino quando si tratta di votare, incapaci di qualsiasi levata
d'orgoglio se, più ancora che con uno sciopero, si tratta di schierarsi
apertamente e direttamente di persona contro una legge ingiusta,
nemmeno quando ci colpisce direttamente (e con noi l'anima intera della
scuola pubblica)! Chi ha paura oggi di 'sfondare' inizialmente solo nel
10% degli istituti, deve ricordare che tutta la scuola guardò con
attenzione quelle appena 250 delibere contro il piano Renzi
faticosamente raccolte all'inizio dello scorso anno scolastico.
Rappresentavano solo il 2,5% delle scuole italiane, ma furono capaci di
svegliare la categoria, premessa ai plebiscitari scioperi di fine anno.
Che senso avrebbe più quel Collegio Docenti dove neppure uno dei suoi
membri fosse determinato a presentare e, quindi, come consentito dalle
norme, porre in votazione una delibera contro il comitato di
valutazione? Questa è una battaglia che perderà davvero solo chi non la
combatterà. In questa fase i dirigenti sono i primi a temporeggiare:
non è per nulla facile neppure per loro sostenere uno scontro muro
contro muro. In più, la maggioranza dei Consigli di Istituto devono
venire rinnovati e sarebbe ridicolo fargli nominare membri del
comitato. Infine, il membro 'esterno', il burocrate aggiunto del quale
ci faranno dono gli Uffici Scolastici decentrati, con la bagarre sulle
assunzioni non arriverà prima di Gennaio. Anche solo il 10% di delibere
intransigenti oggi garantirebbe una moltiplicazione istituzionale dei
NO quando si entrerà nel vivo dello scontro. Questo non è un anno come
gli altri: non possiamo darci per vinti senza combattere. Eleggere il
comitato di valutazione è passaggio definitivo ed irreparabile. Votare
di non eleggerlo ha un grande significato politico, ma al tempo stesso
non compromette nulla. Non compromette la posizione dei neo-assunti,
per i quali il Collegio ha già nominato i tutor, né la valutazione del
loro servizio, necessaria a Giugno, quando si potrà eleggere il
comitato solo per questo scopo. Si sarà ottenuto così che per tutto
l'anno il comitato di valutazione non abbia potuto elaborare
l'operazione premiale, avendo acquistata intanto come categoria la
possibilità di verificare nel frattempo come procede la battaglia
contro la L. 107. Nominandolo adesso, invece, l'organismo sarebbe
comunque perfetto e non se ne potrebbe impedire l'uso 'premiale'. Anche
il portfolio ed il tutor (per gli alunni) erano (e sono) 'legge' dai
tempi della Moratti: oggi in quante scuole esistono mai? Persino il
'concorsone' a quiz per i docenti era sancito da più di 7 mesi nel
contratto nazionale di lavoro, sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, Snals e
pubblicato su Gazzetta Ufficiale, quando, il 17 Febbraio 2000 venne
spazzato via dalla rivolta della scuola: semplicemente non sono passati
nella categoria. Infine, in una fase di stallo apparente, che richiede
il massimo di impegno ed informazione, è proprio questo il segnale che
s'intende dare? Quale immagine si darebbe ad una categoria che vedesse
- senza colpo ferire e senza aver tentato almeno in prima battuta TUTTE
le strade percorribili per impedire la creazione dei comitati di
valutazione - proprio quelli che hanno trainato gli scioperi, le figure
(almeno apparentemente) più coscienti, quelli dell'assoluta
inemendabilità, che sino a ieri avevano dichiarato di voler trasformare
la scuola in un 'Viet Nam', entrare o venire eletti proprio in quei
comitati di valutazione che sono uno dei cardini della controriforma
...'perché tanto non se ne può fare a meno'? Siamo seri: sarebbe la
fine di qualsiasi credito, di qualsiasi speranza, per una categoria già
molto incline alla delusione!
h) dal nostro punto di vista ne discende che l'unico appiglio al quale
ci si potrà appellare con più di qualche ragione giuridica (e con tutte
le ragioni di principio e le motivazioni etiche del caso) sarà
l'eventuale ASSENZA DEI CRITERI dovuta all'INESISTENZA del
comitato come entità formalizzata e 'perfetta' o alla presenza di
criteri non validi perché elaborati SENZA LA PRESENZA della componente
docente, specificamente menzionata dalla L. 107. A noi pare davvero
l'unica chance per tentare di BLOCCARE SUL NASCERE E SUL SERIO
l'operazione 'merito'. Viceversa, nonostante la buona volontà, intanto
praticheremmo un obiettivo di ripiego senza aver almeno provato a
mirare più in alto; secondariamente, di fatto, tenteremmo al massimo di
'edulcorare' il 'merito' (ma con ancora minori possibilità di riuscita,
facilitando in realtà l'assuefazione della categoria).
TETTO DEL 10%. La previsione contenuta nella L. 107 relativamente alla
percentuale massima dei collaboratori del dirigente prefigura
probabilmente la scelta prevalente che verrà operata nelle scuole
relativamente all'attribuzione di salario accessorio per 'merito'
laddove verranno nominati i comitati di valutazione, perché, proprio
come scrive Vito stesso: '...è molto probabile che questi docenti
diventino destinatari del bonus', anche se 'questo non esclude che
altri possano accedervi'. Ma la cosa non sposta di molto il fulcro del
dibattito.
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