
Si fa presto a dire successo formativo
Data: Venerdì, 18 dicembre 2015 ore 01:30:00 CET Argomento: Redazione
La lotta alla
dispersione scolastica è uno dei compiti più nobili che si possa
svolgere nelle singole scuole, perchè dà respiro sociale ed educativo a
tutta l'attività formativa. Nella società della conoscenza
, dell'apprendimento durante tutta la vita, chi fuoriesce
anticipatamente dal sistema formativo senza il possesso di adeguate e
solide competenze per svolgere il ruolo di cittadino e di lavoratore è
destinato all'emarginazione sociale. E in linea di principio nessuno
puo' accettare un fatto del genere.
Nel corso degli ultimi anni sono state poste delle mete molto ambiziose
al sistema scolastico(ridurre al 10% la dispersione scolastica, portare
al diploma l'85% di ogni classe di età), ma i risultati ancora non sono
completamente soddisfacenti, perchè il fenomeno dei drop outs si
riproduce costantemente, per vecchi e inestirpati fattori, ma anche per
nuovi, come la scolarizzazione dei figli degli immigrati, per i quali
non si è sufficientemente preparati.
A partire dagli anni '60 le porte delle scuole sono state aperte
a tutti, soprattutto alle superiori, dove prima di quegli anni
non erano molti quelli che si potevano permettere di entrarvi. I
risultati di questa necessaria scolarizzazione sono stati e sono
ancora contraddittori. A parità di "qualità umane", infatti, non si ha
tra i giovani parità di risultati, di successo formativo, di competenze
e
di possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
Si è intervenuto sugli ostacoli di natura economica(ma negli ultimi
tempi con risorse sempre decrescenti) con la riduzione delle
tasse di iscrizione, con borse di studio, con la gratuità dei
servizi di trasporto, con buoni-libro e rare volte con le mense
scolastiche. Questi provvedimenti hanno favorito l'accesso di
tantissimi
giovani alle scuole, ma non sono riusciti a tenervi dentro
tutti quelli che vi entravano e a farli uscire a tempo dovuto con
il bagaglio necessario di preparazione per affrontare la vita.
Questo significa che gli ostacoli alla piena scolarizzazione delle
nuove generazioni non sono esclusivamente di natura economica. E'
necessario intervenire sul contrasto di fondo, che si sviluppa tra
scuola, cultura scolastica, codice interno del sistema scolastico
da una parte, mondo giovanile, cultura giovanile e
soprattutto nuova utenza dall'altra. La prevalenza delle discipline
logico-linguistiche, il primato della scrittura, l'astrazione
inevitabile di alcuni saperi scolastici, la subalternità delle attività
pratiche nei curricoli scolastici, la debolezza delle attività
laboratoriali, la disposizione degli orari delle
lezioni, l'organizzazione del tempo scolastico sono congeniali ad un
certo tipo di alunni :quelli predisposti e in qualche modo allenati in
ambienti familiari che ne comprendono e ne accettano le ragioni
. Per altro genere di giovani, cioè di altre estrazioni sociali, queste
caratteristiche del mondo scolastico costituiscono le
principali difficoltà da superare.
La politica dell'equità a scuola non ha dato i risultati sperati perchè
dopo avere limitato gli ostacoli di natura economica non si è riusciti
a contenere quelli derivanti dall'eredità culturale degli alunni
disagiati.
Vi è una preoccupante correlazione tra successo scolatico e patrimonio
culturale in possesso degli alunni, tra status culturale della scuola e
quello delle famiglie di ceto medio. Nelle scuole, anche in quelle ad
indirizzo tecnico e a volte nelle stesse medie, vengono esaltate e
premiate le forme di intelligenza che si esprimono nel rapido e più
ampio possesso delle conoscenze. Poco spazio si dà al sapere fare e al
sapere agire, anche se in queste finalità si devono individuare le
condizioni di una vera democratizzazione del curriculum e della
valutazione.
Accanto a questo primo grande problema, altri ne sono sorti, che
rendono difficile per molti il successo formativo.
A) La fine della
mobilità sociale che nel titolo di studio trovava alimento e
giustificazione;causa fondamentale della motivazione a studiare, non
sostituibile col piacere della cultura, con il diritto ad una piena
cittadinanza, con la necessità di una vita continua come
apprendimento. Neppure la cognizione della marginalità sociale
conseguente alla povertà di cultura e alla carenza di professionalità
riesce ad avere capacità di motivazione. Lo scambio sacrifici oggi per
eventuali vantaggi domani non funziona e non viene praticato da molti
giovani.
