Riforma della scuola - Il sogno e... la realtà
Data: Sabato, 08 agosto 2015 ore 02:30:00 CEST Argomento: Redazione
La nave della
"Buona scuola" comincia a navigare nei mari procellosi
tra i vortici turbolenti delle riforme che il Governo Renzi ha messo in
cantiere e si spera che dopo la tempesta, torni il sereno. Tra le
novità che caratterizzano la nuova scuola che vorrebbe essere
"buona", appaiono significative: la programmazione triennale
dell'offerta formativa per il potenziamento dei saperi e delle
competenze degli studenti, l'apertura della comunità scolastica al
territorio con il pieno coinvolgimento delle istituzioni e delle realtà
locali e, come si legge al comma 124: "La formazione in servizio dei
docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale".
La programmazione triennale è considerata un vantaggio ed
un'opportunità che consente di meglio pianificare le risorse e la
progettazione delle iniziative che si svolgono nell'arco del triennio,
consentendo un regolare e armonico svolgimento e un'adeguata verifica.
Tutto ciò nel breve arco di tempo dell'anno scolastico è venuto a
mancare, anche per l'intrecciarsi di eventi e problematiche impreviste.
Anche le nomine dei docenti e dei dirigenti hanno una durata triennale
e la vita scolastica verrà scandita in cicli triennali. Bella teoria
che nella pratica attuazione risulta difficile applicare per quei
processi di mobilità che sono inevitabili.
Resta pur sempre il problema della certezza delle risorse e non solo
umane, che nelle prospettive dovrebbero essere garantite
dall'ampliamento dell'organico funzionale allo sviluppo di tali
progetti. Le risorse finanziarie ci sono? Ci saranno? Quando
arriveranno?
I tempi della scuola non coincidono con i tempi della politica e la
vita scolastica non dovrebbe essere legata al carro delle
correnti politiche che fanno il bello e il cattivo tempo.
Dipendere dai Comuni è un grave handicap, data la precarietà e le
ristrettezze economiche delle amministrazioni locali, spesso
impossibilitate a sostenere attività progettuali, costrette a ricorrere
le emergenze del quotidiano.
Il comma 6 della legge 107/2015 recita: "Le istituzioni scolastiche effettuano le
proprie scelte in merito agli insegnamenti e alle attività curricolari,
extracurricolari, educative e organizzative e individuano il proprio
fabbisogno di attrezzature e d'infrastrutture materiali".
Belle parole che nella pratica non trovano riscontri adeguati,
considerate anche le condizioni precarie di tante istituzioni
scolastiche.
Le medesime perplessità si riferiscono al comma 7: "potenziamento delle
metodologie laboratoriali e delle attività di laboratorio".
Secondo alcuni commentatori il grattacielo della Buona scuola secondo
l'imprenditore Renzi, dovrebbe sorgere utilizzando soltanto la cazzuola
della buona volontà dei docenti e dei dirigenti coraggiosi, capaci di
investire e guardare oltre e costruire miracolosamente con la "forza
del pensiero".
Il sogno della nuova scuola, aperta anche di pomeriggio, di sera,
durante i mesi estivi e le vacanze; scuola, istituzione di servizio e
presenza viva nel territorio, s'infrange contro l'obiettiva difficoltà
della carenza del personale. Pare che per i docenti si dovrebbe
provvedere con l'organico dell'autonomia, ma per il personale ATA ?
Non figurano possibilità d'incremento e di riqualificazione del
suddetto personale, indispensabile per una scuola efficiente e
tecnologica.
Al comma 72 si disegna una scuola ideale ed efficiente: Al fine di razionalizzare gli adempimenti
amministrativi a carico delle istituzioni scolastiche, l'istruttoria
sugli atti relativi a cessazioni dal servizio, pratiche in materia di
contributi e pensioni, progressioni e ricostruzioni di carriera,
trattamento di fine rapporto del personale della scuola, nonché sugli
ulteriori atti non strettamente connessi alla gestione della singola
istituzione scolastica, può essere svolta dalla rete di scuole in base
a specifici accordi.
