L’illecita presunzione del Miur: non aver vincoli di mandato
Data: Giovedì, 29 ottobre 2015 ore 01:00:00 CET Argomento: Opinioni
Il Ministro
della Pubblica Istruzione, nel 1970, ha identificato la finalità
educativa della scuola e l’ha sintetizzata in “un modo di essere, non un modo di sapere”.
Un postulato che ha ispirato molti provvedimenti, tra cui:
- I decreti delegati del 74 che hanno modellato la struttura
decisionale delle scuole in funzione della tensione cognitiva degli
studenti.
Il legislatore, in considerazione al fatto che il ”saper essere” varia
al variare del contesto, ha posto come fase iniziale della
progettazione educativa “l’elaborazione
e l’adozione degli indirizzi generali”, da definire sotto forma
di competenze generali.
Seguono: l’elencazione degli obiettivi, la puntuale descrizione dei
traguardi comportamentali, la formulazione d’ipotesi, la messa a punto
di strategie, la loro gestione e il feed-back, fasi del processo di
sviluppo dalle capacità, componenti portanti delle competenze generali.
Successivamente sono da individuare e scegliere le modalità di
convergenza di tutti gli insegnamenti verso i traguardi identificati
[capacità].
L’insegnamento é la fase conclusiva: i docenti progettano e gestiscono
“occasioni di apprendimento” per conseguire sia gli obiettivi
collegialmente selezionati, sia per trasmettere una corretta e
coinvolgente immagine della disciplina insegnata.
- Il DPR del ’99 sull’autonomia scolastica che, confermando e
rafforzando la struttura organizzativa introdotta nel ’74, colloca “la progettazione e la realizzazione di
interventi di educazione, formazione e istruzione” a fondamento
dell’assetto scolastico [art. 1]
Si tratta di un cambiamento profondo della funzione docente: non più
guida all’interno del labirinto del sapere ma progettista e gestore di
percorsi didattici finalizzati, convergenti, condivisi, “mirati allo sviluppo della persona umana”.
Un cambiamento che comporta l’abbandono del tradizionale punto di
vista, la gestione dell’insicurezza, un maggior impegno, il lavoro
d’équipe.
Un cambiamento che innova il significato di “libertà d’insegnamento”:
prima il docente fissava arbitrariamente gli obiettivi della sua
attività, individuandoli all’interno della disciplina insegnata; nel
nuovo contesto le scelte progettuali sono vincolate dagli obiettivi di
crescita delle potenzialità degli studenti.
Il mancato rispetto della legge è stata la prevedibile risposta dei
docenti, viste le elusioni e le omissioni che hanno caratterizzato
l’azione dai dirigenti scolastici: le responsabilità del loro ufficio
non sono MAI state onorate.
L’istituzione non è stata portata a unità per l’assenza di ordini del
giorno atti a vincolare al mandato ricevuto le decisioni e l’attività
degli organismi della scuola.
In questo quadro si colloca il Miur, organo esecutivo dello Stato che
vigila sulla corretta applicazione della legge. Responsabilità non
ottemperata. Le cause dell’inefficacia dei decreti delegati e della
norma sull’autonomia non sono state cercate e, in spregio al vigente
sistema di regole, la trasgressiva e generalizzata risposta delle
scuole è stata condivisa, giustificata e confermata: la legge di
iniziativa governativa n. 107/2015 ha abrogato le due disposizioni, la
prima alla luce del sole, la seconda tacitamente.
La mancata percezione della complessità della mission della scuola ha
generato semplificazioni e banalizzazioni, come accadrebbe in una
catena di supermercati che disegna le strategie di mercato in funzione
dell’attività delle cassiere.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
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