Certezze e sospetti sulla testa dei precari delle Graduatorie d'Istituto
Data: Sabato, 29 agosto 2015 ore 01:30:00 CEST Argomento: Opinioni
In questi
giorni, dopo mesi di dibattiti e di audizioni per convincere il Governo
Renzi e la maggioranza parlamentare che lo sostiene a non attuare
l'ennesima ingiustizia tra categorie di docenti, dopo il "lancio
mediatico" del piano assunzionale del MIUR, dopo l'avvio del piano
stesso che non ha finora prodotto nulla di più che un rimpiazzo dei
pensionamenti, come ogni anno è da sempre avvenuto senza i riflettori
puntati, adesso l'argomento del giorno è il famigerato concorso. Non se
ne conoscono ancora le regole, si sa soltanto che per partorirlo sono
all'opera esperti ma, come previsto dalla nuova legge, sarà rivolto
agli abilitati. Ogni tanto emerge un balletto di numeri, posti
residuali del piano straordinario di assunzioni, il cui numero è ancora
incerto, viste le contraddizioni di cui è pervaso.
Insegnanti che "mancano", insegnanti in esubero, promessa di mobilità,
di strategiche assegnazioni provvisorie, nomine "giuridiche" per l'anno
scolastico prossimo, tra le rassicurazioni e i sorrisi spavaldi di chi,
come il Ministro Giannini, il Sottosegretario Faraone e numerosi
parlamentari della maggioranza, si sono prostrati a logiche lontane dal
diritto o dal semplice buon senso. La più lampante è quella di voler
contenere la spesa pubblica in un settore, quello scolastico, che
avrebbe invece bisogno di investimenti considerevoli e incondizionati.
Invece si cercano il finanziamento privato e la donazione volontaria,
vendute come formule innovative, che promettono di travisare il valore
istituzionale della scuola e di minare la libertà di insegnamento.
Ma in questi giorni, da precari delle Graduatorie d'istituto,
riflettendo sul perché non sia stato scelto di utilizzare equità e
diritto nell'ambito del reclutamento, emergono sospetti e dubbi sulle
vere ragioni che possono aver spinto verso la direzione tracciata dalla
legge 107, quella di dividere i docenti in "figli" e "figliastri",
sulla base di inventate e fantasiose diversificazioni. Non mi dilungo
nella spiegazione del perché i docenti abilitati siano tutti uguali,
che il titolo conseguito dagli uni e dagli altri è assolutamente
identico sia nella sostanza che nel valore legale. Nessun interlocutore
politico o sindacale ha avuto il coraggio, a quatt'occhi, di affermare
il contrario, salvo poi pubblicamente giustificare la presunta
differenza dei titoli, tra chi è dentro e chi è fuori dalle GAE, con
fantasiosi giri di parole, rintracciabili in norme che servivano per
giustificare altre scelte politiche, come quella di favorire gli
abilitati delle scuole di specializzazione rispetto ai vincitori di
concorso. Ora si ribalta tutto, senza intaccare quelli che vengono
presentati come diritti acquisiti ma che hanno il sapore di privilegi.
Ritornando al tema del concorso, quindi, sorgono numerosi
interrogativi: dopo il piano di assunzioni, quanti mai saranno i posti
messi a concorso? Riguarderanno tutte le classi di concorso o ci sarà
chi, pur avendo anni di precariato alle spalle e i titoli, verrà
ignorato a dispetto della normativa europea contro lo sfruttamento nel
lavoro? Perché bandire un concorso pubblico dispendioso e
inutile, quando nelle graduatorie d'istituto, che tra l'altro sono
riconosciute come pratica concorsuale anche da numerose sentenze del
Consiglio di Stato, sono stati valutati e graduati migliaia di docenti?
Non è che anche il concorso, come in molti altri settori del Paese, si
cela unbusiness che sottovalutiamo? Non riusciamo a spiegare in altro
modo l'ostinazione nel difendere la validità di uno strumento inutile
per personale scolastico formato e valutato, in sevizio, che tra
l'altro, come dimostrato sia empiricamente che scientificamente, non
riesce a garantire oggettività e a valutare correttamente capacità
professionali ed attitudini.
A volere esagerare, poi, viene spontaneo l'impulso di accostare la
scelta irremovibile del concorso con le recenti vicende che hanno
coinvolto il Cineca, soggetto non statale, che tuttavia riceve
spaventose fonti di finanziamento dalle università e dallo Stato. Il
Cineca, "salvato" da un passaggio normativo ad hoc voluto per aggirare
una sentenza del Consiglio di Stato per la quale questo Consorzio ha
una natura commerciale che avrebbe dovuto impedire di ricevere
l'affidamento di servizi senza gara d'appalto. Il Cineca, infatti, vede
al suo interno la partecipazione di privati ed oltre a "offrire"
servizi a molte delle Università e gode del "privilegio" di aver
gestito per assegnazione diretta alcuni dei servizi che riguardano da
vicino la nostra vicenda di insegnanti precari, a partire dalla
gesstione dei test d'accesso ai TFA, alle prove preselettive del
Concorsone, alla gestione della piattaforma con cui il Governo ha
allestito l'inutile "campagna d'ascolto" del "La Buona Scuola".
Verosimile è pensare che gestirà anche il concorso nella mente del
Governo, quello con il quale vorrà "selezionare" precari già in
servizio da anni, per testarne la professionalità e le competenze,
dimenticando di riferire al Paese che hanno esercitato la professione a
pieno titolo assunti dallo stesso MIUR.
Non vogliamo affermare nulla, solo sollevare dubbi, in un contesto,
quello italiano, in cui interessi e politica vanno a braccetto in ogni
settore. Ma è possibile che il delicato ambito del reclutamento
docenti, vista la responsabilità che comporta, sfugga a queste logiche!
Valeria Bruccola
adida.associazione@gmail.com
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