La nuova cultura di rete, prevede un'adeguata formazione del personale
ed una disponibilità cooperativa nella gestione dei servizi e delle
procedure amministrative.
E' facile scrivere al comma 22. Nei
periodi di sospensione dell'attività didattica, le istituzioni
scolastiche e gli enti locali, anche in collaborazione con le famiglie
interessate e con le realtà associative del territorio e del terzo
settore, possono promuovere, nell'ambito delle risorse umane,
strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e,
comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica,
attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive.
Ed è altrettanto doloroso e mortificante leggere "senza nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica" espressione che ricorre nel testo ben 32
volte... un po' tante per un governo che si vanta di voler investire
nella scuola e per la cultura. Sembra quasi il gioco delle tre carte.
quasi un voler "la botte piena e la moglie ubriaca".
E' certamente un bene coinvolgere le famiglie nella progettazione delle
attività formative, ma non è bene fare tutto a carico delle famiglie.
La collaborazione prevede un concorso di energie e di risorse.
L'espressione "In questa scuola i
genitori contano", ricca di significato e di valenza educativa e
cooperativa, non si deve ridurre al "contare
i soldi che spendono" ed in certe realtà dai contesti deprivati,
alcune proposte sono inconcepibili e inammissibili.
L'istruzione obbligatoria e gratuita sancita dalla Costituzione oggi
assume nuove esigenze e nuovi strumenti, rispetto al libro, al quaderno
e alla penna o matita di un tempo.
Il potenziamento linguistico e l'insegnamento della musica e
dell'educazione motoria nella scuola primaria (comma n.20) pur nella
positiva condivisione, in risposta i bisogni della scuola "europea" e
all'uso dei nuovi linguaggi, lascia perplessi nella proposta di
possibile utilizzazione di docenti di altri ordini di scuola, anche se
si fa riferimento ad una possibile specifica formazione.
L'insegnamento per i bambini ha una valenza così alta e sollecita una
competenza metodologica specifica che non può essere barattata con dei
formali corsi di aggiornamento.
Alcune perplessità scaturiscono dal comma 85, che traccia le
indicazioni per le supplenze temporanee, con un incrocio di personale
negli istituti comprensivi e una differenziazione di trattamento
economico.
Chi vede il bicchiere mezzo vuoto, mette in evidenza il fatto che
diminuiscono le ore del docente curriculare e quindi le cattedre su
posto comune, ma tutto ciò sarebbe il male minore se ci fossero qualità
e competenza nella prestazione dei servizi.
Alla politica degli investimenti, spesso risponde una politica dei
risparmi, che trova applicazione nella riduzione delle supplenze, degli
esoneri e semiesoneri dei collaboratori del dirigente ed nel blocco dei
contratti. Sembra che la scuola, come scrive Carlo Priolo, debba o
voglia investire su se stessa. E' questa la via dell'autonomia?
La proclamazione dell'obbligatorietà della formazione del Personale, al
momento è soltanto una dichiarazione di intenti, lodevole, certamente,
ma all'orizzonte non si colgono segnali di reale innovazione.
La prova del fuoco sarà l'applicazione del comma 122, nel quale si
legge "Con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle
finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in
vigore della presente legge, sono definiti i criteri e le modalità di
assegnazione e utilizzo della Carta" elettronica per
l'aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni
scolastiche di ogni ordine e grado. e l'erogazione dei benefici e
delle agevolazioni. La somma stanziata di euro 381,137 milioni
corrisponde al beneficio a favore dei 690.871. docenti in
servizio a maggio 2015. E i nuovi assunti? I sessanta
giorni scatteranno il 16 settembre e già il nuovo anno
scolastico, sarà avviato. Staremo a vedere!.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
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