Potenziamento: la virtù delle parole
Data: Venerdì, 09 ottobre 2015 ore 02:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Con  la legge 107  si dice  che sia stata rafforzata l’autonomia delle scuole, perchè ora avrebbero tutti gli strumenti per potere operare tempestivamete ed efficacemente sui problemi che devono per statuto affrontare. E proprio in virtù  delle accresciute facoltà dell’autonomia  le scuole dovrebbero sbracciarsi in tante lodevoli e prescritte iniziative di ampliamento dell’offerta formativa  per dare una risposta adeguata alle richieste di formazione di qualità emergenti nel territorio, dove sono collocate. Molte di queste attività  vengono definite attività di potenziamento.
L’area di questo impegno è vastissima e copre discipline come italiano, inglese, matematica, scienze, pratica e cultura musicale, arte e storia dell’arte, nuovi media, diritto, economia, educazione all’imprenditorialità, discipline motorie. E non è finita qui, perchè si dovrebbe/potrebbe potenziare il tempo scolastico per combattere la dispersione e  per lavorare ai fini della promozione del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali.

Potenziamento è parola che affascina. Esprime positività, intenzioni forti, volontà di miglioramento e di sviluppo. Termine quest’ultimo utilizzato per un’altra interessante batteria di finalità formative. Ma a scuola, che mantiene sempre  al cospetto delle larghezze di vedute  ministeriali una sua pratica e umile dimensione, una parola così promettente è costretta a misurarsi e a coniugarsi in ore di servizio, in numero di alunni, in collocazione temporale. Praticamente: quante ore di attività, in quale periodo dell’anno scolastico, per quanti e quali alunni.
L’idea dell’organico di potenziamento coglie un problema vero, ma credo che non sia in grado di dare ad esso la soluzione; il problema è quello originato dai tagli del duo Tremonti-Gelmini, che tolsero alla scuola otto miliardi di euro, dicesi otto, intervenendo solo  sui  curricoli e sugli  orari di tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Esproprio di inaudita grandezza e gravità, solo in piccola parte risarcito dall’attuale governo pur intervenendo in ogni ambito dell’ amministrazione della scuola. Per cui si può  dire in tutta serenità che si sta  cercando  di porre  un rimedio ai disastri delle precedenti amministrazioni,ma senza rimettere in discussione l’impianto che li ha generati. Col potenziamento solo alcune delle ferite arrecate alla scuola potranno essere risanate.
Al netto della propaganda, in cui l’attuale amministrazione ogni giorno batte record impensabili, l’organico di potenziamento sarà composto da non più di otto insegnanti  negli istituti di grande dimensione e  da non meno di tre unità in quelli più piccoli; meglio di niente, ma molto al disotto delle ambizioni e delle pretese sbandierate e dei compiti che bisognerebbe affrontare. Basti pensare  che in molte scuole una unità sarà utilizzata per sostituire il vicario del Dirigente, esonerato dal servizio e che al bisogno e fino a 10 giorni  gli insegnanti del potenziamento possono essere utilizzati anche per le supplenze. Nei fatti una buona e  accettabile idea, quella di determinare in autonomia bisogni formativi e organico aggiuntivo, che viene strozzata nella culla.

Le scuole ai sensi della C.M    del 21/9/2015 devono fare le proprie scelte, indicando quali sono gli ambiti  delle attività formative che intendono potenziare, specificandone i motivi. Ma proprio a partire da questo momento incominciano a sorgere alcune questioni, la cui soluzione potrebbe risultare complicata.
Gli insegnanti dell’organico di potenziamento, tolto quello che dovrebbe sostituire il vicario, dovrebbero svolgere compiti che solo insegnanti di provata esperienza sanno affrontare con efficacia. Il buon senso dice che nelle attività di didattica differenziata o speciale sarebbe opportuno utilizzare insegnanti di provata esperienza e competenza, piuttosto che insegnanti alle prime armi, come succederà con molta probabilità.

Nelle attività previste nelle aree di intervento elencate nella predetta circolare  potrebbe essere difficile fare rispettare la congruenza con le classi di concorso attraverso le quali verranno fatte le nomine ministeriali. Dice la citata circolare che i campi indicati, sui quali vanno fatte le scelte, sono TENDENZIALMENTE corrispondenti alle aree disciplinari. E’ a rischio, pertanto,  il  principio di competenza ,che è premessa indispensabile per garantire un buon esito alle attività. Ragione per cui  sarebbe una buona idea che le scuole  scegliessero di promuovere attività, in  cui questa congruenza è più facile da rispettare. Può esserci una discrasia tra attività di potenziamento scelte e insegnanti nominati dall’Usr. Gli insegnanti hanno una specifica area di competenza e i campi di potenziamento no.
Ma questo non è il  solo pericolo  alle porte; ne indico qualche altro, comprendendo che sarà laborioso evitarlo.

L’orario di servizio degli insegnanti dell’organico di potenziamento  sarà di 18 ore o di 24 ore settimanali come  per tutti gli altri insegnati. Quando lo devono svolgere? Solo di pomeriggio? In ore aggiuntive antimeridiane? Come si fa a riempire con attività di potenziamento un orario settimanale di 18 ore per un’intero anno scolastico?

Si corre seriamente  il rischio di avere insegnanti a disposizione, con impegni saltuari o periodici, ma non continui  come quelli che hanno gli insegnanti delle discipline curriculari  e  che godrebbero, pur avendo meno anni di servizio, di una libertà che tutti glia altri insegnanti nemmeno si sognano.
E ancora. Parteciperanno agli scrutini? Per quali alunni? In quali classi? Con gli stessi poteri degli altri insegnanti? Il loro lavoro come sarà valutato, visto che deve essere valutato?

Non basta. L’organico dell’autonomia è dichiarato funzionale al piano triennale dell’offerta formativa e quindi solo ogni tre anni andrebbe rideterminato con l’eventuale indicazione degli insegnanti soprannumerari, in caso di contrazione del numero degli alunni. I soprannumerari vanno estratti dall’intero organico dell’autonomia o da ogni singola porzione degli insegnanti che lo compongono, come avviene già con gli insegnanti di sostegno?
Come verrà affrontato il problema della loro mobilità?

Molta fretta, molta approssimazione. Tanta pubblicità.

prof. Raimondo Giunta





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