B) L'incapacità di dominare le nuove tecnologie e di sapere
discernere nel vasto oceano delle informazioni.
Sono due sfide al sistema scolastico, ma solo la seconda è davvero
nelle sue possibilità con i dovuti finanziamenti e con la
necessaria predisposizione dell'infrastruttura materiale e
professionale. La soluzione della questione fondamentale della mobilità
sociale è nelle mani di chi ha la responsabilità della politica
industriale e degli investimenti economici. La scuola deve
soltanto non perdere battutte nel preparare i giovani ad inserirsi nel
modo migliore e con il dovuto bagaglio professionale e culturale nel
mondo del lavoro se e quando per loro si aprono le porte. Se si resta
inerti di fronte a questi nuovi e pressanti problemi la scuola, luogo
di
passaggio e di formazione di ogni nuova intera generazione, rischia di
diventare uno strumento di legalizzazione delle disparità sociali e di
perdere la sua legittimazione sociale.
Oltre a questi problemi in meridione se ne devono affrontare
altri molto seri e che non vengono adeguatamente cosiderati nel nuovo e
appassonante sport nazionale delle graduatorie degli istituti
scolastici...
Problemi riassumibili nella POVERTA' DEL CAPITALE CULTURALE DEL
TERRITORIO(insufficienza di sedi scolastiche, grave deterioramento
degli
edifici scolastici, rarità di biblioteche, povertà di centri e di
associazionismo culturali, disattenzione degli enti locali, casualità
dei
servizi alle persone, scarsa partecipazione civica alle scelte
locali, vuoto e dissipazione dei mesi estivi, deprivazione culturale di
molte famiglie etc) e nella DISGREGAZIONE SOCIALE DEL
TERRITORIO di riferimento(lacerazione dei rapporti
familiari, redditi familiari incerti, precarietà nel lavoro e
disoccupazione di massa, illegalità e criminalità diffuse, quartieri
senza servizi, degrado urbanistico, servizi dei trasporti insufficienti
e
sgangherati etc). Problemi che aggravano le condizioni del disagio
giovanile e ostacolano il percorso di formazione di quanti provengono
da questi ambienti.
Nella dispersione scolastica lavorano a pieno regime fattori
economico-sociali, fattori culturali, motivazionali e valoriali. Per
questo è una lotta difficile e dai risultati incerti. E' una lotta che
va condotta su diversi terreni, che richiede una strategia plurale e
la capacità di tessere le alleanze necessarie sul territorio, perchè da
sola la scuola non risolverà mai questo problema. Chiamare, quindi, gli
enti locali alle proprie responsabilità, le associazioni per il loro
contributo, le aziende per la collaborazione, le famiglie per la
partecipazione alla vita scolastica, gli insegnanti all'innovazione e
alla creatività metodologica.
A scuola non dovrebbero mancare iniziative per
cercare, laddove il problema si pone, di recuperare il
rapporto tra generazioni;di superare ogni forma di comunicazione
non dialogante all'interno della comunità scolastica;di spingere le
famiglie alla riassunzione della loro responsabilità educativa, qualora
come spesso succede vi avessero rinunciato;di valorizzare nello studio
e nella riflessione la storia, le tradizioni, la cultura del proprio
territorio per riportare criticamente i giovani alle proprie
radici.
Il lavoro più importante resta sempre quello che viene quotidianamente
fatto in classe ; ma non al modo di sempre, perchè è quello che in
parte
produce la dispersione. Un lavoro che deve essere fondato sulla fiducia
che viene riposta negli alunni, sulla valorizzazione del loro
impegno, sull'incoraggiamento e sulla loro
responsabilizzazione. VEDI COSA SAI FARE? PUOI FARCELA e in alcuni casi
DEVI FARCELA. Potrebbero essere i principi con cui regolarsi
nell'attività didattica. Principi che richiamano la passione educativa
dell'insegnante, la sua umanità professionale.
In situazioni in cui nell'immediato è impossibile il recupero educativo
della famiglia e del territorio, con rischi incombenti di degrado
e di marginalità sociale per tanti nostri giovani, le uniche risposte
al problema della dispersione sono quelle che solo la scuola puo'
dare, considerando il grande patrimonio umano, culturale e
professionale dei suoi insegnanti.
E se non la scuola, chi?
prof. Raimondo Giunta
|
|