La vera buona scuola. Il 5 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Insegnante
Data: Mercoledì, 07 ottobre 2015 ore 01:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Dal 1994, su iniziativa dell'UNESCO, il 5 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell'Insegnante.
Le parole pronunciate da Papa Francesco qualche mese addietro segnano davvero la strada per un'autentica e vera buona scuola, intessuta di educazione, valori, sani principi e formazione integrale dell'uomo, persona, cittadino.
 "Insegnare è un lavoro bellissimo perché consente di veder crescere giorno dopo giorno le persone affidate alla nostra cura", ha detto il Papa, "Chi è il prossimo per un insegnante? Il'prossimo' sono i suoi studenti! Il dovere di un buon insegnante è quello di amare con maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più svantaggiati: gli studenti 'difficili', quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili, gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola".
La vera e buona scuola è quella che è capace di "saper guardare tutti e osservare ciascuno" nella quale nessuno vada perduto e che tutti svolgano un cammino sviluppando le proprie potenzialità.
La nuova cultura del merito e del premio per i docenti, mentre costituisce un positivo incentivo per i docenti, potrebbe risultare una penalizzazione per i genitori. Se tra i motivi del premio ci sarà l'esito scolastico, il rischio di una promozione indiscriminata è dietro l'angolo.
Inoltre non è certamente bello per i genitori che mandano i figli a scuola vedere che il proprio figlio sia affidato ad un docente "non bravo", "non meritevole", mentre il vicino di casa, nella classe accanto ha un docente la cui professionalità è riconosciuta e premiata.
La richiesta e qualità della scuola è che sia tutta buona e di qualità e questa distinzione non dovrebbe esistere. "Dovrebbe" è un condizionale che non sempre assolve tutte le condizioni.
Nella giornata mondiale dell'Insegnante, che spesso passa sotto silenzio e nella normalità dell'orario ordinario, e delle contestazioni consuete, occorre far luce sulla necessità di una classe docente professionalmente formata e pedagogicamente pronta ad affrontare le sfide delle innovazioni sociali, culturali e tecnologiche di linguaggi e di comunicazione.
L'immissione in massa di personale nuovo, che entra per un posto di ruolo, senza selezione o concorso, con il rischio di restare "seduto" "a tempo indeterminato", non è una riflessione peregrina. E' una triste realtà che merita urgenti interventi per una formazione e qualificazione efficace del personale. Rimandare è troppo tardi, perché nel frattempo si fa del male che resta e produce negative conseguenze per gli studenti e per il futuro della società.
Il disagio denunciato di docenti fuori casa, emigrati al Nord, e poi ancora la girandola delle assegnazioni provvisorie non costituiscono certamente i presupposti per un lavoro didattico efficace e di qualità.
E' necessario "star bene a scuola", dirigenti, docenti, personale ATA, studenti e genitori. Lo star ben non è una formula o il titolo di un progetto, ma un obiettivo da conseguire con impegno e costanza, apportando ciascuno il proprio contributo collaborativo. Solo così la scuola cresce e cammina.
"Non progredi, regredi est" scrivevano i latini e si constata che in molti settori si va sempre più indietro.
La classe docente che fa dell'educazione il suo vessillo, colga la sfida dell'emergenza educativa e si dia una mossa. Si è sempre in tempo. Basta volerlo.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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