Andrea Giusti e il 'pessimismo radicale' nell’arte
Data: Sabato, 31 ottobre 2015 ore 03:00:00 CET
Argomento: Redazione


Andrea Giusti è nato a Massa e vive a Carrara, nel cuore del centro storico, dietro la graziosa piazzetta del Duomo di Sant'Andrea, là dove si radunano mensilmente gli "artisti del Borgo" e le artiste del circolo apuano "Artemisia" a vivere un intenso momento di comunicazione della loro vibrante vitalità culturale in una sorta di simposio platonico per celebrare la bellezza dell'arte ed il bene comune. Egli è però artista più riservato e se ne sta quasi appartato nella sua profonda meditazione che esprime soltanto con il segno e sulla tela, con rabbia e passione, con sofferenza e devozione, con violenza e spirito di compassione.

L'Artista apuano si ispira certamente all'espressionismo astratto di Pollock, ma lo fa con molta moderazione e ponderazione e soprattutto con molto acume, e perciò tiene conto del fatto che il grande pittore americano ha aggiornato e variato la sua tecnica dello sgocciolamento integrandola e arricchendola con l'uso tradizionale del pennello e che ha modificato e perfezionato il suo astrattismo rendendolo più concreto e figurativo, come per esempio avviene nella famosa tela "Pali Blu" del 1953, nella quale i sette pali conficcati profondamente nel terreno rappresentano l'immagine ben visibile e percepibile di una immensa e terribile sofferenza che tocca la profondità dell'animo. In Giusti lo sgocciolamento di colori sulla tela acquista subito un significato simbolico chiaramente e concretamente percepibile, in quanto la sua angoscia esistenziale ha bisogno di una potente ed urgente comunicazione nel clima di una pittura intuitiva che però non rifiuta l'azione successiva e mediata della "composizione" e della raffigurazione: "Ma l'intuizione pura o rappresentazione artistica ripugna con tutto l'esser suo all'astrazione; o, anzi, non vi ripugna nemmeno perché la ignora, appunto per il suo carattere conoscitivo ingenuo che abbiamo detto aurorale. In essa il singolo palpita della vita del tutto, e il tutto è nella vita del singolo; ed ogni schietta rappresentazione artistica è sé stessa e l'universo, l'universo in quella forma individuale e quella forma individuale come l'universo" (Benedetto Croce, Il carattere di totalità dell'espressione artistica, in Breviario di estetica, Laterza, Bari 1962, p. 134). L'arte è quindi intuizione che non rifiuta la configurazione, anzi la richiede, e pretende inoltre il passaggio dal sentimento immediato alla sua mediazione e risoluzione compositiva, anziché l'astrazione dispersiva e concettuale.

Quando l'emozione è grande e sincera, essa esplode e diventa sentimento e questo a sua volta si trasforma in corposo atto costruttivo, compositivo e intuitivo. Questo insegna pure Kandinskij, il massimo teorico dell'astrattismo, con il suo saggio di estetica Lo spirituale nell'arte del 1910 e poi con l'opera "Blu di cielo" realizzata a Parini a seguito di un avvenimento storico drammatico quale è l'occupazione nazista del 1940. Qua il dolore dell'artista non regge l'impatto con la durissima vicenda militare che accade nella capitale della cultura e della bellezza sfigurate dalla tracotante e feroce barbarie delle truppe di Hitler, e nasce la tela con uno sfondo di un azzurro intenso e bellissimo occupato e sfigurato da vermiciattoli e bruttissimi insetti. E questo insegna pure Picasso quando il suo dolore travalica i limiti di una semplice emozione ed esplode con l'esplosione di Guernica, la città inerme bombardata barbaramente dall'aviazione nazista intervenuta nel 1937 in aiuto di Francisco Franco nella guerra civile spagnola. Così Andrea Giusti quando avverte più forte la sua emozione, allora fa esplodere la sua intuizione estetica e crea le sue opere, che sono l'espressione autentica del suo sentimento e della sua poetica. La sintesi dei due fattori produce tele di grandissimo pregio come "Senza via d'uscita", che proclama peraltro la sua poetica, e "Prime luci di primavera", che sono dei veri capolavori sia per intensità e variazioni di colori che per simboli e significati.

