Il paradosso dei prof neoassunti. Non insegnano le materie richieste
Data: Giovedì, 20 agosto 2015 ore 01:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Al Nord mancano
docenti di indirizzo scientifico, nel Lazio di spagnolo 103 Mila Le
immissioni in ruolo (102.734 per l’esattezza) previste dal pacchetto
«La Buona scuola» Fuori casa Uno su cinque arriverà da una regione
diversa e più della metà partirà dalle città del Sud
Ci saranno ancora i supplenti. Ci saranno professori di materie della
stessa area, ma non per forza della materia che servirebbe. Un
insegnante neoassunto su cinque arriverà da una regione diversa, la
metà partirà dal Sud per trasferirsi al Nord. Ma 102.734 precari
firmeranno un contratto a tempo indeterminato. Ci saranno poi le
proteste, assemblee, raccolte firme, ricorsi. Ma il primo settembre
2015 la «Buona scuola» di Matteo Renzi e Stefania Giannini arriverà in
classe. «In realtà avremo la stessa scuola di prima - sorride Giorgio
Rembado, presidente dell’Associazione nazionale Presidi -, perché la
vera “Buona scuola” entrerà a regime nel 2016: ma ora con le assunzioni
si avvia una lunga preparazione al prossimo anno».
Laboratori senza insegnanti
Già, perché quest’anno scolastico vedrà insegnanti meno precari in
classe grazie al piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge
107 (102.734 immissioni), ma anche molte materie senza il prof giusto a
insegnarle. Perché le assunzioni sono previste solo per i docenti
iscritti nelle Graduatorie a esaurimento (Gae) e in quelle del concorso
2012. Ma in quelle liste, per certe materie, non ci sono abbastanza
insegnanti. Mancano ad esempio nelle regioni del Nord insegnanti di
matematica. O quelli per i laboratori (insegnamento che invece la
«Buona scuola» intende rafforzare e ampliare sempre di più). Nel Lazio
e a Brescia non ci sono professori di spagnolo. Non solo. Per le
assunzioni conterà l’ambito disciplinare e non la singola materia.
Ancora supplenti
Le scuole dunque dovranno ricorrere anche questa volta ai supplenti
annuali, cioè a quell’organico di istituto dal quale da anni pescano
per coprire i buchi. Dovranno essere nominati entro l’8 settembre: chi
vorrà, potrà scegliere il posto fisso o aspettare il prossimo anno e
quindi trascorrere questo nella scuola di sempre, vicino a casa.
Perché, proprio a causa dello squilibrio tra domanda e offerta, molti
neoassunti dovranno spostarsi di regione: troppi insegnanti per pochi
posti. Succede in Sicilia, dove il 14% dei prof ha solo il 4% delle
cattedre disponibili. Un algoritmo del sistema informatico del Miur che
assegna i posti favorisce la vicinanza in base alla prima provincia di
preferenza come spiega la Faq (domande frequenti, ndr ) 22 sul sito del
Miur, «l’assegnazione degli aspiranti ai posti avverrà con una
particolare attenzione a garantire - al massimo delle possibilità - che
ciascuno sia assegnato proprio alla prima tra le province secondo
l’ordine delle preferenze espresse». Ma succederà che un prof di
Palermo finisca a Torino.
La protesta contro le «deportazioni»
E perciò migliaia di futuri neoassunti sono già sul piede di guerra:
«Non ci deporterete». Con l’Anief pronta a raccogliere decine di
ricorsi: «In 14 mila si dovranno spostare dalla propria regione - dice
Marcello Pacifico -, la metà arrivano da Sicilia e Campania». Ma il
Miur fa sapere che già nel 2014, quando la «Buona scuola» non c’era,
circa 7 mila precari di Sud e isole si iscrissero nelle graduatorie del
Nord per accelerare l’assunzione.
«Non si può pretendere il posto sotto casa se non c’è - spiega Rino Di
Meglio della Gilda -, ma il ministero doveva pensare al fattore umano:
si dovranno far traslocare donne con figli in un’altra regione a 1.300
euro al mese, il problema c’è». Per Domenico Pantaleo, Flc Cgil,
«questo ennesimo pasticcio dimostra che la riforma è fatta da chi a
scuola non ci ha mai messo piede». Il sottosegretario all’Istruzione
Davide Faraone invece sottolinea: «Grazie alle oltre 100 mila
assunzioni ogni istituto avrà a disposizione tutti gli insegnanti di
cui ha bisogno per realizzare veramente l’autonomia. Insegnanti da
serie A, senza distinzioni. Stiamo cercando il più possibile di
limitare disagi legati agli spostamenti, ma l’obiettivo ultimo è dare
ai ragazzi - e all’Italia del domani - la scuola che si meritano».
Claudia Voltattorni
Corriere.it
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