Autovalutazione, luci e ombre (ministeriali) di una bella novità
Data: Venerdì, 31 luglio 2015 ore 02:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Con il 31 luglio si chiude il processo di redazione del Rapporto di autovalutazione (Rav) delle scuole, realizzato nell'ambito del nuovo sistema nazionale di valutazione (Snv) di cui al DPR 80/2013. La redazione del Rav è il primo step di un processo ben più articolato che prevede anche la realizzazione di visite di valutazione esterna (coordinate dal Miur) e l'avvio di piani di miglioramento che ciascuna scuola dovrà realizzare per poi, al termine, rendicontare all'esterno i risultati ottenuti (rispetto agli obiettivi prefissati). Il nuovo processo di valutazione ha, certamente, tre elementi positivi ed innovativi che devono essere adeguatamente valorizzati.

Anzitutto, si tratta del primo processo valutativo che coinvolge, obbligatoriamente, tutte le istituzioni scolastiche. Aldilà dell'opinione che ciascuno può legittimamente avere, in relazione alla opportunità di una valutazione "terza" piuttosto che di una autovalutazione, occorre prendere atto che tutte le scuole sono oggi impegnate in un processo che ha l'esplicito obiettivo di pervenire a un giudizio (valutazione) sui risultati da ciascuna ottenuti. In questo senso, per la prima volta nella storia del sistema scolastico italiano l'attività di valutazione è accettata come elemento istituzionale della vita delle scuole. Non secondaria, in questa prospettiva, è l'accettazione di un format unico di Rav, che quindi enfatizza l'importanza di comparare i risultati delle valutazioni pur effettuate autonomamente dalle diverse scuole.

Il secondo elemento di discontinuità rispetto al passato concerne l'utilizzo di indicatori quantitativi alla base della valutazione, ed anche come output della valutazione stessa. Se un punto di debolezza delle attività autovalutative delle scuole consisteva nella eccessiva autoreferenzialità, dovuta anche all'assenza di dati sui risultati, l'attuale sistema si caratterizza invece per la disponibilità di molte informazioni di tipo quantitativo. Ciascuna scuola riceve, durante la redazione del Rav, una sorta di rapporto statistico in cui sono dettagliati numerosi indicatori su risorse disponibili, caratteristiche di studenti e docenti, risultato ottenuti (punteggi Invalsi, tassi di abbandono, esiti a distanza, ecc.) sia con riferimento alla propria situazione che in un'ottica comparativa con la media della propria regione e nazionale. In questo modo, i commenti che ciascuna scuola formula devono basarsi su una discussione di tali dati, e non possono valere "in generale" ma solo con riferimenti agli indicatori comparativi. In questo quadro, è peraltro importante rimarcare positivamente come al centro degli indicatori vi siano quelli di risultato: anche in questo caso, per la prima volta si accetta l'idea esplicita che la scuola debba migliorare i propri risultati formativi (livelli di apprendimento, riduzione del dropout, ecc.) e non possa limitarsi a promuovere un "clima scolastico positivo". Non solo: sui diversi aspetti (struttura delle attività formative, risultati ottenuti, risorse disponibili ecc.) ogni scuola deve non solo scrivere un commento qualitativo, ma deve anche formulare una propria autovalutazione su una scala di valori categorici da 1 a 7.

Tommaso Agasisti - Ilsussidiario.net





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