La bellezza dei lavori di Giusti sta evidentemente nella scelta dei colori e nel loro accoppiamento, ma soprattutto essa è costituita dalla poetica che si nasconde sotto e dietro i sentimenti percepiti ed espressi e che concepisce e definisce il caos dell'esistenza nella sua inestricabilità ed ineluttabilità. Questo è il significato profondo della tela citata "Senza via d'uscita" con i suoi sentieri interrotti e con i suoi sentimenti spezzati come i rami secchi ed i rovi pungenti che occludono ogni forma di passaggio ad altro che non sia un movimento ripetitivo intorno allo stesso luogo ed allo stesso oggetto. Un nichilismo di fondo aggredisce l'esistenza dell'uomo che non trova facilmente, né troverà mai, la via della liberazione dalla sua prigione, che incombe ed avvinghia. L'esistere umano è assurdo perché dominato da una volontà cieca e perversa che vuole il male e il dolore e che procura infelicità ed irrequietezza.

Il pessimismo dell'Artista apuano culmina nella intercettazione del pensiero di Schopenhauer secondo cui l'esistenza umana si svolge entro i due poli ineludibili della sofferenza e della noia e non può proporsi in realtà alcun fine perché gira a vuoto attorno al nulla: "Infatti l'assenza di ogni fine e di ogni confine appartiene all'essenza della volontà in sé, che è un agognare senza fine ... Ogni meta raggiunta è a sua volta principio di un nuovo corso vitale e così all'infinito ... La stessa cosa si vede infine anche nelle aspirazioni e nei desideri umani che ci illudono facendoci vedere il loro adempimento sempre come meta ultima del volere;ma non appena sono realizzati, essi non sembrano più gli stessi e vengono quindi tosto dimenticati, superati e in realtà sempre, benché inconfessatamente, messi da parte come illusioni svanite" (Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, trad. a cura di Sossio Giametta Bompiani, 2009, pp. 289-290). L'esistenza umana, ripete l'Artista, è come toccata dal peccato originale che la costringe a girare a vuoto su se stessa, alla cieca, senza possibilità di uscire dallo stato di allucinazione e di irrazionalità la cui causa è appunto la colpa radicale delle origini. I colori dei suoi dipinti diventano tetri ed il pendolo della pittura giustiana oscilla tra quei due poli. Così è il "Rumore della noia", un dipinto che nell'espressione del sentimento infausto della vita fa gelare le corde dell'animo e diffonde tanta amarezza e malinconia per l'insensatezza verso la quale si corre e per l'inutile affanno procurato dall'assurdo mondo. Ma nell'infelicità rappresentata con tanta varietà di simboli e di significati vi è anche la sostanza dell'arte che realizza intuitivamente il suo progetto nichilista e che lo fa insieme alla rappresentazione di una bellezza capace di procurare accanto al turbamento psicologico un forte godimento estetico.

Carrara si conferma certo la Capitale Mondiale del Marmo per la presenza di una notevole quantità di cave sulle sue montagne e di segherie a ridosso delle abitazioni e dei vorticosi e ristretti corsi d'acqua, ma anche la città dell'arte manifestata dalla eccellente Accademia di Belle Arti e praticata dalle varie associazioni che attraversano il suo territorio e che costituiscono un elegante tessuto culturale articolato in una infinità di gruppi e di iniziative poco conosciute dagli organi ufficiali e istituzionali, e di grande interesse e spessore artistico. Andrea Giusti appartiene proprio a questi brillanti "spiriti nascosti" che animano i borghi carraresi e rendono più attraente e vitale l'immagine cittadina senza pesare sui bilanci pubblici e senza chiedere benefici e riconoscimenti municipali, regionali o statali.

prof. Salvatore Ragonesi





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