Legge Stabilità 2016 – Per il rinnovo del contratto PA stanziati solo 200 milioni di euro, un trancio di pizza a dipendente pubblico. Anief-Cisal: valanga di ricorsi in arrivo
Data: Luned́, 19 ottobre 2015 ore 09:07:19 CEST
Argomento: Sindacati


Nel testo approvato ieri sera dal CdM si è andati addirittura sotto i già ridicoli 300-400 milioni di euro di chi si parlava da settimane: è con 6 euro l’anno di aumento a lavoratore statale che quindi il Governo ha intenzione di sedersi quindi al tavolo per ridurre i comparti da 11 a 4, agevolando lo spostamento dei dipendenti soprannumerari da un ministero all’altro e gambizzando rappresentatività dei sindacati minori. E anche di applicare la riforma Brunetta della PA, che prevede l’accesso al merito professionale solo per un dipendente su quattro, con la cancellazione definitiva degli scatti di anzianità.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): siamo alla follia, perchè ai tre milioni di dipendenti pubblici vanno assegnati più di 12 miliardi di euro di arretrati, che corrispondono a 4mila euro di mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Sommando i sei anni di mancato rinnovo, hanno infatti perso il 9,3 per cento di salario. Se le cose stanno così, vuole dire che inonderemo i tribunali del lavoro. Perché l’ora delle mancate promesse è finita.
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La Legge di stabilità gela le speranze di 3milioni e 100mila dipendenti statali. Spulciando tra le tabelle del Governo sul testo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, emerge che i soldi stanziati per il rinnovo dei contratti, fermi da sei anni, sono addirittura pari alla metà della cifra, già irrisoria di 300-400 milioni, trapelata nei giorni scorsi in occasione dell’incontro interlocutorio tenuto dai sindacati all’Aran per la riapertura della trattativa: l’Esecutivo ha infatti approvato lo stanziamento di appena 200 milioni di euro, che corrispondono a 6 euro lordi l’anno di indennizzo.
Con questa cifra ridicola, pari a un trancio di pizza a taglio, il Governo ha intenzione di sedersi quindi al tavolo per ridurre i comparti da 11 a 4, agevolando lo spostamento dei dipendenti soprannumerari da un ministero all’altro e gambizzando rappresentatività dei sindacati minori. E di applicare quel Decreto Legislativo 150/09, la riforma Brunetta della PA, che prevede l’accesso al merito professionale solo per un dipendente su quattro, con la cancellazione definitiva degli scatti di anzianità. Ad iniziare dalla scuola, dove l’unica forma di carriera era proprio l’accesso all’aumento aumento automatico periodico, ma che ora dovrà contare sui 200 milioni di euro annui previsti dalla Legge 107/15, guarda caso la stessa cifra concessa a tutti i dipendenti pubblici, da assegnare ai dipendenti in quota ai dirigenti scolastici.
Secondo Marcello Pacifico, presidente ANIEF e segretario confederale CISAL, “siamo alla follia: ai tre milioni di dipendenti pubblici vanno assegnati più di 12 miliardi di euro di arretrati. Perchè ad ogni lavoratore statale, il minimo che si possa conferire con il rinnovo del contratto sono i 4mila euro di mancata vacanza contrattuale negati in questi anni. E non ci vengano a dire che le intenzioni della Consulta, nel reputare illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi della PA, erano quelle di far valere il mancato adeguamento solo dal momento della sentenza, mandando in fumo sei anni di mancati aumenti”.
“Dal 2009 – continua il sindacalista Anief-Cisal – il costo della vita ha camminato molto di più dell’inflazione, proprio per la mancata applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale che adesso va necessariamente indennizzata: si è cominciato a perdere terreno già nel 2009, con una perdita dell’0,7 per cento rispetto allo stipendio; l’anno successivo il gap è stato dell’1,6 per cento; nel 2011 si è saliti al 2,7 di differenza; nel 2011 la perdita salariale ha toccato il 3 per cento. Nel 2013 si è poi registrato un meno 1,1 per cento e lo scorso anno uno 0,2 per cento. Sono dati certificati proprio in questi giorni e pubblicati sulle pagine della stampa specialistica. Sommando i sei anni di mancato rinnovo, siamo giunti a un meno 9,3 per cento di perdita salariale”.
“Non è accettabile, ora, che il Governo stanzi una cifra del genere, appena 200 milioni: se le cose stanno così, vuole dire che inonderemo i tribunali del lavoro. L’ora delle mancate promesse è finita: bisogna prima di subito ripristinare i valori dell’indennità di vacanza contrattuale, che per legge - conclude Pacifico - prevede il pagamento annuale del 50% dell’aumento del costo della vita”.
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