Raimondo Giunta,·martedì 24 novembre 2015
Data: Giovedì, 26 novembre 2015 ore 02:00:00 CET
Argomento: Redazione


Sono evidenti a tutti i segni della disgregazione morale e sociale; si fa fatica a parlare di popolo, perchè si è ridotti ad un insieme disordinato di individui; si fa fatica a prefigurarsi un futuro decente, perchè i segni di dissoluzione, di scompaginamento incidono financo nei custodi della legalità, l'Italia sembra una nazione che non riesce e non vuole darsi un principio di coesione. Sono principi di unificazione la cultura e i valori condivisi, la legalità e il rispetto delle regole di convivenza, il convincimento di avere un comune destino, la sicurezza di potere disporre delle stesse opportunità, la garanzia di una vita degna di essere vissuta o perlomeno al riparo di umiliazioni e prevaricazioni.

Sono state forze di coagulo sociale i partiti, i sindacati, le associazioni di ogni genere, la scuola, le parrocchie e gli oratori. Organizzazioni dalla partecipazione libera e gratuita. Di molto è caduta, però, la loro credibilità. Oggi si va per centri di natura diversa, ma a pagamento. Si va per bar, pizzerie, ristoranti, pub e discoteche. Luoghi, non-luoghi, dove si sta insieme, ma non ci si conosce; dove ci si incontra se ci si può permettere di pagare l'ingresso o spendere del denaro e l'unica misura è quella dei consumi. A farne le spese sono le nuove generazioni.

E' difficile la condizione del mondo giovanile, perchè di alternativo ai luoghi della provvisorietà si contrappone, quasi dappertutto, solo ciò che resiste del ricco apparato di spazi e di attività del mondo cattolico: circoli, riunioni, filodrammatiche, gruppi sportivi, scouts, grest, sale giuochi, sale cinematografiche. Opportunità che fanno molto comodo anche a chi non appartiene al mondo cattolico, se non altro per qualche cenno di attenzione alla buona educazione e per qualche esortazione ai buoni valori del rispetto e della solidarietà, che non mancano mai
Nei piccoli centri di laico non c'è proprio nulla di consistente che possa competere con quello che offre il mondo cattolico; anche le stesse attività di volontariato quasi sempre fanno riferimento alle parrocchie. La differenza diventa abissale se si pensa che quanto di laico c'è in giro (scuole di danza, scuole- calcio, palestre, società sportive) spesso è accessibile solo a pagamento e per molte famiglie questo significa non avere alcuna possibilità di scelta per i propri figli.

Finisce per avere un costo sociale e umano non indifferente il fatto che in quell'ambito di formazione umana che si sviluppa nel tempo libero per alcuni è disponibile ciò che gratuitamente viene dato dalle molteplici forme di generosità del volontariato, per altri cio che si ottiene per la disponibilità di denaro e per tanti nè l'una, nè l'altra cosa.
E' proprio una fortuna che in questi tempi il mondo cattolico sia scosso dall'ispirazione umanamente travolgente di papa Francesco e che un soffio di libertà e generosità animi le molteplici iniziative indirizzate alla cura dell'umanità dei nostri giovani, liberandole da qualsiasi pretesa egemonica.
C' è una responsabilità di tutti, credenti e non credenti, a impegnarsi per creare la migliori condizioni di crescita dei nostri giovani; responsabilità che non si può delegare nè a strutture di tipo religioso, nè tantomeno a centri accessibili solo dietro cessione di denaro.
I giovani hanno bisogno di luoghi dove riunirsi, discutere,conoscersi, fare qualcosa di utile, di buono, di bello; hanno bisogno di luoghi in cui possono mettersi in discussione e alla prova per verificarsi secondo principi etici e sociali di un certo valore.

La questione assume oggi un rilievo maggiore per la presenza, anche nei piccoli centri, di fasce giovanili di provenienza etnica e religiosa diversa rispetto ai ragazzi autoctoni. Sono giovani che non bisogna lasciare in strada da soli e che bisogna integrare; è un problema serio che al di fuori della scuola non riescano a trovare altri coetanei con cui passare del tempo e praticarsi. Si corre il rischio di vedere facilmente costituiti naturali ghetti dell'esclusione e del rancore.

prof. Raimondo Giunta





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