Incontro con governatore della Sicilia Rosario Crocetta su legge 'la Buona scuola'
Data: Giovedì, 06 agosto 2015 ore 01:30:00 CEST Argomento: Opinioni
Gli insegnanti siciliani
hanno inviato la richiesta al governatore della Sicilia Rosario
Crocetta per un incontro con lo scopo di chiedere di partecipare
ad una mozione affinchè venga adita la Corte costituzionale sulla legge
“la Buona scuola” e perché la Giunta regionale sollevi la questione di
legittimità.
"Come cittadini e come insegnanti intendiamo manifestarvi la nostra
contrarietà alla riforma scolastica approvata dal Governo.
Vi indichiamo, in estrema sintesi, soltanto le principali ragioni del
nostro dissenso, mentre vi chiediamo un incontro per una discussione
più approfondita.
1) L'attribuzione al Dirigente scolastico di un'autorità che vada oltre
gli aspetti organizzativi, per toccare addirittura la chiamata e la
conferma del docente nel suo ruolo professionale, lederebbe il
principio costituzionale della libertà di insegnamento (art. 33:
«L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento»). La
“chiamata diretta” dei docenti vanificherebbe inoltre i percorsi
formativi e valutativi attualmente in atto (in cui l’Università è
coinvolta), non escluso il risultato dei concorsi (tutelato in linea di
principio dall'art. 97 della Costituzione).
2) L'evidente incentivo a concentrare i docenti "migliori" nelle scuole
“migliori” per gli studenti “migliori” (in concreto: di famiglie più
abbienti, disponibili a sostenere le scuole con i loro soldi) - e di
conseguenza a concentrare i docenti "peggiori" nelle scuole peggiori
per gli studenti “peggiori” – appare in contrasto con l’art. 3 della
Carta: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
3) La "riforma" mostra di ignorare che, nonostante il costante
definanziamento e i disordinati interventi governativi degli ultimi
anni, quella italiana è ancora una "buona", spesso "ottima" scuola. Lo
dimostra il fatto che studenti formatisi in Italia (fra medie superiori
e Università) trovano spesso agevolmente lavoro all'estero, vincendo la
concorrenza locale e trasferendovi con successo le proprie competenze.
L'appiattimento su standard gestionali e formativi di livello
genericamente "europeo" sancirebbe invece il definitivo arretramento
della competitività del diplomato/laureato italiano a livelli meramente
locali.
4) D'altro canto, tutti gli indicatori e i test valutativi provano che
la "media" italiana risulta da dati profondamente squilibrati, fra
regioni centro-settentrionali (allineate ai valori delle grandi nazioni
europee) e regioni centro-meridionali. La diseguaglianza dei risultati
non dipende quindi dall'ordinamento interno, ma da fattori decisivi e
profondamente diversificati generati dal contesto sociale ed economico.
Lo schema del Preside-manager e della competizione fra istituti
opererebbe in senso negativo, come un moltiplicatore delle
diseguaglianze e dei fallimenti scolastici soprattutto al Sud, dove lo
Svimez ha appurato la crisi profonda del nostro già martoriato
meridione. Tale schema non risponde alle finalità di promozione
personale e culturale, proprie della scuola pubblica, ma all'esigenza
tutta politica di estendere al mondo della scuola modelli organizzativi
e ideologici propri dell'Impresa.
5) La L. 107/15 elude quello che, da tutti gli insegnanti, è indicato
come il principale ostacolo a un efficace svolgimento dei compiti
didattici: l'eccessivo numero di studenti per classe. Grave è anche
l'umiliazione professionale, con la conseguente dequalificazione
sociale, inflitta agli insegnanti da una retribuzione lontanissima dai
livelli delle nazioni europee sviluppate: più in generale, non viene
dal Governo alcuna svolta nel senso di adeguati investimenti in
Istruzione e Cultura.
6) Al contrario, nel solco dei suoi predecessori, di pur vario segno
politico, il Governo dispone forme di finanziamento alle scuole private
che costituiscono comunque "onere per lo stato" (se non altro come
mancate entrate fiscali), in contrasto con l'art. 33 della Costituzione.
Infine, vorremmo porre l’attenzione su quanto accade in questi giorni
in migliaia di famiglie siciliane: i docenti precari stanno per essere
obbligati a scegliere tra il diritto alla famiglia e quello al lavoro,
visto che gli stessi saranno costretti ad indicare nella richiesta di
assunzione prevista dalla legge tutte le province italiane, con
l’altissimo rischio di essere deportati in massa lontani dalla propria
terra, dopo anni e anni di impegno nelle scuole della propria regione;
anche per i docenti di ruolo non si ravvisano migliori prospettive
perché anche questi saranno presto precarizzati, costretti ad una
mobilita forzata in caso di esubero o per la contrazione dei posti che
verrà generata dall’accorpamento delle classi di concorso che verranno
ridotte da 168 a 114.
Questa insomma è in sintesi la “Buona Scuola”, una riforma che è stata
definita da qualcuno, a buon motivo, “misogina” perché sono le donne ad
essere maggiormente impegnate come lavoratrici in questo settore e sono
loro che dovranno rinunciare a questo lavoro, ora che saranno costrette
a scegliere; ma colpirà fortemente anche la Sicilia e, quindi, le donne
di Sicilia, una regione in cui la scuola ha un alto valore sociale, una
regione in cui la scuola rappresenta la più grande impresa per posti di
lavoro, una regione in cui la scuola è il luogo della possibilità di
cambiare, di riscattarsi.
Per questi (e altri) motivi, considerato che l'abnorme numero di
deleghe al governo previste e della totale incapacità di questo governo
di ascoltare il dissenso corale nei confronti di questa riforma, giunto
dal mondo della scuola in questi mesi. Le chiediamo un incontro urgente
con una delegazione del nostro movimento, al fine di poterci
confrontare sulla petizione che intendiamo sottoporLe, riguardante la
richiesta di impugnazione da parte della Giunta regionale della Sicilia
della legge 107/2015 cosiddetta “La Buona Scuola”, così come già
richiesto da diversi movimenti di docenti in altre regioni”.
Docenti Scuola Pubblica - regione
Sicilia
Coordinamento ITP - Sicilia
Collettivo Insegnanti Siciliani
associati al CUNSIA (gruppo accreditato presso il MIUR)
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